Quella dei Santi Quattro Coronati è una antica basilica situata nel cuore di Roma, a metà strada tra la San Giovanni in Laterano, la cattedrale del Papa e, il Colosseo, luogo simbolo della Città eterna. E in questa autentica oasi spirituale il Centro per la Cooperazione missionaria tra le Chiese e l’Ufficio Migrantes della diocesi di Roma hanno promosso ieri sera un momento di preghiera per la pace in Siria ed in Iraq, e anche per le «vittime dei brutali attentati di Parigi». Numerosi religiosi, consacrate, rappresentanti di altre confessioni cristiane e semplici fedeli si sono uniti ai vespri recitati dalle claustrali agostiniane che da secoli abitano le millenarie mura del- l’attiguo monastero. All’inizio della liturgia guidata dal
cardinale vicario di Roma Agostino Vallini, evocando i continui appelli di Papa Francesco sul tema, si è ricordato come in Siria e Iraq non cessano «violenze, sequestri di persona e soprusi a danno di cristiani e altri gruppi». Si sono evocate le parole di preghiera del Pontefice affinché «si ponga fine alla intollerabile brutalità» e la sua richiesta «a tutti di alleviare le sofferenze di quanti sono nella prova». E si è ribadito che anche la Chiesa di Roma, «insieme al suo pastore», non dimentica questi cristiani e prega «perché l’odio e la violenza cessino e la giustizia e la pace risorgano». È seguita la breve, intensa e drammatica testimonianza di padre Firas Lutfi, frate minore siriano, che è stato per sette anni ad Aleppo (dove si accinge a tornare), città che era «un gioiello» e che ora è «la più martoriata di Siria e di tutto il Medio Oriente». Il frate ha raccontato l’«indigenza» drammatica dei suoi abitanti: la mancanza di acqua, di luce elettrica, ma anche di nafta, e poi «il problema più grave», cioè «la sicurezza» che non è garantita «neanche dentro casa». Ha ricordato le 700 famiglie cristiane «scappate solo con vestiti addosso». Ha spiegato che ora «l’unica via di fuga » per questi profughi è quella «illegale », e che «per farlo vendono tutto, prendono prestiti, sono derubati». Ha denunciato come per «bramosia» e «attaccamento al denaro e al potere a livello mondiale» si sta facendo «pulizia etnica e religiosa» con il rischio che venga «liquidata» una presenza cristiana che risale ai tempi degli Apostoli. Nella sua meditazione il cardinale Vallini, prendendo spunto dalla testimonianza di padre Lutfi si è chiesto «perché la guerra? Perché l’odio? Perché il commercio delle armi?». «Potremmo fare tante analisi», ha proseguito, evocando «l’incapacità dei governanti» e «la durezza di cuore di chi, singoli o governi, prospera con le guerre». «Ma non siamo qui per questo», ha quindi detto. E riferendosi alla lettura breve dei Vespri tratta dalla Lettera di San Giacomo, ha aggiunto: «No, siamo qui per cercare la Luce e per credere che la Luce del Signore non viene meno», per chiedere che siamo quelli che «mettono in pratica la parola» di Gesù. Chiedendo al Signore il «dono della pace» in Medio Oriente ma anche dove ci sono guerre che non fanno notizia, il cardinale Vallini ha auspicato che i cristiani siano «responsabili di una parola che salva nell’ora del buio». All’evento hanno partecipato anche il nuovo arcivescovo di Bologna, il vescovo Matteo Zuppi, e il vescovo ausiliare del settore Sud di Roma, monsignor Paolo Lojudice.