lunedì 9 settembre 2019
Intanto sulla Ocean Viking di Sos Mediterranée e Msf i migranti in attesa sono arrivati a 84, dopo il salvataggio di 34 al largo della Libia
Negato porto italiano alla Alan Kurdi: 5 migranti sbarcano a Malta
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L'aereo di ricognizione della Sea Watch, Moonbird, lunedì mattina aveva individuato un gommone in difficoltà con 34 persone a bordo. I 34 sono stati salvati dalla Josefa, una barca a vela di 14 metri della Resqship destinata al soccorso e recupero dei rifugiati nel Mediterraneo. L'imbarcazione è stata così battezzata in onore di Josefa, la migrante 40enne del Camerun salvata nel luglio 2018 da Open Arms al largo delle coste della Libia dopo essere rimasta aggrappata a una zattera, unica sopravvissuta.

I 34 sono stati trasferiti poche ore dopo sulla Ocean Viking, la nave di Sos Mediterranée e Msf, "a causa del rapido deterioramento delle condizioni meteo". La situazione a bordo della Josefa, lunga 14 metri, era diventata di emergenza. "Una donna incinta e un bambino di un anno sono ora al sicuro". Lo fa sapere su Twitter Sos Mediterranée Italia.

Sulla Ocean Viking ora si trovano 84 persone, dopo che domenica pomeriggio al largo della costa libica la nave aveva salvato 50 migranti che si trovavano su un gommone in avaria: 12 sono minorenni e una donna incinta.

Da Malta intanto arriva la conferma dell'ok allo sbarco degli ultimi cinque migranti a bordo della Alan Kurdi e poi li trasferirà "immediatamente" in due Stati membri dell'Ue. Lo ha comunicato il governo maltese, senza specificare quali siano i due paesi che accoglieranno i migranti. L'accordo per il ricollocamento - spiega The Times of Malta - è stato negoziato a seguito di discussioni con la Commissione europea ed è stato messo in atto dopo che Sea-Eye, la Ong che gestisce la Alan Kurdi, ha accettato di rinunciare all'azione legale contro Malta inoltrata la scorsa settimana. Siamo estremamente felici che Malta alla fine si sia assunta la responsabilità che stava negando da 11 giorni", ha detto al quotidiano un portavoce di Sea-Eye. Per il governo maltese si tratta di un "giusto equilibrio tra responsabilità e solidarietà". La Alan Kurdi aveva salvato un gruppo di 13 migranti al largo della Libia all'inizio di settembre e da allora era iniziato un contenzioso con Malta per l'autorizzazione allo sbarco.

Lunedì notte la Alan Kurdi ha reso noto di aver chiesto un porto sicuro a Italia, Francia, Spagna e Portogallo. "L'Italia è stata la prima a rispondere: la nave non è autorizzata ad entrare in acque italiane". "Dopo aver soccorso 13 persone su un barchino il 31 agosto, la Alan Kurdi ha atteso per dieci giorni che Malta, stato a cui appartiene la competenza della zona Sar dove è avvenuto il salvataggio, trovasse una soluzione per permettere alle persone soccorse di sbarcare", sottolinea la Ong Sea Eye.

"Ad oggi - prosegue - è stato possibile scendere a terra solo per coloro le cui condizioni psichiche e fisiche sono state ritenute gravi e per coloro che hanno cercato di buttarsi in mare mettendo a rischio la loro vita. Il messaggio per chi rimane a bordo è chiaro: dalla nave si scende solo se si hanno gravi dolori fisici, se si impazzisce o se si tenta il suicidio".

La risposta dell'Italia è stata la prima ad arrivare al ponte della Alan Kurdi: facendo riferimento al divieto di ingresso in acque territoriali firmato dal primo governo Conte, si ribadisce come la nave non possa entrare, transitare e fermarsi nelle acque nazionali italiane".


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