"Viva l'Italia libera". È il tweet del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, in occasione dell'anniversario della liberazione. "Un grazie ai ribelli di allora - scrive Renzi - . Scorrono i loro nomi; Silvano, Eda, Giorgio, Liliana, Elia e tanti altri. Viva l'Italia libera#unamattina".Alla tradizionale cerimonia di commemorazione al Vittoriano hanno partecipato il presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, accolto dal presidente del Consiglio
Matteo Renzi, che è giunto a piedi, dal presidente del Senato
Pietro Grasso, dal ministro della Difesa
Roberta Pinotti e il vicepresidente della Camera,
Roberto Giachetti. Napolitano ha deposto una corona d'alloro sull'Altare della Patria. "I valori e i meriti della Resistenza, del movimento partigiano, dei militari schieratisi nelle file della lotta di Liberazione e delle risorte forze armate, restano incancellabili al di fuori di ogni retoricamitizzazione e di ogni faziosa denigrazione", ha detto il Capo dello Stato. La Resistenza, ha aggiunto, fu nel suo insieme un grande moto civile e ideale, cui parteciparono in vario modo le popolazioni delle regioni occupate dale forze della Germania nazista. Ma fuinnanzitutto popolo in armi, mobilitazione coraggiosa di cittadini, giovani e giovanissimi, che si ribellavano all'oppressione straniera". C'è spazio anche per l'attualità, nel discorso di Napolitano, che chiede di "non indulgere su decisioni sommarie" verso tagli al bilancio della Difesa. "Dobbiamo procedere - nellapiena, consapevole valorizzazione delle Forze Armate che continuano a fare onore all'Italia - in un serio impegno di rinnovamento e di riforma, razionalizzando le nostrestrutture e i nostri mezzi, come si è iniziato a fare con la legge in corso di attuazione, e sollecitando il massimo avanzamento di processi di integrazione al livello europeo.Potremo così soddisfare esigenze di rigore e di crescente produttività nella spesa per la Difesa, senza indulgere - sottolinea - a decisioni sommarie che possono riflettereincomprensioni di fondo e perfino anacronistiche diffidenze verso lo strumento militare, vecchie e nuove pulsioni antimilitariste".