venerdì 11 febbraio 2011
«Quel giorno niente lezioni». Presidi contro la Gelmini. Pellegatta (Disal): ma serve una decisione che valga per tutti. Rembado (Anp): ricorrenza da sottolineare in modo significativo. Scrima (Cisl scuola): impossibile celebrare con i soliti impegni.
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«Niente lezioni il pros­simo 17 marzo». «No, meglio stare in classe e parlare dei 150 anni dell’Unità d’I­talia». Le polemiche sull’ormai prossima ricorrenza della procla­mazione dell’Unità d’Italia arriva a coinvolgere anche il mondo della scuola. Il ministro della Pubblica I­struzione Maria­stella Gelmini, pur riconoscendo l’im­portanza dell’ap­puntamento, ritie­ne che «il modo migliore di cele­brare il 17 marzo è quello di dedicare questa giornata al­la riflessione sui valori dell’Unità d’Italia. Io credo che nella scuola questo obiettivo non si raggiunga stando a casa», ma dedicando «ore di lezione all’ap­profondimento e alla conoscenza della nostra storia unitaria». Paro­le che hanno suscitato la reazione critica di dirigenti scolastici e sin­dacati della scuola. «Mi sembra che la ricorrenza del 17 marzo – com­menta Giorgio Rembado, presi­dente dell’Associazione nazionale presidi (Anp) – rivesta una tale im­portanza che occorre una partico­lare sottolineatura anche con un giorno di vacanza». Critico anche Roberto Pellegatta, presidente na- zionale della Disal presidi. «Lo scontro sulla proposta di festa na­zionale per il 17 marzo non mette seriamente al centro la storia e i be­ni che costituiscono l’identità del nostro popolo». E comunque «la fe­sta nella vita del popolo è un atto di memoria, non di evasione». Di certo, però, aggiunge Pellegatta il Parlamento deve arrivare a una deci­sione che valga per tutti. Contro l’ipotesi di tenere aperte le scuole il 17 marzo anche Francesco Scrima, leader del­la Cisl scuola. «Per noi la risposta è semplice – spiega Scrima –: si tratta di una festa di grande significato e valore e come tale deve essere celebrata dal Paese e dalla scuola. Riesce dav­vero difficile immaginare come si possa vivere come festività una giornata segnata dai consueti im­pegni lavorativi o di studio». Deci­samente più politico l’intervento del segretario della Flc Cgil, Do­menico Pantaleo per il quale, su questa questione, «il ministro Gel­mini subisce l’influenza della Le­ga, che vuole sminuire il valore del­la ricorrenza». E tutte le opposizio­ni vanno all’attacco del governo. «La scuola non merita tanta im­provvisazione e faciloneria» di­chiara Francesca Puglisi del Pd. «Questa maggioranza dividono il Paese su tutto» aggiunge Roberto Rao dell’Udc. «Polemiche incom­presibili » commenta il presidente della Camera Gianfranco Fini. «La Gelmini boicotta il 17 marzo per compiacere la Lega» dice Massimo Donati dell’Idv. E la questione divide anche lo stes­so governo. Quasi a correggere la posizione del ministro Gelmini, ec­co le parole del suo collega della Di­fesa, Ignazio La Russa: «La verità è che se non lo fosse, la ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia, sa­rebbe una festa di “serie B” come le tante già esistenti che spesso pas­sano purtroppo quasi inosservate. Occorre che il 17 marzo sia festa ve­ra ». Posizioni che dovranno trova­re presto una sintesi, magari già nel prossimo consiglio dei ministri, co­me annuncia il ministro del Lavo­ro Maurizio Sacconi.
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