L’allarme sul traffico di rifiuti in Puglia risale (almeno) a vent’anni fa. «In parti del territorio al confine con Campania, Basilicata e Abruzzo sono state sversate ingenti quantità di rifiuti di varia tipologia, con conseguente avvelenamento di falde acquifere e distruzione del territorio circostante», scriveva il 17 dicembre 1998 la “Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse” nella sua Relazione sulla Puglia. E ancora: «Appare debole il cosiddetto controllo di tipo giudiziario sulle attività connesse al ciclo dei rifiuti».
La stessa Commissione, quattordici anni dopo, giunge a conclusioni anche più preoccupanti: «Gli approfondimenti relativi al distretto (giudiziario, ndr) di Bari hanno consentito di individuare alcuni punti nevralgici attinenti allo smaltimento illecito dei rifiuti e più in generale dei reati ambientali», scriveva nella sua Relazione, sempre sulla Puglia, approvata il 20 giugno 2012.
Altri due anni ed è il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico, rispondendo a un’interrogazione parlamentare, a ribadire l’allarme: «I sodalizi delinquenziali baresi hanno manifestato interesse anche nella gestione di discariche e per attività connesse al traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi».