domenica 18 agosto 2024
A Zagabria il Museum of Broken Relationships custodisce e condivide le storie sentimentali interrotte. Un esempio di progetti museali, sempre più diffusi, che lavorano in modo innovativo sulla realtà
L’allestimento del Museum of Broken Relationships a Zagabria

L’allestimento del Museum of Broken Relationships a Zagabria - Ana Opalic

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Nella celebre sitcom statunitense How I Met Your Mother il protagonista - Ted Mosby, interpretato da Josh Radnor - commenta la fine di una storia d’amore dicendo: «È strano, quando stai con qualcuno è come frequentare un corso monografico su quella persona, e quando ti lascia quello che hai imparato è inutile. È l’equivalente emotivo di una laurea in lettere». Ci sono passati più o meno tutti dalla rottura, dalla fine di una storia d’amore, dallo svuotamento simbolico di oggetti che prima rimandavano a qualcosa di intimo e dopo, improvvisamente, perdevano di valore, o viceversa ne assumevano uno nuovo, carico di ricordi relativi a momenti emotivamente difficili, dolorosi. A volte si tratta di una lettera, un portachiavi, una maglietta, un abito da sposa, un rullino non sviluppato, un anello, il biglietto di un treno per Parigi, può essere quasi ogni cosa. Questi oggetti e molti altri costituiscono la collezione originale e struggente di The Museum of Broken Relationships. Il Museum of Broken Relationships è uno spazio pubblico fisico e virtuale creato con lo scopo di custodire e condividere le storie d’amore interrotte. È un museo su tutti e tutte noi, sui modi in cui amiamo e soprattutto in cui perdiamo. Si tratta di una collezione in continua crescita di oggetti, ognuno dei quali è un ricordo di una relazione passata, accompagnato da una storia personale, ma anonima, di chi vi ha contribuito; quindi oggetti e storie, pezzi apparentemente senza significato (tranne per chi li ha vissuti) e brevi descrizioni a corredo, a costruirne il significato. L’idea dei suoi ideatori - Olinka Vištica, produttrice cinematografica, e Dražen Grubišic, scultore -, che nel 2006 hanno dato vita al progetto artistico con sede permanente originaria a Zagabria (primo museo privato della città), è stata fin da subito quella di offrire la possibilità alle persone di superare la fine di una relazione incanalando attraverso la creatività, proprio un po’ come hanno fatto loro dopo la fine della relazione - finita nel 2003 - che li ha visti insieme per quattro anni.

Nel 2011 il Museo ha vinto il premio European Museum of the Year Award come progetto museale innovativo in Europa. Il Premio è intitolato a Kenneth Hudson, il fondatore dell’Emya, e viene assegnato dal consiglio direttivo dell’European Museum Forum a un museo, a un gruppo o a un individuo, per celebrare pratiche museali coraggiose, o controverse, che sfidano e ampliano la percezione comune del ruolo e delle responsabilità dei musei nella società, in una contemporaneità in cui - per essere al passo e non diventare polverosi - i musei in qualche modo devono sfidare alcune verità consolidate. Una riflessione, questa, che già Ben Lerner aveva avviato tempo fa, raccontando dell’Istituto per l’arte irrecuperabile, che si basa sull’Istituto per l’arte di recupero di Elka Krajewska; un pensiero, il suo, sul valore del prodotto artistico e la sua contestualizzazione, che definisce ciò che è arte e ciò che non lo è, o cessa di esserlo. A tal proposito Lerner diceva che «si potrebbe dire che l’arte rappresenta sempre un esperimento su nuovi tipi di valore, che l’arte ci sfida sempre a immaginare forme di valore che non sono catturate dal mercato, dal prezzo». In fondo potrebbe essere così per qualsiasi museo, a dar valore all’oggetto esposto è la storia che racconta, non necessariamente ciò che è in quanto tale. A contare è perciò una ricontestualizzazione di tipo estetico, filosofico, dove l’oggetto perde la sua funzione originaria e ritrova nella dimensione artistica una nuova elevazione, nuovo valore comunicativo.

Un altro esempio di rottura degli schemi museali lo racconta la storia del Museum of Failure, che presenta una serie di fallimenti, offrendo ai visitatori un’esperienza sul ruolo critico del fallire nell’ambito dell’innovazione, incoraggiando in questo senso a migliorare l’apprendimento proprio a partire da una storia di insuccesso; a riguardo è interessante approfondire con una lettura sull’argomento del filosofo romeno-americano Costica Bradatan nel su Elogio del fallimento (il Saggiatore). Secondo il fondatore e curatore del museo Samuel West, l’obiettivo è quello di aiutare le persone a riconoscere che «dobbiamo accettare il fallimento se vogliamo il progresso». Un altro esempio di musei innovativi lo racconta poi il Moba, ovvero il Museum of Bad Art, museo privato il cui scopo è «celebrare il lavoro di artisti il cui lavoro non sarebbe esposto e apprezzato altrove». Attualmente a Boston, la collezione comprende oltre 700 pezzi di «arte troppo brutta per essere ignorata».

A fronte di tanti esperimenti e riflessioni sui cambiamenti dell’esperienza museale nel nostro tempo - sia da parte della domanda che dell’offerta - non è quindi un caso il successo del Museo di Zagabria, che in questi anni è stato visitato da centinaia di migliaia di persone, diventando tra i musei più visitati in Croazia. La collezione in questi anni ha anche girato il mondo, continuando a raccogliere oggetti donati dal pubblico e a riscontrare successo: «La storia – è spiegato sul sito nella sezione su come contribuire al museo – è una vostra creazione, una vostra confessione personale, la didascalia che accompagna l’oggetto che ci state affidando o un testo sulla nostra mappa del mondo. Siate sinceri, riservati, furiosi, fantasiosi, spiritosi o tristi. Attraverso la vostra storia create l’esposizione del museo, la storia è il vostro palcoscenico».

Il Museo delle Relazioni Infrante infatti è descritto dai suoi fondatori come un «concetto artistico che procede dal presupposto (scientifico) che gli oggetti (in senso lato, cioè la materia nel suo complesso) possiedono campi integrati - ologrammi di ricordi ed emozioni - e intende con il suo allestimento creare uno spazio di ‘memoria sicura’ o ‘ricordo protetto’ per conservare l’eredità materiale e non materiale delle relazioni infrante». Il museo, non a caso, oltre agli oggetti fisici, ha anche una sezione virtuale e l’attrattiva, come dicono alcuni commenti online, è che si tratta di esperienze reali, con cui è facile entrare in risonanza, ma dove è necessario prendersi del tempo per immergersi nelle storie, leggere, commuoversi dell’universale linguaggio dell’amore.

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