martedì 22 dicembre 2009
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Generazioni di spettatori stanno ancora aspettando che quel giorno arrivi. Che Rossella mantenga la promessa e riconquisti il suo Rhett. Quante persone lo hanno sperato mentre sullo schermo, prima quello grande del cinema e poi quello più piccolo delle infinite repliche tv, scorrevano le  sequenze finali. E quelle battute: «Se te ne vai, che farò?» «Francamente me ne infischio» e, l’ultima, «Dopotutto, domani è un altro giorno». A guardare Via col vento settant’anni dopo l’emozione è la stessa, potenza di quei film che diventano mito, superano il costume passeggero e si trasformano in un rito collettivo.Un po’ Iliade, un po’ Odissea con un pizzico di spirito Harmony, anche se il romanzo omonimo di Margaret Mitchell da cui è tratto, vinse il Premio Pulitzer nel 1937.Dieci premi Oscar e uno degli incassi maggiori di sempre: Via col vento è il film fiume voluto a tutti i costi dal produttore David O. Selznick, un uomo affetto da gigantismo creativo che cambiò tre registi (George Cukor, Sam Wood e infine Victor Fleming), ingaggiò 8 sceneggiatori (inizialmente anche Francis Scott Fitzgerald), e fece migliaia di provini per scegliere la protagonista Vivien Leigh da affiancare al divo Clark Gable.Era il 15 dicembre 1939, e in un cinema di Atlanta in Georgia fu proiettato per la prima volta il capolavoro di Victor Fleming. Da lì a poco l’America sarebbe entrata in guerra in Europa contro le forze dell’Asse; c’era la segregazione, negli autobus, nei luoghi pubblici, nei bagni, nelle scuole, i neri da una parte i bianchi dall’altra, seduti in posti ben separati. Nel profondo sud degli Stati Uniti d’America poco o nulla sembrava esser cambiato rispetto a quel grande affresco storico sugli anni della Guerra di Secessione, quasi un secolo prima, quando la famiglia O’Hara, possidenti terrieri e schiavisti, dava nella sua tenuta ricevimenti sontuosi, mentre fuori il passo dei soldati nordisti si faceva incalzante. A quella prima proiezione non prese parte Hattie McDaniel, la Mami del film, per via delle leggi razziali ancora in vigore in Georgia. L’attrice e cantante di colore fu, poi, la prima donna afroamericana a vincere un Premio Oscar nel 1940, per il ruolo della schiava nutrice di Miss Rossella.Qualche giorno dopo Via col vento fece il suo debutto nell’alta società dello spettacolo: uscì nei cinema di New York il 19 dicembre e a Los Angeles il 28 dicembre. In Italia arrivò solo a guerra finita, nell’inverno ’48. Il mondo fece la conoscenza delle sorelle O’Hara, della mite cugina Melania Hamilton, dell’amore impossibile della capricciosa Scarlett (la nostra Rossella) per Ashley, e di quella faccia da schiaffi sorniona di Reth Butler. Ancora oggi, dal 1939, la sala 6 del cinema CNN6 Centre di Atlanta proietta due volte al giorno Via col vento. E per i settant’anni a Marietta, in Georgia, i fan di allora, quasi centenari, si sono ritrovati per festeggiarne l’anniversario, con tanto di ballo commemorativo. Una danza che riproduce l’atmosfera sontuosa delle tenute del tempo, a cui ha partecipato anche Ann Rutheford, la Carreen O’Hara del film. Quasi novant’anni, assieme a Olivia De Havilland (Melania) è una delle poche sopravvissute del film: «Mi sento davvero immortale – ha detto –. Tanto più che gni volta che rivedo Via col vento ci trovo sempre qualcosa di nuovo».
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