venerdì 7 gennaio 2011
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Forse è semplicemente un caso corre­lato alla magia dei toponimi, ma è senza dubbio molto suggestivo che la località della mostra Il vetro nella liturgia cristiana abbia un nome molto adatto al­l’evento: Altare!Siamo nell’entroterra della provincia di Savona e qui per il secondo anno la Pro Loco di Altare, in collaborazio­ne con il Museo del Vetro e dell’Arte Vetra­ria Altarese, ripropone la rassegna «Natale Sottovetro», che in quest’occasione guarda con attenzione al ruolo del vetro nella li­turgia cristiana. La mostra, curata da Romilda Saggini, rac­coglie, fino al 31 gen­naio, tutta una serie di oggetti realizzati dai maestri vetrai al­taresi del passato e destinati all’uso nel­l’ambito delle funzio­ni religiose: nel corpus vi sono alcune ope­re di notevole qualità e tutte provengono da numerose parrocchie e diocesi italiane. I risultati sono stati superiori a quelli pre­visti in fase di progettazione, quando an­cora non si poteva immaginare l’entità dei pezzi che sarebbe stato possibile reperire: infatti, oggi nell’esposizione fanno bella mostra alcuni pezzi rarissimi e conseguen­temente di notevole valore, tra i quali alcu­ne acquasantiere del XVIII secolo.Contribuisce ad accrescere il fascino della rassegna la cornice offerta da Villa Rosa di Altare, che con questa seconda mostra si propone come una tra i principali punti di riferimento dell’arte vetraria in Italia. Complice del successo il museo dell’Arte Vetraria Altarese, che con le sue dodici sale offre una panoramica di notevole livello dei risultati raggiunti dai maestri vetrai di questa località ligure dal XVIII a oggi, tra i quali un posto d’onore è consacrato a Cimbro, Costantino e Dorino Bormioli, ben noti anche fuori dai confini regionali. Gli oggetti che maggiormente ritroviamo nella mostra e diretti all’uso liturgico sono calici, ampolline, pissidi, lumi di varia fog­gia, acquasantiere, oltre ad altri realizzati con fun­zioni specifiche e quindi pezzi unici tout court. In realtà il concetto di 'pezzo unico' quando si parla di arte vetraria è abbastanza obsoleto, poiché ogni rea­lizzazione di fatto è unica in ragione delle modalità di realizzazione artigianale che imprime peculiarità irripe­tibili a ogni oggetto. Da considerare anche le valenze simboli­che del vetro nella sua relazione con i sa­cro: infatti questo prodotto - in genere si definisce vetro quel materiale che passa dallo stato liquido a quello solido senza cristallizzazione - per la sua mutazione di stato, ottenuta con il fuoco e con la pla­smatura umana tramite soffio, ha accom­pagnato spesso l’immagine di divinità creatrici, assumendo connotazioni sem­pre più esoteriche nel suo spostamento al­l’interno della dimensione laica. Emble­maticamente l’alchimista è anche detto 'soffiatore': colui che muta la materia, e­levando la materia 'bassa' da cui parte, fi­no al livello 'alto' costituito dalla purezza del vetro. Significativamente l’ossidiana (vetro pro­dotto dal magma vulcanico), nel mondo pagano, viene considerata una realizzazio­ne della fucina degli dei. All’interno del culto cristiano il vetro è so­prattutto espressione di purezza e traspa­renza, che non vengono meno anche attra­verso il colore: simbologia evidente della potenza e limpidezza del linguaggio litur­gico che giunge chiaro, senza distorsioni, pur avvalendosi della bellezza della forma.Una forma che non ha fine, ottenuta attra­verso uno sviluppo che pare sottrarsi a o­gni regola e quindi esclusivamente correla­to alla creatività del maestro soffiatore. Da Plinio il Vecchio apprendiamo che i pri­mi a utilizzare il vetro furono i Fenici nel III millennio a.C.: ampia poi la produzione in Egitto, in Oriente e nella cultura roma­na, ma un’impennata giungerà con l’arte bizantina che si avvarrà del vetro nella tra­dizione musiva. Con l’alto medioevo il ve­tro acquisterà una sempre maggiore affer­mazione in ambito religioso, dalle note ve­trate fino agli oggetti d’uso liturgico, come viene limpidamente posto in rilievo dalla mostra di Altare. (Per informazioni: 019.584734 - cell. 327.1542296)
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