Forse è semplicemente un caso correlato alla magia dei toponimi, ma è senza dubbio molto suggestivo che la località della mostra Il vetro nella liturgia cristiana abbia un nome molto adatto all’evento: Altare!Siamo nell’entroterra della provincia di Savona e qui per il secondo anno la Pro Loco di Altare, in collaborazione con il Museo del Vetro e dell’Arte Vetraria Altarese, ripropone la rassegna «Natale Sottovetro», che in quest’occasione guarda con attenzione al ruolo del vetro nella liturgia cristiana. La mostra, curata da Romilda Saggini, raccoglie, fino al 31 gennaio, tutta una serie di oggetti realizzati dai maestri vetrai altaresi del passato e destinati all’uso nell’ambito delle funzioni religiose: nel corpus vi sono alcune opere di notevole qualità e tutte provengono da numerose parrocchie e diocesi italiane. I risultati sono stati superiori a quelli previsti in fase di progettazione, quando ancora non si poteva immaginare l’entità dei pezzi che sarebbe stato possibile reperire: infatti, oggi nell’esposizione fanno bella mostra alcuni pezzi rarissimi e conseguentemente di notevole valore, tra i quali alcune acquasantiere del XVIII secolo.Contribuisce ad accrescere il fascino della rassegna la cornice offerta da Villa Rosa di Altare, che con questa seconda mostra si propone come una tra i principali punti di riferimento dell’arte vetraria in Italia. Complice del successo il museo dell’Arte Vetraria Altarese, che con le sue dodici sale offre una panoramica di notevole livello dei risultati raggiunti dai maestri vetrai di questa località ligure dal XVIII a oggi, tra i quali un posto d’onore è consacrato a Cimbro, Costantino e Dorino Bormioli, ben noti anche fuori dai confini regionali. Gli oggetti che maggiormente ritroviamo nella mostra e diretti all’uso liturgico sono calici, ampolline, pissidi, lumi di varia foggia, acquasantiere, oltre ad altri realizzati con funzioni specifiche e quindi pezzi unici tout court. In realtà il concetto di 'pezzo unico' quando si parla di arte vetraria è abbastanza obsoleto, poiché ogni realizzazione di fatto è unica in ragione delle modalità di realizzazione artigianale che imprime peculiarità irripetibili a ogni oggetto. Da considerare anche le valenze simboliche del vetro nella sua relazione con i sacro: infatti questo prodotto - in genere si definisce vetro quel materiale che passa dallo stato liquido a quello solido senza cristallizzazione - per la sua mutazione di stato, ottenuta con il fuoco e con la plasmatura umana tramite soffio, ha accompagnato spesso l’immagine di divinità creatrici, assumendo connotazioni sempre più esoteriche nel suo spostamento all’interno della dimensione laica. Emblematicamente l’alchimista è anche detto 'soffiatore': colui che muta la materia, elevando la materia 'bassa' da cui parte, fino al livello 'alto' costituito dalla purezza del vetro. Significativamente l’ossidiana (vetro prodotto dal magma vulcanico), nel mondo pagano, viene considerata una realizzazione della fucina degli dei. All’interno del culto cristiano il vetro è soprattutto espressione di purezza e trasparenza, che non vengono meno anche attraverso il colore: simbologia evidente della potenza e limpidezza del linguaggio liturgico che giunge chiaro, senza distorsioni, pur avvalendosi della bellezza della forma.Una forma che non ha fine, ottenuta attraverso uno sviluppo che pare sottrarsi a ogni regola e quindi esclusivamente correlato alla creatività del maestro soffiatore. Da Plinio il Vecchio apprendiamo che i primi a utilizzare il vetro furono i Fenici nel III millennio a.C.: ampia poi la produzione in Egitto, in Oriente e nella cultura romana, ma un’impennata giungerà con l’arte bizantina che si avvarrà del vetro nella tradizione musiva. Con l’alto medioevo il vetro acquisterà una sempre maggiore affermazione in ambito religioso, dalle note vetrate fino agli oggetti d’uso liturgico, come viene limpidamente posto in rilievo dalla mostra di Altare. (Per informazioni: 019.584734 - cell. 327.1542296)