DI MARINA CORRADI I n una chiesa dismessa per mancanza di fedeli gli operai tirano giù il crocefisso. Il vecchio parroco si tormenta. Ma quella notte un manipolo di clandestini occupa la navata vuota, ci si accampa. Il vecchio prete li accoglie, e li difenderà da chi vuole denunciarli, e da minacciosi vigilantes in caccia, nella città buia e ostile. Il villaggio di cartone , di Ermanno Olmi, da Venezia ora in arrivo nelle sale, avrebbe gli accenti per essere letto come un elogio dell’accoglienza del-l’altro, in accezione evangelica: l’altro, lo straniero, l’ultimo, cui i cristiani sono chiamati a dare rifugio. E, pure nell’amarezza della chiesa sventrata, del crocefisso rimosso, inizialmente ci si può consolare col fatto che quel tetto almeno dà asilo a dei poveri; e con quel parto di una madre clandestina, cui il vecchio prete risponde inginocchiandosi nella chiesa occupata e cantando Adeste fideles . Ma poi l’apologo della carità si sbreccia. Nella solitudine della canonica il prete ripercorre e coltiva tutti i dubbi della sua fede, il caro prezzo pagato al celibato come la distanza che lo separa da Cristo, che lo guarda «da un tempo troppo lontano». «Ho fatto il prete per fare del bene» dice «ma per fare il bene non serve la fede. Il bene è più della fede». Che sembra la desolata presa d’atto di un fallimento; mentre su u- na tv accesa nella canonica passa e ripassa l’immagine di una barca arenata e sfasciata, trasparente icona della Chiesa. In realtà però il bilancio del vecchio sacerdote sembra viziato da un equivoco. Non ci si fa prete «per fare del bene », ma per portare Cristo agli uomini, che è assai di più. Ed è vero, per fare il bene non serve la fede, lo possono fare ottimamente anche le Ong; ciò che però sembra confusa o rinnegata è, nel film, la ragione del bene, della carità cristiana. Quella ragione che non è un volontarismo indefinito, ma è Cristo; è riconoscere in ciascuno il volto di Cristo («Io faccio ciò che faccio perché vedo in ogni povero Cristo», diceva madre Teresa). Invece, nel Villaggio del cristiano Olmi questa memoria è appannata. Cristo è «lontano nel tempo», sbiadita icona di cui il cuore dubita. Lo stesso regista poi va dichiarando in questi giorni che, all’età di ottant’anni, si sente «ormai libero da tutte le Chiese». Bene, ma sia lecito invece a chi nella Chiesa vuole stare, misurare anche la distanza da questo film di un grande e poetico narratore della fede e dei suoi «cammini» spesso faticosi. Condivisibile nella passione per la carità, che, come diceva Paolo, delle virtù è la più grande; ma come abbagliato in ciò che è, per un cristiano, della carità il fondamento. Cioè non un nobile 'valore', o un ricordo sbiadito, ma Cristo, vivo e operante nella storia. «Radicati e fondati in Cristo », esortava il motto delle giornate che hanno visto a Madrid con Benedetto XVI due milioni di ragazzi. Come insiste questo Papa, e prima di lui il suo predecessore, su Cristo, accanto e vivo. Ma pare che anche fra i cristiani questa sia la parola più difficile da credere. A un giornalista che gli chiedeva che ne è di Dio, Olmi, riferisce il Corriere, ha risposto: «L’altro giorno ho letto di una stella implosa e di un’altra nata nel contempo. Così lontana, che la sua luce ci raggiunge quando lei potrebbe essere già morta. Quella luce, che forse non c’è più ma è eterna, a me fa venire in mente Dio». Dio come la luce di una stella estinta, che arriva quando ciò che l’ha emanata è già morto. Si respira questo sguardo nella penombra cementizia della chiesa dismessa dell’ultimo Olmi. Che è un forte appello all’accoglienza dei poveri che bussano al nostro mondo. Ma, coltivando dubbi e smemoratezza, perde la radice e il fondamento della carità dei cristiani. Certo, rimangono le Ong, l’Acnur, la buona volontà dei non credenti. La carità cui Paolo inneggia nella lettera ai Corinzi, però, era un’altra: «Caritas Christi urget nos», «l’amore di Cristo ci spinge». Nel film dedicato agli ultimi e all’accoglienza il regista coltiva così tanti dubbi di fede che la storia rischia di perdere la radice e il fondamento della carità dei cristiani