«Oggi del Trebbo poetico resta solo il ricordo, ma è un ricordo vivo e verde nella memoria di chi lo ha seguito, vissuto o conosciuto. Erano serate indimenticabili, dove la poesia palpitava e legava insieme un folto uditorio, il più vario possibile. In quelle piazze c’era il meglio di noi stessi e in questa consapevolezza il Trebbo ci giunge ancora oggi carico di suggestioni e con intatto il fascino della meraviglia, dell’incanto poetico». Così Walter Della Monica, che insieme all’attore Toni Comello dette vita sessant’anni fa al Trebbo poetico, ricorda quella straordinaria esperienza che alle soglie del boom economico portò nelle piazze d’Italia e d’Europa il messaggio e i valori della poesia. Il Trebbo poetico nacque a Cervia, per caso, in un campeggio, un luogo dove si poteva immaginare che potesse accadere di tutto, ma non certo una serata di poesia. E invece Della Monica e Comello lanciarono la loro scommessa per rendersi conto «fino a che punto la poesia fosse ancora viva nel cuore della gente». E la risposta del pubblico colse di sorpresa anche gli stessi promotori che con grande entusiasmo decisero da quel giorno di portare in tutte le piazze quella loro esperienza per contagiare la gente con il male della poesia. Il primo Trebbo poetico nacque ufficialmente il 7 gennaio del 1956 in un’aula dell’asilo San Giuseppe di Cervia messa a disposizione dal sindaco Gino Pilandri, che fin dall’inizio sostenne l’idea. Faceva freddo quel giorno e nella stanza la stufa mal funzionava, ma ben presto la poesia riuscì a riscaldare tutto l’ambiente. La formula del Trebbo, spiega Della Monica, «era sobria e senza inutili coreografie, quasi a voler sottolineare la povertà e la semplicità dell’impresa e che protagonista era solamente la poesia». Della Monica introduceva e Toni Comello declamava versi con il piglio del grande attore. Memorabile il Trebbo nella piazzetta di Recanati per ricordare Leopardi. La stampa scrisse che mai, come quella volta, tutta Recanati si era commossa ai versi del suo poeta. Della Monica ricorda anche il Trebbo di Tricarico dedicato a Rocco Scotellaro e quello del 1957 a Trieste per ricordare Umberto Saba recentemente scomparso. Spesso alle serate erano presenti anche i poeti ai quali il Trebbo era dedicato. Il Trebbo, disse Salvatore Quasimodo, «è una raffinatissima riunione popolare dove due giovani, moderni aedi, continuano la tradizione del canto della poesia sulle piazze». «Sono anni – scrisse Giuseppe Ungaretti – che non si sentiva più parlare di tanti fervore per la poesia. Forse un fervore uguale non l’ho mai visto, nemmeno ai tempi del Futurismo e di Lacerba». Grazie all’esperienza del Trebbo, che Giorgio Caproni definì «il più grande anacronismo del secolo», tutti i grandi poeti italiani, da Dante fino ai contemporanei, si scrollarono finalmente la polvere delle antologie e grazie ai «due commessi viaggiatori della poesia» vennero restituiti alla gente in tutta la loro freschezza. Sull’ala dell’entusiasmo il Trebbo varcò anche i confini dell’Italia e con il sostegno soprattutto della Dante Alighieri la poesia sbarcò nelle piazze di Stoccarda, Monaco, Ludwigsburg, Zurigo, Parigi, Rotterdam, l’Aja e Amsterdam. E in Olanda furono organizzati con grande successo alcuni Trebbi per i minatori italiani. L’esperienza si concluse nel 1960 all’interno del Battistero neoniano di Ravenna con la lettura dell’ultimo canto del
Paradiso di Dante. La voce “Trebbo” deriva dal dialetto romagnolo
trebb che significa “ritrovo, raduno, veglia” e il vocabolo finì nei più qualificati dizionari della lingua italiana, dall’Enciclopedico Treccani al Panzini- Migliorini, dal Gabrielli al Nuovissimo Garzanti, dallo Zingarelli al Devoto- Oli. L’esperienza del Trebbo poetico ha suscitato anche l’interesse di alcuni giovani studenti che hanno lavorato a tesi di laurea presso le università di Macerata, Bologna e Genova. Il “Trebbo poetico” è entrato anche nella toponomastica cittadina di Cervia e di Ravenna con due piazze intitolate all’evento. Alla inaugurazione della “Piazzetta del Trebbo” di Ravenna fu ospite d’onore Sergio Zavoli, che seguì sempre con grande interesse l’iniziativa e alla quale dedicò, agli inizi, lo speciale radiofonico “I giullari della poesia” che fu replicato ben tre volte. Oggi la memoria del Trebbo poetico è conservata e tramandata da Walter Della Monica, instancabile operatore culturale che ha dato vita a Ravenna al 'Centro relazioni culturali e continua la tradizione del Trebbo con iniziative di largo respiro fra le quali vanno ricordate la lettura integrale della
Divina Commedia affidata a Vittorio Sermonti nella basilica di San Francesco, la chiesa dove furono celebrati i funerali di Dante, e le letture internazionale “La Divina commedia nel mondo”. Toni Comello, originario di Mogliano Veneto, è scomparso nel dicembre del 2007. Eccezionale interprete e voce della poesia, aveva fondato a Milano, dove si era trasferito nel 1965, il Centro di lavoro teatrale “Il Trebbo”.