La firma del Trattato di Parigi che nel 1951 costituì la Ceca
Cinquant’anni fa, nell’aprile 1967, moriva, a 91 anni, circondato dai suoi sette figli e stimato da tutto il popolo tedesco, Konrad Adenauer, primo Cancelliere del nuovo Stato tedesco. Aveva governato la Germania – ancora divisa – dal 1949 al 1963, quando si era ritirato dalla guida del governo restando tuttavia deputato e presidente della Cdu, il grande partito interconfessionale cristiano da lui fondato nel 1945. Adenauer morì nella sua amata grande casa di Bad Honnef, circondata da una moltitudine di rose e prospicente uno dei punti più belli della valle del Reno, che si era fatto costruire nel 1936 dopo che i nazisti l’avevano estromesso dalla carica di sindaco di Colonia. Alcide De Gasperi era invece morto improvvisamente tredici anni prima, il 19 agosto 1954, a 73 anni, nella sua casetta di montagna a Sella di Valsugana.
Adenauer e De Gasperi, che sono stati i fondatori della democrazia dei rispettivi paesi, hanno generato modelli politici diversi, ma ciò non ha impedito loro di essere, con Schuman e Monnet, i Padri della nostra Europa. Pur rispondendo a elettorati diversi, non furono mai vittime di tentazioni nazionaliste e fecero grande uso della moderazione e della pazienza pur essendo uomini dal carattere inflessibile. Avevano avuto entrambi una storia politica talmente “moderna”, di frontiera, che seppero interpretare perfettamente il ruolo speciale che i rispettivi paesi avevano nel cuore dell’Europa continentale e mediterranea. Entrambe sconfitte nella Seconda guerra mondiale, Italia e Germania ebbero storie democratiche distinte ma parallele. In Italia si procedette spediti al passaggio dalla Monarchia alla Repubblica, alla redazione della nuova Costituzione democratica e dopo le elezioni del 1948 all’avvio della età del centrismo in cui De Gasperi governò ininterrottamente per quasi un decennio.
La Germania fino al 1955 fu invece soggetta alle restrizioni imposte dalle potenze alleate vincitrici e i suoi governi dovettero operare con stretti spazi di autonomia. Italia e Germania erano entrambe interessate da vicino dalla Guerra fredda, ma mentre per la Germania essa significò anche la divisione in due Stati, uno dei quali sotto il dominio dell’Unione Sovietica, in Italia prese il volto più flessibile di una competizione politica democratica tra il più grande partito d’ispirazione cattolica d’Europa, la Dc, e il più grande partito comunista di Occidente, il Pci. I tedeschi dovettero inoltre confrontarsi con l’enorme questione della “colpa collettiva” per il nazismo, l’olocausto e i crimini di guerra. Ciò che ad Adenauer riuscì prima che a De Gasperi fu la Ricostruzione: il cancelliere tedesco, provvisto di un pragmatismo tenace e consapevole della necessità di riscattare il proprio Paese attraverso l’unica forza che gli era rimasta, quella produttiva, fu il grande demiurgo di quella economia sociale di mercato – un mix di forte industrializzazione, di compartecipazione alla gestione delle fabbriche e di giustizia sociale – che divenne presto un modello per tutto l’Occidente.
Il miracolo economico della Germania anticipò quello italiano degli anni Sessanta. In questo quadro si potrebbe pensare che tra i due statisti i rapporti fossero intensi e continuativi e invece non fu così: s’incontrarono poche volte, anche se si erano già conosciuti negli anni tra le due guerre. Anche la storia politica dei loro rispettivi partiti si sviluppò in maniera autonoma. Non è dunque nella cronaca o solo nelle relazioni personali, ancora da esplorare, che va cercato il segreto del rapporto tra De Gasperi e Adenauer, bensì nella comune partecipazione a un’idea universalistica della democrazia e dell’Europa, di ispirazione cristiana. In realtà, il rapporto tra mondo latino e mondo germanico era molto più antico e importante del pur decisivo asse franco-tedesco che ha retto, nel bene, ma anche nel male – focolaio permanente di tensioni – la politica europea moderna.
A De Gasperi va anche riconosciuto il merito di aver dato voce, fin dal 1947, alle ragioni della nuova classe dirigente tedesca e di aver compreso per primo che senza la partecipazione convinta di una nuova Germania non ci sarebbe stata un’Europa stabile e coesa. Fu Gasperi il primo capo di governo che nel 1950 osò invitare Adenauer per una visita di Stato. In otto anni il cancelliere tedesco riuscì a integrare la Repubblica federale tedesca nel sistema occidentale di alleanze: nel Consiglio d’Europa nel 1951, nella Ceca nel 1952, nella Nato nel 1955, nella Cee e nell’Euratom nel 1957. Queste tappe furono percorse in quasi perfetta identità di vedute con la politica estera italiana. Anche Adenauer si batté strenuamente per una comunità europea di difesa e definì il 30 agosto 1954, giorno in cui la Francia bloccò il progetto della Ced, un «giorno nero per l’Europa ». Helmut Kohl, cancelliere dal 1982 al 1998 e Angela Merkel, che si appresta a ricevere la sua terza investitura, sono stati successori di Adenauer secondo lo stesso schema di stabilità tipico della democrazia tedesca: tutti e tre capi dello stesso grande partito e insieme cancellieri. De Gasperi è stato invece un esempio unico nella storia italiana: la sua eredità imbarazzò perfino i suoi successori.
Solo negli anni Settanta gli storici iniziarono a comprendere lo spessore del personaggio e a restituirgli tutta la sua grandezza morale e politica. Ma perché Adenauer e De Gasperi potevano muoversi, pur in condizioni molto diverse, all’unisono? Da dove traevano la loro forza e la loro leadership? La risposta è chiara: appartenevano a quel manipolo di politici che si erano formati prima della Grande Guerra e che avevano assunto incarichi importanti immediatamente dopo. Adenauer fu eletto borgomastro di Colonia nel 1917 mentre De Gasperi, già membro del Parlamento imperiale a Vienna in rappresentanza della minoranza italiana del Trentino, nel 1919 entrò nel Parlamento italiano nelle fila del Partito popolare italiano del quale divenne segretario politico nazionale quando Sturzo fu obbligato dai fascisti a lasciare l’Italia. Sia Adenauer che De Gasperi avevano patito il carcere o le vessazioni dei rispettivi regimi totalitari, ma, soprattutto, avevano vissuto il fallimento della Repubblica di Weimar, che spianò la strada a Hitler, e la crisi dello Stato liberale italiano che cedette di fronte a Mussolini. Adenauer e De Gasperi sono stati il frutto di una storia secolare di emancipazione dei cattolici alla vita civile e di una radicata esperienza sul campo a contatto con il popolo. Non furono leader improvvisati o il frutto di manovre di palazzo. Hanno creato un modello nuovo di Stato e interpretato le speranze di più di una generazione di concittadini. Il vero segno del comando è legare i destini personali ai destini collettivi, passione civile a idee politiche chiare e solide.
CONVEGNO. I padri fondatori dell’unione
Domani, alle 17.30, a Pieve Tesino, villaggio natale di Alcide De Gasperi e sede del museo a lui dedicato, Enrico Letta, direttore della Scuola di affari internazionali a Parigi, e lo storico Christoph Cornelissen, direttore dell’Istituto Storico Italo-Germanico interverranno sul rapporto fra Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer, cancelliere tedesco dal 1949 al 1963, di cui si celebra quest’anno il cinquantesimo anniversario della morte. Il titolo della Lectio è: De Gasperi e Adenauer, Italia e Germania: ieri, e oggi? L’incontro anticipa di poche settimane le elezioni politiche tedesche (23 settembre). L’appuntamento di Pieve Tesino è anche l’occasione per annunciare l’avvio della Edizione nazionale dell’epistolario degasperiano, curata da una commissione nazionale presieduta dal prof. Giuseppe Tognon, presidente della Fondazione trentina Alcide De Gasperi, che in questo articolo ricostruisce lo scenario storico dell’azione condotta all’unisono dai due grandi politici che con Schuman e Monnet posero le basi dell’Europa unita. Speranze che oggi sembrano incrinate da una mancanza di visione comune da parte degli Stati europei. Info: www.degasperitn.it