«Il tempo che viviamo conosce un enorme allargamento delle frontiere della comunicazione, realizza un’inedita convergenza tra i diversi media e rende possibile l’interattività». Lo ha detto, stamattina, Benedetto XVI, ricevendo in udienza nell'Aula Paolo VI i partecipanti al convegno. La rete manifesta, ha osservato il Papa, «una vocazione aperta, tendenzialmente egualitaria e pluralista, ma nel contempo segna un nuovo fossato: si parla, infatti, di digital divide. Esso separa gli inclusi dagli esclusi e va ad aggiungersi agli altri divari, che già allontanano le nazioni tra loro e anche al loro interno». Non solo: «Aumentano pure i pericoli di omologazione e di controllo, di relativismo intellettuale e morale, già ben riconoscibili nella flessione dello spirito critico, nella verità ridotta al gioco delle opinioni, nelle molteplici forme di degrado e di umiliazione dell’intimità della persona». Questo convegno, invece, ha sottolineato il Pontefice, «punta proprio a riconoscere i volti, quindi a superare quelle dinamiche collettive che possono farci smarrire la percezione della profondità delle persone e appiattirci sulla loro superficie: quando ciò accade, esse restano corpi senz’anima, oggetti di scambio e di consumo».
«L’amore nella verità» costituisce «una grande sfida per la Chiesa in un mondo in progressiva e pervasiva globalizzazione» e i media possono diventare «fattori di umanizzazione», ha affermato Benedetto XVI, «non solo quando, grazie allo sviluppo tecnologico, offrono maggiori possibilità di comunicazione e di informazione, ma soprattutto quando sono organizzati e orientati alla luce di un’immagine della persona e del bene comune che ne rispetti le valenze universali». Ciò richiede, ha proseguito il Papa, richiamando la sua enciclica “Caritas in Veritate”, che «essi siano centrati sulla promozione della dignità delle persone e dei popoli, siano espressamente animati dalla carità e siano posti al servizio della verità, del bene e della fraternità naturale e soprannaturale». Solamente a tali condizioni, ha avvertito il Pontefice, «il passaggio epocale che stiamo attraversando può rivelarsi ricco e fecondo di nuove opportunità. Senza timori vogliamo prendere il largo nel mare digitale, affrontando la navigazione aperta con la stessa passione che da duemila anni governa la barca della Chiesa. Più che per le risorse tecniche, pur necessarie, vogliamo qualificarci abitando anche questo universo con un cuore credente, che contribuisca a dare un’anima all’ininterrotto flusso comunicativo della rete».
Ore 12 BAGNASCO AL PAPA: LE DICIAMO GRAZIE PER SUO LIMPIDO MAGISTERO«Padre Santo le diciamo grazie per la forza che ci viene dal suo limpido magistero». Queste parole, salutate da un applauso lunghissimo, sono state rivolte al Papa dal card. Angelo Bagnasco. «Lei - ha continuato Bagnasco - ci insegna a costruire ponti di comprensione perchè cresca il dialogo nella pace e si mostri che Dio è vicino e che in Cristo tutti ci apparteniamo a vicenda».In momenti come questo, ha detto ancora Bagnasco nel saluto rivolto al Papa, «in cui sperimentiamo la prova, quando, come lei ci ha detto, desidereremmo che Dio si mostrasse più forte, che sconfiggesse il male, entriamo nel mistero della sofferenza di Dio che redime il mondo. Ci sono tante forme di deserto in cui l'umanità si dibatte, il deserto della solitudine, dell'amore distrutto, dello svuotamento delle anime senza più cscienza di Dio e del mondo». Ore 11.30 - PADRE LOMBARDI, «È TEMPO DI VERITÀ, TRASPARENZA E CREDIBILITÀ» «Questo è tempo di verità e di trasparenza e di credibilità. Il segreto e la riservatezza non sono valori che vanno per la maggiore. Bisogna essere in grado di non avere nulla da nascondere». Lo ha detto padre Federico Lombardi. «Il prezzo che stiamo pagando – ha affermato p.Lombardi - ci dice che la nostra testimonianza deve essere di rigore e coerenza su ciò che siamo, contro ogni ipocrisia e doppiezza. «Dobbiamo portare gioia, lealtà e verità. Dobbiamo essere testimoni credibili per ciò che diciamo e facciamo, perché si capisca che dietro ogni parola c’è la nostra mente e il nostro cuore. La situazione che viviamo è estremamente esigente e ci chiede di essere assolutamente veritieri e credibili». Secondo padre Lombardi bisogna «cercare di mettersi nel punto di vista dell’altro, capirne le domande e la mentalità, per fare un cammino insieme». «In questi mesi per me difficili – ha confidato – vedo come bisogna cercare di capire da quanto lontano viene la domanda che ci viene rivolta. Quelle che per noi sono risposte evidenti chiare e semplici non lo sono per chi viene da premesse e attese così differenti. E’ necessario incontrare e dialogare sinceramente con tutti gli uomini di buona volontà che ancora non conoscono Cristo e che magari sono alla ricerca».