Michele Riondino nei panni di don Filippo in "The man from Rome" - Foto IJSWATER FILMS 2023
Cos’è davvero un miracolo? Perché gli uomini hanno bisogno di un segno materiale? Quanto pesa il silenzio di Dio? Tutti interrogativi che pone il sorprendente film The man from Rome, thriller spirituale dell’olandese Jaap van Heusden. Protagonista uno strepitoso Michele Riondino nei panni di un sacerdote scettico le cui certezze verranno travolte dal dolore di una piccola comunità di fedeli. Il film di produzione olandese è stato presentato il 16 novembre in concorso alla XXVII edizione del Tertio Millennio Film Festival, a Roma fino al 18 novembre, organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo. The man from Rome vince la Menzione speciale del Festival, mentre per la Giuria Interreligiosa Tótem - Il mio sole di Lila Avilés è il miglior film in concorso, menzione. La Giuria della Critica SNCCI ha assegnato il Premio per il miglior film a Una madre di Stefano Chiantini e la menzione speciale a Tótem - Il mio sole di Lila Avilés. A Explanation for Everything di Gábor Reisz il Premio della Giuria Nuovi Sguardi
Nel film di van Heudsen don Filippo, noto per aver smascherato un gran numero di presunti miracoli in tutto il mondo viene inviato dal Vaticano presso una comunità olandese al confine meridionale per indagare sul fenomeno di una statua piangente della Vergine Maria. Scettico e determinato a rivelare l’inganno, Filippo viene accolto in casa dal parroco locale, (la bella figura dell’attore Raymond Thiry) quindi a contatto con gli abitanti del villaggio, una comunità cupa profondamente traumatizzata da una tragedia comune, che riversa tutto il suo dolore e le sue speranze su quel miracolo. Attratto e turbato dalla giovane Térèse (Emma Bading), colei che ha scoperto le lacrime della statua rimasta muta dopo il dramma, Filippo tenta un approccio scientifico e burocratico, ma viene tuttavia ben presto coinvolto nel dolore del villaggio e in una serie di eventi apparentemente miracolosi che faranno crollare le sue certezze non solo sulla sua vocazione di sacerdote, ma anche come essere umano.
Il regista van Heusden appassiona col giallo alla ricerca della verità sulla statuetta, ma riesce a dare voce ai tormenti più profondi di Filippo, oppresso dal silenzio di Dio sulle sofferenze umane e sul senso della morte. Troverà Dio in questa indagine complessa, come gli profetizza la misteriosa Térèse? Riondino dà al dubbioso don Filippo profondità e credibilità, nel passare dalla freddezza del burocrate alla tenerezza del sacerdote che riscopre la compassione per gli altri. Il regista spiega che l’idea gli è nata durante un viaggio a Lourdes per un film, dove è rimasto colpito dal rigore scientifico con cui la Chiesa cerca più di sfatare che di confermare i miracoli. Miracoli che invece sono richiesti da una umanità che soffre dolori pesantissimi. Il film si ispira a un falso miracolo avvenuto in Olanda e al colloquio con il sacerdote che indagò all’epoca. «Nella sua lotta contro la menzogna e l'inganno, Filippo vuole evitare che le persone vengano sfruttate o ferite - spiega il regista -. Ma allo stesso tempo è un intransigente che combatte per un Dio in cui lui stesso riesce a malapena a credere. E poi viene trascinato in un villaggio che ha sperimentato nella sua carne un male casuale. Pertanto, diventa sempre più difficile per lui privarli del conforto di quel miracolo».