La fisarmonica, specie nel terzo millennio è sempre più uno strumento per pochi, ma se poi viene suonata per interpretare il repertorio classico e si sconfina nel contemporaneo, come nel caso di Samuele Telari, allora siamo nella sfera della rarità. Telari, è un talento raro, un puro della fisarmonica che ama la musica tutta, «jazz compreso ovviamente », ma ha scoperto una nuova via, quella che dalla barocca porta alla contemporanea. Venticinquenne, spoletino, è fresco vincitore del Concorso internazionale di musica da camera “Luigi Nono”. Per lui prima c’era stato anche il Premio Città di Castelfidardo (nel 2013, primo italiano dopo vent’anni di dominio dei fisarmonicisti stranieri), il Premio Abbado e molti altri. Tutte medaglie appuntate al petto ma che porta con umiltà, mantenendo lo stesso atteggiamento anche mostrando il suo primo disco Limes ( VDM Records). Un disco raffinatamente sublime, tutto da ascoltare, evitando quello che Sandro Cappelletto in prefazione al libretto di presentazione del cd, indica come il pericolo e un male sociale del nostro tempo in cui «viviamo in una condizione di schizofrenia e di fonolatria. Ascoltiamo troppo, male, subiamo musica, spesso ossessiva e idolatriamo non il contenuto del suono ma il contenente ». Con la fisarmonica ispiratissima di Telari non si corre nessuno di questi pericoli. Il contenuto del disco offre in apertura Praeludium et fuga BWV 544 di Bach e chiude con un’esecuzione magistrale delle Danse Macabre di Saint-Saëns.
Brano quest’ultimo che ieri era inserito nel programma del concerto milanese che il giovane fisarmonicista ha tenuto nel Salone degli Affreschi della Società Umanitaria dove ha aperto con la trascrizione del Corale n. 2 di César Franck, quindi la Danse Macabre di Saint-Saëns, nella versione di Yuri Shishkin seguita da un personale adattamento dei Quadri da un’esposizione di Musorgskij e dal Finale dal Concerto per violino e orchestra di Cajkovskij. Telari è cresciuto alla scuola del maestro Massimiliano Pitocco con il quale si è diplomato con lode e menzione d’onore al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma. Città dove Samuele ha vissuto fino a poco tempo fa e dove tornerà, il 9 febbraio, per l’inaugurazione della rassegna Assoli all’Accademia Filarmonica Romana. «Per l’occasione suonerò il capolavoro bachiano delle Variazioni Goldberg » dice con un entusiasmo sempre moderato il virtuoso del “sistema a bottoni”. È un bellissimo momento questo per Telari ma non si può dire lo stesso per il nostro Paese quanto all’attenzione che mostra nei confronti dei rarissimi solisti della fisarmonica.
«Diciamo che in Italia, rispetto ai Paesi del nord Europa è molto più difficile suonare la musica che si è studiata. La fisarmonica è uno strumento di per sé impegnativo, anche fisicamente, ogni concerto vuol dire fare i conti anche con i 15 chili di strumento che imbraccio, ma la leggerezza me la dà la musica che ho scelto e la possibilità di conoscere e approfondire autori che sono poco eseguiti o peggio ancora dimenticati». Nel suo percorso alternativo Telari rende omaggio alla compositrice russa Sofija Gubajdulina, presente in Limes con il suo meditativo De prufundis. A cui segue la Messa da Requiem di Volodymyr Runchak, 57enne ucraino, sicuramente ignoto al grande pubblico. Come molti ancora non conoscono la straordinaria storia di Lorenzo Indrimi, l’artista morto di tumore che chiese e ottenne il benestare del chirurgo per operare il suo cancro affondando il bisturi sulla tela che aveva realizzato. «Una storia surreale e al tempo stesso struggente che Domenico Turi, compositore trentenne, ha messo in musica e io l’ho incisa ( Ombra, omaggio a Lorenzo Indrimi) e inserita in Limes – conclude Telari – . Spero che questo disco viaggi tanto e magari serva a fare appassionare i più giovani alla fisarmonica». © RIPRODUZIONE RISERVATA