La fine della Seconda Guerra Mondiale e del Terzo Reich secondo Quentin Tarantino, in una favola pulp sul nazismo e il potere del cinema. Applaudito anche dalla critica arriva in concorso a Cannes l’attesissimo Inglourious Basterds diretto dal regista che nel 1994 sulla Croisette conquistò la Palma d’Oro per Pulp Fiction. Ispirato alla pellicola di Enzo Castellari Quel maledetto treno blindato (ma il titolo inglese era Inglorious Bastards) del 1978, il film di Tarantino inizia con un classico «C’era una volta nella Francia occupata da nazisti…» e si snoda per 2 ore e 40 minuti in diversi capitoli che raccontano le gesta di un gruppo di soldati ebrei americani capitanati da Aldo Raine (Brad Pitt) impegnati a combattere i tedeschi senza tanti scrupoli. Il momento di ribaltare le sorti del conflitto arriva quando la squadra raggiunge a Parigi la celebre attrice tedesca, nonché agente segreto, Bridget von Hammersmark (Diane Kruger), coinvolta in un attentato a Hitler e ai sui più stretti collaboratori architettato dalla giovane ebrea Shosanna, scampata al massacro della sua famiglia, proprietaria di un cinema sotto falso nome e determinata a vendicarsi, proprio come la sposa di Kill Bill. Le cose non andranno proprio lisce come previsto, ma l’obiettivo viene raggiunto e il Fuhrer muore crivellato dai colpi degli irriducibili «Basterds». Tarantino si diverte dunque al ribaltare la Storia e all’«operazione Valkirya» recentemente portata sullo schermo da Brian Singer (l’attentatore era un altro bello di Hollywood, Tom Cruise) risponde con l’«operazione Kino», decisamente più efficace. I gerarchi nazisti moriranno infatti nel cinema dove si sta proiettando un film su un eroe di guerra, diventato protagonista della pellicola stessa, vittime di un rogo di celluloide che distruggerà tanti capolavori della settima arte ma salverà migliaia di vite umane. «Se fossi stato al posto di Shosanna avrei fatto la stessa cosa, sacrificando anche i capolavori che più amo – dice il cinefilo Tarantino – ma quell’epilogo è una metafora sulla forza del cinema capace di sconfiggere la dittatura». Ricchissimo di citazioni, a tratti sanguinolento ma senza esagerare, lontano dalle vuote provocazioni del suo ultimo e poco apprezzato A prova di morte, Inglorious Basterds mescola atmosfere da spaghetti western e iconografia dei film sulla Seconda Guerra Mondiale, cinema di genere e d’autore, lunghi dialoghi e gag esilaranti, attori tedeschi, francesi e americani, storia e invenzione, star di Hollywood e volti nuovi, o quasi, che per il pubblico internazionale sono una vera scoperta. Come Christopher Waltz che nei panni del colonnello nazista Hans Landa, soprannominato il «cacciatore di ebrei», offre una performance memorabile. Senza di lui Tarantino non avrebbe fatto il film: «Non riuscivo a trovare l’attore giusto per questo personaggio, di cui sono particolarmente orgoglioso, e stavo rinunciando al progetto, quando finalmente è apparso Christopher e dopo un breve provino ho urlato 'Il film si fa!'. Erano anni poi che pensavo di lavorare con Brad Pitt, ma io parto sempre dai personaggi per scrivere le mie storie, mai dagli attori, e finora non avevo mai trovato un ruolo per lui». Poi, entusiasta e generoso come sempre, aggiunge sul suo film: «Il cinema è passione, non solo immagini. Amo fare film per il pubblico di tutto il mondo, non solo per quello americano, e Cannes è il posto giusto per mettersi alla prova».