«Stai tranquillo, amico: del tuo furto parlerà prima questa pietra» Così disse Batto al furbo Ermes, che volle rubare la mandria di bovini di Apollo suo fratello. Batto, il cui nome significa «chiacchierone», promise a Ermes di non parlare a nessuno del furto dei bovini. Ma Ermes, dopo aver mutato sembianze, tornò da Batto, offrendogli un premio se gli avesse detto in qual luogo fossero nascosti i bovini di Apollo. Batto rispose: «Saranno vicino a quelle colline», ed erano infatti vicino a quelle colline. Così Batto infranse la sua promessa verso Ermes, che a sua volta lo trasformò in «una lapide dura, che ancora oggi è chiamata 'spia': da allora, senza sua colpa, l’antica infamia bolla quella pietra». Perdonatemi, carissimi lettori, se adesso prendo le parti di Batto per qualche minuto. Perché anch’io voglio divulgare un «furto» di Ermes: non però il furto dei bovini, ma del sole. Ieri infatti Apollo, secondo la sua consuetudine, ha cominciato la giornata conducendo il suo carro attraverso il cielo. Ma verso le ore 13 Ermes è entrato improvvisamente in scena rubando da Apollo un raggio di sole, anche se piccolissimo. Infatti, fino al tramonto, Ermes ha oscurato lo splendore di Apollo, di un poco. Di che cosa sto parlando? Del transito del pianeta Mercurio, naturalmente! Infatti, il pianeta più vicino al sole, chiamato Mercurio, ha leggermente eclissato ieri la luce del nostro Sole. Questo «transito di Mercurio», come dicono gli astronomi, avviene 13 o 14 volte ogni secolo. Siccome l’orbita di Mercurio sta su un altro piano rispetto alla Terra, accade che di solito il pianeta transiti sopra o sotto il sole. Infatti Mercurio si vede molto spesso vicino all’orizzonte nel cielo vespertino. Però ieri, grazie a un telescopio, ho visto nella faccia splendente del sole, riflessa su un pezzo di carta, un disco nero, minuscolo, che si muoveva, e che mirabilmente rappresentava l’ombra di Mercurio! Ma perché ci importa vedere di sfuggita l’immagine di una piccola ombra di qualche pianeta su un pezzo di carta? In realtà, non è cosa di poco conto. Nell’anno 1916 un transito simile a questo ha infatti fornito le prove per dimostrare la teoria di relatività di Albert Einstein, che aveva correttamente previsto un’anomalia nell’orbita di Mercurio. Gli dei, come Mercurio, sono furbi, ma gli uomini sono sempre più furbi.