RepRap si riproduce per partenogenesi, senza bisogno di nient’altro che di se stessa: essendo progettata per stampare oggetti di plastica è in grado di dar forma a gran parte dei propri componenti. E, infine ma non ultimo, si evolve di continuo perché chiunque la possieda può progettare e subito stampare eventuali pezzi utili a migliorarla. E condividere le migliorie con gli altri utenti, come impone la filosofia dell’
open source. RepRap è una stampante 3D: non serve per riprodurre testi o disegni ma a creare oggetti tridimensionali. In questo senso, non è una novità: esistono – ed esistevano ben prima che RepRap vedesse la luce – modelli più sofisticati, probabilmente più efficienti ma di sicuro molto, molto più costosi. Questa è la novità: per portarsi a casa la stampante che si auto-replica bastano cinquecento euro e la pazienza di passare un paio di giorni impegnati nel montaggio. Ma per farne che? Di tutto: quel che il cervello immagina, l’apposito software scompone in tanti piani e la macchina concretizza: gli ugelli della stampante passano e ripassano depositando uno dopo l’altro innumerevoli strati di materiale, fino alla conclusione dell’opera. Dai tappi per le bottiglie agli orecchini, dalla custodia per l’iPod ai ganci appendiabiti, agli spremiagrumi, ai pezzi della scacchiera... La stampa tridimensionale è un tecnologia ancora sotto-utilizzata in Italia, nota a ristretti circoli industriali e accademici, che non usano il modello fai-da-te da cinquecento euro ma macchine che di euro ne costano migliaia. Le stampanti funzionano con le plastiche, le resine, la ceramica invetriata e i metalli: la tecnologia si sta evolvendo, i miglioramenti sono continui, i costi si stanno progressivamente abbattendo ed è probabile che la stampa 3D conoscerà a breve un’epoca d’oro. Ma che genere di oggetti si possono ottenere con la tecnologia che avanza? Li portiamo ai piedi, ne facciamo sfoggio quando sorridiamo, li ammiriamo in passerella o quando sfrecciano sui circuiti di Formula 1: sono tra i più vari i prodotti realizzati – dall’industria aeronautica e automobilistica, dai gioiellieri e dagli stilisti, dagli artisti e dagli odontotecnici, dagli ortopedici e dagli ingegneri... – con le stampanti 3D. Infiniti i campi di utilizzo della tecnologia, primo tra tutti quello della prototipazione, la realizzazione di prototipi, con costi contenuti e in tempi brevi, ripetutamente perfezionabili prima di passare alla produzione su vasta scala. In questo senso, le stampanti 3D sono ormai una consuetudine nel settore aerospaziale, automobilistico e medico. A Nicodemo Funaro – ingegnere meccanico del Crim, il Centro di ricerca in Microingegneria della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa – la stampante 3D, un modello da ottantamila euro, serve prevalentemente per dare forma concreta ai progetti di ricerca dei suoi dottorandi, per stampare prototipi di tipo funzionale per le tesi di laurea. Ma gli è capitato anche di inviare alla stampante 3D le immagini di una Tac: «Per realizzare – spiega Funaro – la parte finale della spina dorsale di un paziente che doveva essere sottoposto a un intervento delicato. L’ortopedico, grazie al modello stampato in resina, è riuscito a vedere concretamente, a maneggiare, la parte su cui doveva intervenire». Meno utile ma più dilettevole, l’utilizzo che delle stampanti 3D ha fatto la Objet Geometrics, un’azienda all’avanguardia nel settore, a cui la casa di produzione di
Iron Man 2 – la Legacy Effects – ha affidato il compito di dare forma concreta al costume del supereroe. Tutt’altro che virtuale, l’armatura rossa e oro è fatta in modo da calzare a pennello a Robert Downey Jr., il protagonista, che nel primo film della serie aveva lamentato non poche difficoltà con i guanti del costume: troppo stretti, dolorosi da indossare e scomodi da maneggiare, non consentivano una presa efficace. Per il
sequel, le mani di Downey Jr. sono state scannerizzate e grazie alla tecnologia 3D sono stati realizzati guanti sottilissimi e particolarmente flessibili. La versatilità delle stampanti 3D ha sfilato anche in passerella, impiegata dalla creatività di un giovane stilista olandese, Iris van Herpen, per dar vita a sottilissimi smerli. Abiti che abbinano alla geometria scultorea la delicatezza delle trame e la massima flessibilità possibile: le onde fluenti e traforate sono realizzate in polietilene bianco da una stampante 3D. Ma non è solo l’alta moda a sfruttare la risorsa: Clarks, lo storico marchio calzaturiero, ha modernizzato i processi di produzione introducendo la progettazione digitale e la prototipazione automatizzata delle scarpe. Dopo uno schizzo iniziale sulla carta, i disegni vengono rapidamente passati a un software Cad 3D che li rende più semplici da modificare. Quando il progetto è soddisfacente, il progettista Clarks lo stampa: «Invece di aspettare due o tre settimane per avere un costoso prototipo – spiega Ross Authers,
Digital Development Manager dell’azienda – adesso siamo in grado di avere tra le mani un prototipo completo e colorato nel giro di un giorno. E, una volta approvato, il modello può essere ristampato in altre sedi del mondo e messo in produzione, con un ulteriore risparmio di tempo e denaro». A Valenza, patria dell’oreficeria, le stampanti 3D sono al servizio della creatività degli artigiani dell’oro e delle pietre preziose, consentendo di realizzare geometrie prima impensabili, intrecci, trafori e sblazi impossibili con gli stampi tradizionali: «Il disegnatore di gioielli ci porta il suo progetto – spiega Damiano Vescovo, della Prototek, azienda di prototipazione rapida – e noi lo trasformiamo in un prototipo in resina o cera microfondibile, senza limiti di forma e complessità geometrica. Con la stereolitografia, il prototipo viene poi trasformato in uno stampo siliconico da cui si ottiene il gioiello finito». Ma – e qui viene il bello – la stampa 3D è a disposizione di chiunque abbia un’idea da trasformare in realtà: si moltiplicano i siti che offrono a designer principianti e amanti del fai-da-te la possibilità di divertirsi con la grafica 3D. I creativi possono inviare le loro invenzioni e riceverne una copia tridimensionale, a casa, nel giro di qualche giorno. I meno estrosi possono scegliere tra una gamma infinita di oggetti originali, dai soprammobili agli orecchini, passando per lampadari e fermacarte da scegliere e stampare nel materiale e nel colore preferiti. Il più attrezzato è Shapeways, che offre oltre mille possibilità di scelta, a prezzi contenuti: si stampa in ceramica invetriata, in plastica morbida e rigida, in diversi metalli. La produzione non è più di massa, la personalizzazione sì.