La Nazionale italiana di basket con sindrome di Down a Padova nella finale dell'Europeo vinta contro la Finlandia - Fransesini/Fisdir
Mentre l’Italia del calcio si smarriva ancora una volta tra i propri incubi in terra macedone, un’altra Nazionale ci regalava l’ennesimo sogno. Chiamateli pure gli “imbattibili”, loro sono i fenomenali ragazzi dell’Italia del basket con sindrome di Down. Nel fine settimana si sono laureati di nuovo campioni d’Europa. Nella finale di Padova, la squadra di Giuliano Bufacchi ha battuto nettamente la Finlandia con il punteggio di 32-18. È il terzo titolo europeo conquistato dagli azzurri, che l’anno scorso si erano laureati campioni del Mondo, anche in quel caso per la terza volta. Siamo al sesto successo in altrettante partecipazioni a eventi internazionali dal 2017 a oggi. Un bottino impressionante: tre titoli Mondiali (2018, 2019, 2022) e tre Europei (2017, 2021 e 2023), non perdono una partita dal 2021. Una squadra di veri supereroi: Stefano Barollo (classe 1999, Sport in Veneto), Stefano Borgato (1988, Sport in Veneto e Aspea), Alex Cesca (2000, Anthropos), Andrea Durante (2004, InTeam e Ostia Warriors), Raniero De Fusco (2007, Ass. Orionina), Alessandro Greco (1986, Anthropos,), Francesco Leocata (1986, Anthropos e Accademia Azzurra) e Davide Paulis (1996, Atletico Aipd). «Una gioia immensa – commenta coach Bufacchi– che ci inorgoglisce. Soddisfatto dei ragazzi per il loro impegno, tenacia e coraggio. Grazie ai tecnici D’Erasmo e Dessì con i quali abbiamo condiviso questa splendida avventura e grazie alla Fisdir (Federazione italiana sport paralimpici degli intelletivo relazionali, ndr) per aver sempre creduto in noi». Se parliamo di basket, il vero “Dream Team” adesso sono loro, perché di quello dei normodotati statunitensi, i maestri di questo gioco, oggi non c’è più traccia. Almeno a giudicare dall’ultimo Mondiale appena andato in archivio.
Il flop della Nazionale Usa in Asia è nei numeri oltre che nelle prestazioni. È dal 2014 (ultima vittoria) che il Team Usa non riesce a salire su un podio iridato: dopo 53 anni non riescono a vincere nemmeno una medaglia in due edizioni di fila Anche nella sconfitta per il bronzo contro il Canada hanno incassato 127 punti: il peggior record nella storia degli Usa tra Mondiali e Olimpiadi. Fino a quando continueranno a prendere sotto gamba le competizioni internazionali mandando giocatori non di prima fascia, il rischio figuraccia è sempre dietro l’angolo. La lezione però pare sia stata già recepita: passi per il Mondiale (torneo sempre snobbato perché un anno prima delle Olimpiadi), ma ai Giochi di Parigi del 2024 sono pronti a schierare di nuovo un Superteam. L’iniziativa, come riporta The Athletic, sarebbe dell’infinito LeBron James, 39 anni a dicembre, che avrebbe già richiesto l’adesione di altre stelle, come Stephen Curry, Kevin Durant, Jayson Tatum, Kyrie Irving. Staremo a vedere, intanto il torneo iridato ha confermato che l’Europa sta dimezzando sul parquet la distanza oceanica con gli States.
Sei delle migliori otto squadre sono risultate del Vecchio Continente, con la finale tutta europea tra Germania e Serbia. Hanno vinto i tedeschi, portando a casa il primo oro mondiale della loro storia con un percorso fantastico di otto vittorie e zero sconfitte. In un Paese più a trazione calcistica il trionfo della pallacanestro è arrivato proprio in coincidenza con uno dei punti più bassi del pallone tedesco che ha esonerato il ct Flick. E la stella della Nazionale di basket, Dennis Schroder, ha chiesto più rispetto per la palla a spicchi in Germania a cominciare dalla Tv. In Italia questa volta non ci si può lamentare visto che la Nazionale è tornata sulla Rai. La squadra di Pozzecco (alla fine ottava) ha centrato i quarti di finale come non accadeva dal 1998, ma certo rimane qualche rimpianto per essersi arresi a questi Stati Uniti e aver battuto la Serbia poi arrivata a giocarsi punto a punto la finale. Dal Mondiale ci portiamo anche il premio di miglior allenatore a Luca Banchi, protagonista del sorprendente cammino della Lettonia (che ha chiuso al quinto posto). Sotto canestro però ci teniamo stretta la lezione dei ragazzi con sindrome di Down. Onore ai loro coach e soprattutto ai loro genitori che hanno creduto e credono nella vita come dono: non esistono vite meno degne di essere vissute, perché tutte hanno lo stesso e splendido valore.