sabato 25 aprile 2015
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Le scarpe stanno al camminatore come la mente che muove le scarpe. "Camminamente" la mostra che si aprirà il prossimo 24 aprile, fino al 10 maggio in una delle ville palladiane più suggestive del vicentino, Villa Caldogno alle porte di Vicenza, all’interno del contenitore di manifestazioni della rassegna "Scienza&Conoscenza", è la prima mostra dedicata alla strada, alle scarpe di pellegrini e camminatori. Dall’azione al simbolo il passo è breve, da quando cioè il camminatore o pellegrino è per strada, a quando l’arrivo alla meta diventa un ricordo. Ciò che resta alla fine diventa un simbolo, con le scarpe trasformate in oggetti simbolici. In effetti, chiedere le scarpe a un camminatore è un po’ come chiedergli la carta d’identità, non tanto per il valore, quanto piuttosto per i ricordi che racchiudono.

Francisco Sancho, pellegrino da Roma a Santiago fino alla Svezia e ritorno.
Al mondo simbolico delle scarpe e di chi va per strada per fede o sport, è dedicata la singolare mostra, che vede nelle scarpe vissute qualcosa di più di un oggetto da usare e buttare: Nelle scarpe si racchiude il pensiero di chi le ha indossate. Non si tratta di una raccolta feticistica di oggetti immanenti, ma anzi un autentico percorso fatto di cammino e mente che si trasforma qui in vera e propria didattica del cammino.

Giovanni Bruttomesso, pellegrino da Canterbury a Gerusalemme nel 2013
Oggi il cammino sembra essere tornato di moda, sarà perché per gli uomini esplorare e viaggiare è sempre stato un istinto atavico, ma il camminare sul piano fisico e mentale, resta uno dei cardini del "benessere" contemporaneo. Se è vero, come diceva Goethe, che «la cosa più difficile è vedere ciò che sta sotto il nostro naso», quel nostro quotidiano movimento, dovrebbe essere motivo di continuo stupore, se al corpo uniamo la mente. Un lungo lavoro di ricerca contattando camminatori e pellegrini di tutto il mondo: dai più conosciuti a chi compie pellegrinaggi di migliaia di chilometri nell’assoluto silenzio stampa.

Mike Soppelsa, Malesia-Belluno 2013Il risultato è la raccolta di 25 scarpe con relative storie. Spesso avventure, racconti epici di grandi attraversate come le scarpe donate dal canadese Jean Beliveau, il primo uomo ad aver compiuto il giro del mondo a piedi in 11 anni. Ancora, l’italiano Roberto Bassi, oggi quasi ottantenne che nel 1971 con i suoi scarponi pesanti più di tre chili è partito da Roma per giungere dopo 14 mesi a Tokyo. Nel 2013 il pensionato Giovanni Bruttomesso, ripercorse la via pellegrina da Canterbury a Roma, fino a raggiungere Gerusalemme. Lo spagnolo Francisco Sancho, dopo aver compiuto più volte Roma-Santiago, sta per partire per un pellegrinaggio di oltre 10 mila km fino in Svezia e ritorno.

Roberto Bassi, Roma-Tokio nel 1971
Camminatori e pellegrini accomunati dalle scarpe che fanno da "ponte" con la terra che calpestano. Ma soprattutto compagne fedeli di ogni cammino. Scarpe che "parlano" e raccontano anche la storia: c’è chi cammina per sport e passione, e chi invece è indotto a camminare per e con la forza. Tanto serve per farci entrare nella sezione dedicate alle scarpe di storia. Schegge di memoria, rappresentate da scarpe che ci ricordano fatti storici e di attualità. In mostra ci saranno le scarpe abbandonate nei barconi di Lampedusa.

Le scarpe di una donna di Sarajevo colpita da un cecchino
Quelle della guerra di Sarajevo, oppure dell’esodo istriano-dalmata fatte giungere dal Magazzino 18 di Trieste. Come pure scarpe consumate per la notizia dei giornalisti Ettore Mo e Toni Capuozzo. Non ci saranno le scarpe, ma le opere di un grande camminatore con la mente, come fu Emilio Salgari. E i sandali fatti a mano dei frati missionari a ricordare il Vangelo di strada.

Scarpe dei prufughi arrivati a Lampedusa con un barcone nel 2013Più che una mostra, è un’autentica esperienza per riscoprire a ogni età il valore del camminare con coscienza: forma di terapia, gusto e vitalità, di quel simbolo che racchiude il nostro cammino di vita.

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