mercoledì 27 maggio 2009
Le opere scendono da 14 a 12. Ermolli si appella al Governo: «Se il Fus non viene reintegrato taglieremo: mancano 7 milioni di euro». Il sovrintendente Lissner: «Siamo a una svolta».
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Dodici titoli. A fronte dei 14 dell’attuale cartellone. «Per non essere costretto a tagliare in corsa ho giocato d’anticipo: per un anno si ferma il Progetto Monteverdi - la prevista Incoronazione di Poppea slitta al 2013 – mentre per una nuova opera contemporanea si dovrà attendere il 2011 con Una scomoda verità che Giorgio Battistelli trarrà dagli scritti di Al Gore» annuncia il sovrintendente (nonché direttore artistico) Stéphane Lissner. La Scala tira la cinghia. Non certo sulla qualità. Ma il cartellone 2009/2010 (sipario come tradizione il 7 dicembre – anteprima il 4 per i giovani – con la Carmen di Bizet: dirige Barenboim, regia di Emma Dante, protagonista Anita Raveli, giovane mezzosoprano georgiana che studia ancora all’Accademia della Scala) deve fare i conti con la crisi. E soprattutto con i tagli al Fondo unico per lo spettacolo. «Se il ministro Bondi non riuscirà a riportare i contributi del Fus a quelli del 2008 dovremo tagliare qualcosa della prossima stagione» dice Bruno Ermolli, vicepresidente della Fondazione Scala. Dopo aver chiuso il bilancio in pareggio per il quarto anno il teatro deve considerare che «mancano all’appello 7 milioni di euro» dice Ermolli che poi aggiunge: «Bondi mi ha promesso che a breve sarà pronta la riforma delle fondazioni liriche e speriamo che il governo riconosca alla Scala lo status di teatro nazionale, cosa che ci garantirebbe maggiore autonomia». Lissner – che in un’intervista a Le monde dice «se la Scala di Milano va male, l’Italia va male» dando al suo teatro il valore di un "barometro sociale" – guarda avanti e presenta la sua quinta stagione. «Quando arrivai a Milano chiesi 5 anni per realizzare un progetto artistico. Sapevo che quelli erano i tempi per ripensare l’organizzazione del lavoro, aumentare la produttività e poter avere la disponibilità di direttori, registi e cantanti che organizzano sul lungo periodo i loro impegni. Eccoci, dunque, alla resa dei conti». Per Lissner quella 2009/2010, quando le alzate di sipario saranno oltre 250, è la «stagione della svolta». La stagione di un maggior coinvolgimento dei giovani chiamati a raccolta con il progetto Under 30 (dove trova spazio anche la solidarietà con il sostegno a Project Malawi): confermati gli abbonamenti a prezzi scontati e i concerti de La Scala in famiglia, raddoppiano le anteprime (oltre alla Carmen porte aperte per il balletto Trittico Novecento) e arriva un sito Internet (lascalaunder30.org) pensato appositamente per i ragazzi. «Solo cinque anni fa certi sembrava impossibile che nello stesso cartellone ci fossero i direttori che avremo il prossimo anno» dice Lissner. E fa i nomi di Claudio Abbado, Daniel Barenboim, Antonio Pappano, Zubin Mehta, Esa Pekka Salonen, Daniele Gatti, Pierre Boulez, Georges Pretre, Gustavo Dudamel, Daniel Harding. Elenca poi i registi reclutati. Patrice Chéreau per Da una casa di morti di Janacek, Peter Stein per la Lulù di Berg, Eimuntas Nekrosius in locandina per il Faust di Gounod, la Fura dels Baus che reinventerà il Tannhäuser  e Guy Cassier che inizierà con L’oro del Reno la sfida di proporre entro il 2013 l’intero Ring di Wagner. Arriva ai cantanti. «In ogni allestimento ci saranno voci importanti» dice Lissner citando per primo Placido Domingo. «Il grande tenore ad aprile del 2010 con Simon Boccanegra affronterà un ruolo da baritono, ma prima, il prossimo 9 dicembre, festeggerà i suoi quarant’anni alla Scala cantando, diretto da Barenboim, il primo atto della Valkiria di Wagner». E ancora Jonas Kaufmann (il Don Josè dell’inaugurale Carmen), Leo Nucci (ancora una volta nei panni di Rigoletto), Anja Harteros (prima donna di Tannhäuser e Boccanegra), René Pape (che debutta come Wotan nella Tetralogia) e i tenori del momento Juan Diego Florez e Rolando Villazon: il peruviano torna con il Barbiere di Siviglia, mentre il messicano per la sua prima volta alla Scala ha scelto L’elisir d’amore.Ritorna Abbado e si aspetta Muti. Al di là dei minuti di applausi, delle critiche positive, dei premi che collezioneranno gli spettacoli in cartellone, quella 2009/2010 sarà ricordata come la stagione del ritorno alla Scala di Claudio Abbado. Il direttore d’orchestra milanese tornerà nel teatro che lo ha visto protagonista sul podio dal 1968 al 1986 il 4 e 6 giugno 2010. Usare la parola evento, una volta tanto non sembra esagerato. Lo ricorda il sindaco Moratti, nella sua veste di presidente della Fondazione Scala. «Il ritorno del maestro è una grande notizia» dice annunciando che il mese prossimo si inizieranno a posizionare le prime delle novantamila piante (saranno magnolie) chieste dal direttore d’orchestra per il suo ritorno in città. Compenso singolare quello messo sul tavolo da Abbado che lunedì era a Milano per visionare il progetto di piantumazione degli alberi. Ma alla domanda se quello "ecologico" sarà l’unico cachet che il musicista percepirà Lissner risponde secco e infastidito con un «no comment». Il sovrintendente scaligero preferisce ricordare gli sforzi fatti per riportare Abbado a Milano. «Dopo due giorni dalla mia nomina sono volato a Berlino per invitare il maestro a tornare. Il suo sì è arrivato dopo cinque anni» dice aggiungendo orgoglioso: «E non per caso, ma per una precisa volontà di lavorare in un teatro nel quale ora si rispecchia». Abbado tornerà con l’Ottava sinfonia di Mahler, «l’unica che il direttore non aveva mai eseguito a Milano». Un ritorno alla grande. Non dedicato pienamente ai complessi musicali milanesi, però. Per l’occasione, dato che la partitura richiede un organico sterminato, a Orchestra, Coro e Coro di voci bianche della Scala si uniranno l’Orchestra Mozart (fondata da Abbado nel 2004), il Coro della radio svedese, il Coro Arnold Schonberg e il Tolzer knabnechor. Ora all’appello manca un altro grande direttore, Riccardo Muti, che se ne andò polemicamente nel 2005. «Ci dica cosa vuole per tornare» ha detto il sindaco Moratti auspicando che presto il musicista napoletano possa dirigere nuovamente in quello che per 19 anni è stato il suo teatro. «Gli ho già mandato un invito» ha rimarcato Lissner spiegando che auspicherebbe un rientro di Muti per il 2013, Anno verdiano. Ma prima il sovrintendente si prepara a celebrare l’Unità d’Italia. «Per il 2011 – racconta – abbiamo commissionato tre nuove partiture a Francesconi, Gervasoni e Lombardi che affideremo alle orchestre delle tre capitali d’Italia, quella della Rai di Torino con Juraj Valcuha, il Maggio fiorentino con Mehta e Santa Cecilia con Pappano».Pierachille Dolfini
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