Forse tra un secolo, quando si guarderà alle invenzioni di questi anni – computer, telefonini, tablet ed e-book, veicoli elettrici o, chissà, i pannelli solari – qualcuno si troverà a considerare che quello che stiamo vivendo è stato un periodo intenso, tecnologicamente parlando. I paragoni sono sempre complessi quando il giudizio deve attraversare le epoche, ma se oggi l’innovazione è palpabile, negli anni che hanno chiuso il XIX secolo l’umanità non ha affatto scherzato. In uno spazio temporale relativamente ristretto, più o meno dal 1880, hanno conquistato il campo invenzioni come l’energia e la luce elettrica, i tram, le automobili, le biciclette, le motociclette, il telefono, oggetti simbolo dell’era moderna. Con una differenza significativa, però, rispetto ai giorni nostri: che in quella fase storica l’Italia e gli italiani hanno giocato un ruolo di primo piano sulla scena internazionale dell’innovazione. Uno spunto per calarsi nel clima dell’epoca e rileggere alcune pagine di storia è offerto dalla prima della Scala di venerdì prossimo, 7 dicembre, con la messa in scena del
Lohengrin di Richard Wagner, diretto da Daniel Barenboim. Quella sera il teatro sarà illuminato con l’energia prodotta dalle centrali idroelettriche sull’Adda della Edison, meravigliosi impianti in stile liberty costruiti proprio a partire da fine ’800 sfruttando i "salti" d’acqua e le canalizzazioni realizzate nel ’400 da Leonardo da Vinci. L’evento permette alla società energetica (che dopo anni di contese e passaggi azionari è oggi di proprietà della francese Edf) di definire la serata scaligera «a impatto zero». Non è semplice comunicazione ambientale: la circostanza rievoca la sera del 26 dicembre 1883, quando la prima della
Gioconda di Amilcare Ponchielli venne illuminata da 2.280 lampadine elettriche in sostituzione delle fiammelle alimentate a gas (o meglio: gaz, come si diceva allora). A trarne beneficio, raccontano le cronache dell’epoca, furono la visione dell’opera e soprattutto i polmoni del pubblico. L’energia, fornita dalla neonata Edison, arrivava dalla vicinissima centrale di via Santa Radegonda, a fianco del Duomo, sorta al posto di un vecchio teatro. Non propriamente un impianto ecologico, secondo i parametri contemporanei, considerato che le dinamo erano azionate bruciando carbone, ma pur sempre la prima centrale elettrica di tutta l’Europa continentale. E Milano, che da pochi mesi stava sperimentando nelle vie del centro la luce elettrica, faceva da apripista in Europa alla novità che andava emergendo negli Stati Uniti. L’evento meneghino lasciò una traccia importante nella storia rapidissima dell’elettricità. Solo pochi anni prima, nel 1879, Thomas Alva Edison e i suoi collaboratori di Menlo Park, nel New Jersey, avevano acceso la prima lampadina a incandescenza con il resistente "filamento" di carbone. E nel settembre di tre anni dopo, nel 1882, lo stesso Edison aveva effettuato il primo esperimento al mondo di distribuzione dell’energia elettrica collegando 59 utenti a Manhattan. Milano seguiva a ruota. Un’evoluzione rapidissima ai nostri occhi, abituati a confondere gli
upgrade con le innovazioni. Una corsa che ha visto l’Italia tenere sempre il passo dei primi. E il modo in cui questo è avvenuto può insegnare molto. L’italiana Edison, prima compagnia energetica nazionale, viene costituita proprio nel 1882 grazie all’intuizione di uno degli iniziatori del Politecnico, l’ingegnere Giuseppe Colombo, che due anni prima aveva acquistato a Parigi una piccola dinamo e in seguito la licenza esclusiva per applicare in Italia il «sistema Edison» per la produzione di energia. Il legame tra l’America elettrica e il capoluogo lombardo può risultare speciale se si pensa che Thomas Edison è nato, guarda caso, in una città dell’Ohio che si chiama Milan. In realtà niente in quegli anni è lasciato all’improvvisazione. Attorno al Duomo e alla Scala l’elettricità si diffonde alla velocità della luce: illumina il teatro Manzoni, i negozi del centro, le case vicine dei cittadini più facoltosi. Nel 1883 l’energia elettrica è ormai fornita stabilmente di giorno e anche di notte, e sull’onda del progresso nel 1892 la Edison la impiegherà per pensionare gli omnibus a cavalli e far muovere i primi tram. Certo, l’elettricità è cara, costa il doppio del gas, che oltretutto viene ormai offerto a prezzi sempre più scontati per ragioni di concorrenza, ma il motore si è messo in moto e nessuno lo potrà più fermare. Per far fronte alla domanda crescente della città, a Porta Volta viene costruita una seconda centrale cittadina, ma è nel 1898 che si registra la svolta decisiva: per portare ancora più elettricità a Milano, Edison avvia la centrale idroelettrica Bertini di Paderno d’Adda. La "linea", che copre la distanza di 32 chilometri, introduce la novità dei pali di ferro, prodotti delle officine Savigliano di Torino, e gli isolatori in ceramica forniti dalla Richard Ginori. Nell’anno dell’Unità d’Italia, il 1861, l’unica fonte energetica nazionale era il legno, seguito dal cibo per nutrire quelle macchine naturali da lavoro che sono gli esseri umani e gli animali, mentre il contributo di mulini a vento e ad acqua non arrivava all’1%. Ma già a inizio ’900 il 25% del fabbisogno sarà coperto dalle fonti fossili. La rivoluzione dell’energia ha avuto un passo rapidissimo ed entusiasmante. Si deve anche a questa opportunità per l’industria manifatturiera se l’Italia è riuscita ad affrontare con strumenti adeguati la crisi economica scoppiata dal 1890 sotto il peso dei costi delle guerre coloniali. Un’avanguardia elettrica e idroelettrica frutto di sguardi sul futuro e di grandi investimenti privati nella ricerca, nelle università, nell’innovazione. Roba d’altri tempi, si dirà, se il confronto è con un presente in cui la crisi fa considerare all’avanguardia, in senso energetico e ambientale, un evento alla Scala che riporta le lancette del tempo indietro di 130 anni. Un viaggio nel passato tutto da meditare e non privo di senso, un ritorno all’origine della produzione energetica per imparare forse a gestire meglio le risorse di oggi: la luce fornita da fonti rinnovabili, l’energia prodotta dall’acqua del fiume (l’ambiente del "cavaliere del cigno" Lohengrin) e magari l’ecologico e popolare tram anche per andare alla Prima. E se fosse proprio questa, oggi, la rivoluzione?