Il cantante Andrea Satta, qui in una scena del cortometraggio "Coupon. Il film della felicità" di Agostino Ferrente
Parla il cantante dei Têtes de Bois, protagonista del corto di Ferrente “Coupon. Il film della felicità”, fuori concorso al Torino Film Festival, che esce anche con il suo primo disco da solista Pedala forte in sella alla sua bici Andrea Satta. Pedala sempre per le strade di una Roma periferica, pasoliniana che ormai vede e riconosce solo lui, l’artista “pediatrico” e pedalatore del Casilino. Sua è la voce più originale e graffiante del panorama pop. Avanti Pop, già come il titolo di uno dei nove dischi cimelio pubblicati con la sua band, gli anarchici Têtes de Bois che ai loro concerti ecologisti fanno pedalare anche il pubblico per alimentare i riflettori che illuminano il palco. Il loro primo live, a Roma, fu quasi “situazionista”, sotto la statua di Giordano Bruno, in Campo dei Fiori, nell’ormai lontano 1992. «Arrivammo con un vecchio camioncino Fiat 615, del 1956, e quello divenne il nostro palco ambulante ». Due anni dopo il primo cd autoprodotto, E anche se non fosse amore, omaggio ai grandi chansonnier francesi, Georges Brassens e Leo Ferrè in primis, al quale i Têtes de Bois hanno dedicato un paio di dischi antologici premiati con la Targa Tengo: Ferré, l’amore e la rivolta e Extra, le canzoni di Léo Ferré riarrangiate e tradotte in italiano. Ora il romano di radici sarde, dottor Satta (pediatra di periferia), destino affine a quello del milanese con origini pugliesi, il dottor Enzo Jannacci (cardiochirurgo e poeta degli ultimi), debutta da solista con un disco di inediti (uscirà l’1° dicembre, presentazione romana il 10 dicembre all’Angelo Mai) Niente di nuovo tranne te, prodotto e arrangiato con il talentuoso polistrumentista Giorgio Maria Condemi.
"Niente di nuovo tranne te", primo disco senza i Têtes de Bois. Ma prima il film con il "mentore" Agostino Ferrente
«I Têtes de Bois dopo i trent’anni di carriera mi hanno concesso un “tfr in canzoni” e la possibilità di sperimentare un altro suono. Ma poi saremo ancora insieme per il tour “Palco a pedali” e altri progetti», spiega Satta che tra il disco da solista e le date con la band, si è «innamorato» di Coupon. Il film della felicità. Ennesima collaborazione con il suo mentore cinematografico Agostino Ferrente che aveva già firmato la regia del videoclip Alfonsina e la bici dei Têtes de Bois. Ma qui il protagonista e ispiratore della storia è lui, il frontman che si muove alla Buster Keaton che recita e canta fuori sincro la splendida e struggente Coupon. Una delle 12 canzoni di Niente di nuovo tranne te, la colonna sonora, e di fatto l’asse portante della sceneggiatura del cortometraggio che verrà presentato il 29 novembre al Torino Film Festival. Non è la prima volta che l’arte canora di Andrea Satta entra nella trama di un film. Era già accaduto con i Têtes de Bois finiti nel cast de Le ombre rosse di Citto Maselli, «film di cui firmammo anche la colonna sonora, così come è nostra la musica del film Passannante di Sergio Colabona in cui ero anche attore e Non mi avete convinto. Pietro Ingrao, un eretico di Filippo Vendemmiati».
In "Coupon. Il film della felicità" recita Pierluigi Bersani, il politico che parla ancora alla gente
E dopo l’incontro con una bandiera del comunismo italiano come Pietro Ingrao, ora in Coupon. Il film della felicità («dedicato alla memoria del grande amico Sergio Staino», ci tiene a sottolineare Satta) trova come compagno di set un inedito Pierluigi Bersani che si divide in 7 personalità, dal cassiere del supermarket fino al prete. «Ingrao l’abbiamo conosciuto molto anziano e per quel film scrivemmo un pezzo La solitudine delle idee. Ora qui in Coupon con Bersani, che con generosità e straordinario senso dell’ironia si è prestato alla nobiltà dei ruoli che Ago (Ferrente) gli ha cucito addosso, ci confrontiamo ancora sul senso della solitudine. Da non confondere con l’isolamento che governa molte di quelle esistenze che non hanno gli strumenti per stare al passo con la società in cui viviamo. Bersani per noi rappresenta la possibilità politica di dialogare con la gente, con quelli ancora capaci di parlare la nostra stessa lingua che è fatta di gesti di altruismo di solidarietà, specie verso i più deboli, quelli che non potendosi permettere il “bello” della vita sono costretti a vivere al margine, traditi da tutti tranne che dalla “carta fedeltà”, il coupon che ti rilasciano alla cassa del supermercato». I non luoghi che diventano luoghi familiari come si vede nel film. «Con Agostino avevamo un’urgenza senza tempo di unire le nostre voci per raccontare il disagio sociale, che è sotto gli occhi di tutti. Siamo frullati dentro a una realtà che poggia su un grande equivoco: ormai la famiglia è quella che ti vende la carne, il centro commerciale aperto 24 ore su 24 dove se prendi la confezione di tonno 2x3 ti regalano un pallone e con la carta fedeltà da 80 centesimi magari ci esce pure la cena romantica al ristorante di sushi. Non esiste più un livello zero da cui partire, perché scelgono per te ciò che puoi fare o creare solo in base a ciò che hai già fatto. E questo ci rende tutti necessariamente controllabili. L’illusione è quella di essere inclusi solo se entri a far parte della “comunità delle carte”». Vite e morti a credito, umanità vittima delle finte offerte vantaggiose e dell’ossessività degli spot pubblicitari. «A me fa rabbia la quantità impressionante di pubblicità di tutti i generi di prodotti in cui se ci fate caso nello spot c’è sempre una bicicletta. Ma allora mi domando: tu azienda, tu multinazionale, perché con gli incassi non realizzi un metro di ciclabile nelle nostre città per ogni secondo del tuo dannato spot? Allora sì che avrebbe un senso utilizzare quell’immaginario per restituire qualcosa alla comunità. Sarebbe anche l’unico modo per far sì che un bambino vada a scuola in bici con il genitore, invece di prendere l’auto per fare solo cinquecento metri, sapendo che l’unico parcheggio è quello sotto casa propria. Parlo da pediatra: così facendo stiamo allargando la piaga dell’obesità e paradossalmente il maggior numero di bambini in sovrappeso si trovano nelle regioni con il Pil più basso. Triste primato della Campania. Il motivo è semplice, nessuno è così è povero per non mangiare tanto e male».
Bisogna imparare a percepirsi: i nostri limiti fisici possono diventare dei punti di forza
Uno dei tanti volti della disabilità, che appare anche nel film: l’anziano malato di Parkinson che attraversa le strisce pedonali. «Il bravissimo attore Paolo Lombardi mostra il suo handicap fisico, e lo ribalta, lo fa diventare il suo punto di forza. Il mio amico dermatologo Massimo Papi (insieme siamo nel comitato scientifico del progetto “Cultura e Salute”) adotta la tecnica dell’epiluminescenza su quei volti di giovani segnati da nei grandi come l’intera faccia. Questi quando girano per la città la gente si dà le gomitate per dire guarda “che roba!”, ma Massimo quei volti li ha fatti diventare dei quadri bellissimi, policromi, quasi fossero delle tele di Paul Klee. Il messaggio è: la persona con il suo disagio fisico si fa portatrice di opera d’arte, proprio attraverso la sua fisicità. E questo può cambiare il suo modo di percepirsi e non di essere percepita. Perché qui ormai viviamo in un mondo di temperature percepite e non conta più quanto fa freddo realmente. Così il gelo delle emozioni lo “percepisci” da come tu, genitore o figlio, consulti i social come fossero oracoli per comprendere che cosa devi dire agli altri. L’interlocutore più lontano ormai è sempre quello che hai davanti». La sintesi di questo caos per niente calmo in cui siamo inghiottiti, più o meno tutti quanti, nel suo primo disco in solitaria è sintetizzato dalla “rumorosa” Suonano le sirene. Ma la foto perfetta dello spaesamento globale si ritrova in Selfie, ispirata all'omonimo film di Ferrente premiato con il David Di Donatello e la nomination agli EFA, gli Oscar Europei, con il rimando all’onnipresente Leo Ferrè, «non si può essere seri a 16 anni». Quella, è l’età dei primi amori e delle sofferenze, che non abbandonano mai l’uomo che canta Bellissima. «Canzone che parla di un amore ol-tre la logica e non c’è psicanalista che possa interpretare, né un amico sulla cui spalla piangere. Una scena perduta già vista, eppure è qui con la forza della prima volta ».
"Coupon", dal film al disco, parla di solitudine. Straordinaria la "Biopoetessa" Milena Vukotic
C’è un filo conduttore tra il film e questo disco, la solitudine, ma anche la poesia della “Biopoetessa” e l’affabulazione del cappellaio magico Satta che nel suo ambulatorio pediatrico ogni anno organizza la “Giornata delle favole”. «Il disco, come il film, parla di solitudini, di cassiere, di semafori... La poesia di Coupon è incarnata dalla biopoetessa, la splendida Milena Vukotic, attrice e persona straordinaria (classe 1935). “La nostra Audrey Hepburn”, l’ha definita mia moglie (Timisoara Pinto, giornalista Rai ed esperta musicale). Con Agostino siamo andati a trovarla in teatro per convincerla a fare quella parte nel nostro film e lei con la solita grazia ed eleganza ci ha risposto: “Ho sei mesi di tournèe ancora davanti, se mi aspettate…”. Era novembre, a maggio Milena si è fatta trovare pronta sul set». Personaggi unici, come il papà di Andrea Satta, il professore di francese Gavino S. il protagonista del romanzo scritto da suo figlio La fisarmonica verde (Mondadori): lo strumento che gli salvò la vita quando era internato nel campo di concentramento nazista di Lengenfeld. «In quel lager mio padre raccontò di aver visto le peggiori atrocità e il giorno della fuga per la libertà fu quando vide “arrostire” una ventina di prigionieri. Allora cominciò a correre e a vomitare, cadde, svenne e quando riaprì gli occhi si trovò in un capannone pieno di mercanzia razziata ai quattro angoli d’Europa… Prese un cappotto e una fisarmonica italiana e quando fu davanti al soldato russo indeciso sul farlo passare, lui grazie al fatto che quella fisarmonica sapeva suonarla riuscì a mettersi in salvo e a tornare a casa… - racconta Satta - .
Il viaggio della Memoria in bicicletta: tutte le tappe di mio padre pedalando insieme a mio figlio Lao
Quest’estate con mia moglie e Angelo Pelini, il pianista dei Têtes de Bois, con altri amici e mio figlio Lao, 20 anni, abbiamo ripercorso quel viaggio fatto da mio padre: da Lengenfeld a Roma in tre settimane in bicicletta, fermandoci a suonare in tutte le stazioni in cui si era fermato prima di tornare». Un viaggio della memoria, per ricordare tutti quei testimoni che non ci sono più: «Ma io sono per la difesa della Storia e contro la nostalgia. Che il passato sia sempre migliore è un inganno. I vecchi orrori sono stati sostituiti dai nuovi e per liberarcene bisogna reimparare a costruire il futuro». Il passato appartiene ai ricordi delle persone che ci hanno dato la vita come papà Gavino, che ritorna a futura memoria nella poetica Cosa ti ricordi di tuo padre in cui Satta canta : «Poi arrivò la notte che non ce la facevi più e mi hai detto: ti ho amato tanto, adesso per quel che mi resta, fallo tu».