martedì 21 aprile 2015
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La Francia dei sans papiers, gli immigrati senza documenti. Con Samba, presentato in anteprima a Rendez Vous e in sala dal 23 aprile, arriva in Italia il nuovo e divertente film dei registi di Quasi Amici, Eric Toledano e Olivier Nakache. E se lo spunto in Quasi amici era un’amicizia tra un tetraplegico ricco e un badante senza esperienza, in Samba l’universo si allarga, con l’incontro di Samba (Omar Sy), senegalese clandestino, e di Alice (Charlotte Gainsbourg), una manager che affronta la sua crisi, il cosiddetto burn-out, facendo volontariato in un ufficio per immigrati. Samba, commedia sociale, ben scritta e ben interpretata, campione di incassi in Francia, è la conferma che le buone idee arrivano sempre al cuore del pubblico.Siete stanchi di parlare del successo di Quasi amici? Erico Toledano: «Mai stanchi dell’emozione che genera il nostro film. Quando giravamo Quasi amici non immaginavamo che avrebbe così commosso. Durante il tour promozionale del film in Germania una persona ci ha raccontato che il padre di 96 anni aveva visto solo due film in tutta la sua vita: Ben Hur e Quasi amici». Quasi amici un film universale che tocca il cuore. Come avviene anche per Samba.Erico Toledano: «Quello che ci interessa è trovare un’occasione per far riavvicinare le persone. George Wolinsky, il disegnatore di Charlie Hebdo, ucciso lo scorso 7 gennaio, diceva: “La strada più breve per ricongiungere due persone è la risata”. La nostra vocazione è raccontare la realtà attraverso la risata, attingendo a diversi generi. E spesso lo facciamo provocando e percorrendo non la via dei buoni sentimenti, ma la realtà e i drammi quotidiani come quelli dei sans papiers». Avete più volte dichiarato che la commedia italiana, da Scola a Risi, è stata la vostra fonte di ispirazione...Olivier Nakache: «Abbiamo visto Il sorpasso di Dino Risi almeno un centinaio di volte. Amiamo la commedia italiana degli anni ’50. Ettore Scola, Mario Monicelli e tanti altri registi ci hanno influenzato. Abbiamo sempre in mente lo spettatore quando scriviamo i nostri film. Puntiamo subito ai dialoghi perché riteniamo che si possano comprendere meglio, attraverso le battute, le situazioni reali più complicate».Avete lanciato nel cinema Omar Sy. E in questo film Tahar Rahim, una star in Francia, non aveva mai interpretato un ruolo comico. Come avete deciso di affidargli questo personaggio? Toledano: «Wilson (Tahar Rahim) è la spalla di Samba, un uomo insicuro, timido, che genera quasi commozione. Wilson è il nostro coprotagonista indispensabile perché genera comicità negli eventi che vive Samba. Rahim nella vita è una persona spumeggiante ed eravamo sorpresi che nessun regista avesse colto e sfruttato questa sua caratteristica. Inoltre nei nostri film amiamo creare situazioni di incontro tra opposti: non solo ruoli opposti rispetto ai soliti per gli attori, ma anche situazioni comiche accompagnate dalla musica classica composta, per Samba, da Ludovico Einaudi». Nakache: «E quando abbiamo creato il personaggio di Alice, che non era in Samba pour la France, il libro che ha ispirato il film, abbiamo pensato a Charlotte Gainsbourg. Volevamo questa coppia inedita nel cinema, con due percorsi personali e cinematografici diversi. Lei incute un certo timore e Omar Sy, che l’ha incontrata solo sul set, è stato più esitante, più timido di fronte a lei». La paura dell’altro è un tema attuale. Avete da poco vissuto la strage di Charlie Hebdo.Toledano: «Da tempo in Francia stava crescendo un certo antisemitismo. Internet ha giocato un ruolo importante perché è stato utilizzato per preparare il terreno per un odio da sempre sotterraneo. La gente ha voglia di riconciliazione: desiderare l’unità e non la divisione è proprio della natura umana. Lo dimostra il successo di Samba che ha come protagonisti due personaggi apparentemente divisi, una manager francese e un senegalese “clandestino” in Francia: se il film ha attirato tanti spettatori vuol dire che in fondo nell’uomo esiste una reale esigenza di riconciliazione».Il vostro primo film, Je préfère qu’on reste amis.., è stato un flop al box office.Nakache: «L’insuccesso di un esordio interpretato da Gérard Depardieu, un mostro sacro dell’interpretazione, ci ha aiutato. Abbiamo riflettuto sul perché del fallimento. E abbiamo scoperto che il film è andato male, perché non abbiamo raccontato il nostro mondo con il nostro sguardo. Senza utilizzare una falsa retorica siamo convinti che gli insuccessi insegnano a percorrere strade migliori». 
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