sabato 14 maggio 2011
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Alla prima occhiata il Salone è soverchiante, sembra di entrare in un labirinto con centinaia di immagini, parole, voci, effetto che molto presto genera un senso di nausea o di overdose. Nel gran bazar Lingotto c’è chi ammicca col marchio a qualcosa di noto: una casa editrice si chiama Nova Delphi, vi ricorda niente? Un’altra ha il più aggressivo Tsunami, ma di travolgente c’è poco. Altri invitano energicamente a prendere posizione contro il cocktail preparato dai poteri: furoreggia «Indignatevi», ma c’è chi grida «Ribellatevi». Forse bisognerebbe rileggere Freud e le sue tarde riflessioni sul sadismo-masochismo, per capire perché ci piace tanto farci del male. Gli editori «grandi» sfoderano i muscoli per una partita che resta incerta su vendite e costi di gestione; una libreria online, quella di Amazon, vanta successi: centomila titoli nel primo mese di apertura (lo scorso dicembre). Fa sconti del 30% (in Francia sono vietati quelli superiori al 5%), ma secondo gli addetti ai lavori è un gioco al massacro che penalizza piccoli editori e librai indipendenti. Alla fine, girando girando, battiamo un itinerario di periferia, piluccando qua e là dagli editori "minori" (solo per fatturato), forse perché l’impressione, in questo Salone dalla formula inesorabilmente obsoleta, è che per stupirti devi avere la pazienza di rallentare e gettare l’occhio sui banchi "periferici".Intanto cominciamo da Marshall McLuhan, il sociologo dei mass media, nato un secolo fa, di cui Corraini Edizioni ripubblica il libro dove l’autore faceva il verso a un suo celebre slogan, «il medium è il messaggio», che qui diventa Il medium è il massaggio (la vulgata riporta che il titolo nacque da un banale refuso, che l’autore ironicamente decise di mantenere). Libro dadaista, scrive Marco Belpoliti, che «giocava sul doppio piano dell’immagine e della parola, creando un volume che è insieme un manifesto pubblicitario e il libro di letture colte». Vedere per leggere (e credere). Corraini, editore che tratta il libro come oggetto d’arte, e ne ha molti in catalogo sul genere anche per bambini (l’ultimo, meraviglioso, è Nella foresta del bradipo), da poco ha varato la rivista Inventario, al suo secondo numero, col motto «tutto è progetto», una palestra per il design trasversale e interdisciplinare.Si diceva che il Salone è anche un viaggio. E nella letteratura di viaggio si è ritagliata un posto ben visibile Ibis, con la collana l’Ippogrifo, di cui è fresco di stampa il racconto di un nobile inglese dell’Ottocento, Alexander William Kinglake, Eothen. Viaggio in Oriente, che fu un libro di culto per scrittori come Henry James, Graham Greene, Chatwin, ma da molto tempo è dimenticato. Nell’anno dell’Unità italiana salta all’occhio un Alessandro Manzoni meno solito del solito: Dell’indipendenza dell’Italia e altri scritti, edito da Caribou, casa editrice di Verbania con sette-libri-sette in catalogo (uno è l’illuminante Interdizioni israelitiche di Carlo Cattaneo, saggio d’esordio del grande federalista, che passa in rassegna i divieti imposti agli ebrei del suo tempo). Naturalmente, non è un Manzoni inedito questo, ma qui riunito in florilegio di scritti politici fra cui la celebre comparazione fra rivoluzione francese e rivoluzione italiana del 1856 e il saggio L’unità dell’Italia e la quadratura del circolo. Curiosissimo pure il Suppliziario salgariano, edito da Zandonai a cura di Santi d’Urso, che ha riunito molte pagine dello scrittore sui supplizi: fra scalpi, torture, gatti a nove code, formiche fameliche, fosse punitive e altre squisitezze inventate per i nemici. La stessa Zandonai pubblica un attualissimo, anche perché parla del Paese ospite al Salone, Russia senz’anima? della giornalista austriaca Susanne Scholl, reportage sulla società moscovita di oggi fra spietati affaristi, corruzione e disfacimento dei costumi e dell’identità.E poiché siamo in epoca di rivolgimenti globali, caos, guerre e rivolte, ecco che Mesogea pubblica un’inchiesta sul dissenso in Medio Oriente (Caos arabo) a cura di Riccardo Cristiano, che documenta l’oppressione, la corruzione, il razzismo, il maschilismo e il tribalismo di società islamiche oggi sotto i riflettori della cronaca. Per letture più pacificate, Mesogea vara anche una collana di piccoli libri, La Micro, con testi di Valéry, Sgalambro e il commovente racconto In morte di un cane di Jean Grenier. Sull’impegno sociale e civile sono nate le edizioni dell’Asino, con la benedizione di Goffredo Fofi. Vanno segnalati i tre quaderni dedicati ad Aldo Capitini, filosofo della nonviolenza, con testi di Norberto Bobbio ed Edmondo Marcucci e le lettere del filosofo Agli amici: Guido Calogero, Bobbio, Danilo Dolci e altri. Le stesse edizioni ripubblicano un libretto di dialoghi dello scrittore Heinrich Böll di tono etico, su economia, politica e cultura intitolato significativamente Come si dovrebbe vivere.Fra i due Jonathan (Franzen e Safran Foer) metti Vollmann. I primi due sono emersi come enfants prodiges della narrativa americana qualche anno fa, ma William T. Vollmann, per alcuni addetti ai lavori, è il più grande di tutti. L’aveva pubblicato Mondadori, ma la sfida vera è stata raccolta da Alet, che ha appena sfornato il secondo volume (più di 800 pagine), della «Saga dei sette giorni», dove il grafomane Vollmann rilegge la storia americana fra sogno e verità, storia e fantasia. Documentatissimo, con tanto di apparati storici finali, il secondo giorno del romanzo inscena la storia del Seicento, quella delle missioni gesuitiche fra gli indiani del Canada Orientale.
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