Dal volume «Fini naturali. Storia & riscoperta del pensiero teleologico» di Robert Spaemann (edizioni Ares), antipiciamo il brano iniziale della prefazione del cardinale Camillo Ruini. Nella parte centrale del
Discorso pronunciato un anno fa davanti al Parlamento federale tedesco, Benedetto XVI individua in un’insufficiente riflessione sulla reale portata dei concetti positivisti di "natura" e di "ragione" uno dei motivi più rilevanti della crisi in cui versa l’
ethos politico contemporaneo, riconducendo il mancato riconoscimento delle basi morali e pre-politiche del potere e dello Stato alla rimozione diffusa nella cultura contemporanea di un principio di fondo: la "normatività del reale". L’esito inevitabile di ogni ragione "positivista", di una ragione cioè che pensa che fra essere e dover essere vi sia un abisso insormontabile e che dall’essere non possa mai derivare il "dover essere", e un funzionalismo sociale antropologicamente cieco, nel quale non può che realizzarsi un progressivo divario fra ciò che e "umano" e ciò che e "sociale", e dunque quella che C.S. Lewis, a suo tempo, aveva definito "abolizione dell’uomo". Paradigmatica in proposito la sociologia sistemica di Niklas Luhmann, col suo esplicito momento "antiumanistico", alla quale proprio Robert Spaemann ha dedicato un’acutissima riflessione critica. Come mostra Benedetto XVI, il positivismo, nelle sue varie forme, resta il vero antecedente storico che ci consente di comprendere i maggiori temi del nostro tempo, una sorta di premessa indispensabile per afferrare le coordinate essenziali della discussione contemporanea. Il contributo straordinario di
Fini naturali. Storia e riscoperta del pensiero teleologico di Robert Spaemann è da ricollegare proprio al tentativo di svelare fino in fondo che cosa significhi vivere in una realtà de-teleologizzata e di comprendere i passaggi storico-filosofici essenziali, attraverso i quali si sono potute costituire le principali tesi dell’anti-teleologismo. Insieme all’opera dedicata al concetto di persona, questa sulla storia e sulla crisi del concetto di teleologia e certamente la più densa e impegnativa dell’itinerario filosofico di Robert Spaemann. Un’opera che potrebbe benissimo riassumersi in questo titolo ideale:
Per la critica della ragione positivista.