Difficile che ci si riesca a divertire e a ridere a uno spettacolo di Luca Ronconi. Succede questa volta, anche se poi può essere un riso amaro, con
Il panico di Rafael Spregelburd, l’autore argentino oggi più osannato e tra i suoi preferiti. Prima
La modestia, ora appunto
Il panico pure appartenente a quell’
Eptalogia di Hieronymus Bosch ispirata al quadro del grande pittore. Sette testi, e questo è forse il più complesso, sui sette peccati capitali giudicati in chiave moderna o postmoderna, rappresentati per raccontare, con spirito ludico, che poi è solo la maschera del tragico, la dissoluzione della morale. Quel che in epoca medioevale poteva essere l’accidia o la pigrizia, qui assume altro significato e diventa panico cioè l’impossibilità di far fronte alla vita contemporanea. (Tra parentesi riflessa è la crisi economica che anni fa colpì l’Argentina). E per dimostrarlo Spregelburd fa uso di un’ironia nera miscelando i generi. Astutamente passando dalla fiction alla letteratura, dal pirandellismo all’horror rendendo così tutto più inquietante.Di più, non fermandosi a una sola vicenda ma accumulando una serie di storie che si intrecciano, si confondono, si eliminano, risorgono e impossibili da sintetizzare. E inutile è cercare un fil rouge, anche se questo potrebbe essere dato da una certa chiave di cui una strana famiglia va alla ricerca per impossessarsi dell’eredità di un congiunto morto e che "resta" fra i vivi recando un sottofondo filosofico alla pièce.Lo spettacolo dura tre ore e venti. E sono ore di grande divertimento e di grande teatro, perché se la famiglia Grynberg non trova la chiave, Ronconi la possiede e la usa benissimo (forse un poco gli scivola via nella seconda parte) costruendo uno spettacolo dove il grottesco tocca punte magistrali e inquietanti. Concertando strepitosamente una coorte d’attori che muove come folli, bizzarri, stupefatti burattini, controllando con perizia che ogni gesto risulti funzionale. Una falange che, almeno sul fronte femminile, è il gotha teatrale italiano. Sedici attori (per 17 ruoli) che sul palcoscenico in pendenza dello Strehler, scatola magica tutta a teli bianchi (chapeau per lo scenografo Marco Rossi), in gara di bravura danno vita a un frenetico balletto meccanico. Un dovere citarli tutti: Maria Paiato, Francesca Ciocchetti, Fabrizio Falco, Paolo Pierobon, Valentina Picello, Valeria Milillo, Riccardo Bini, Iaia Forte, Sandra Toffolatti, Maria Pilar Lopez, Alvia Reale, Clio Cipolletta, Elena Ghiaurov, Manuela Mandracchia, Bruna Rossi, Lucrezia Guidone.