La Sala Gialla di Palazzo Orsini - Ansa
Palazzo Orsini a Roma è uno di quei luoghi in cui si comprende il significato dell’espressione Città Eterna: sintetizza, infatti, alla perfezione i due millenni che ci separano dai primi anni della Roma imperiale, sia dal punto di vista storico che artistico architettonico. Costruito in epoca medievale sui resti del Teatro di Marcello trasformato in fortilizio e poi in sfarzosa abitazione di famiglie come gli Sforza, gli Orsini, i Savelli, accoglie oggi, nell’ala già appartenente alla famiglia Litta, l’ambasciata dell’Ordine di Malta presso la Santa Sede, che fra gennaio 2020 e settembre 2021 ha curato il restauro dei due saloni di rappresentanza, con i soffitti a cassettoni, gli affreschi, gli arazzi e il rifacimento delle sete di parati e tendaggi. Il restauro, realizzato col contributo della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti Onlus, è stato presentato ieri dall’ambasciatore Antonio Zanardi Landi, da fra’ John E. Critien, conservatore delle Raccolte d’arte del Sovrano Militare ordine di Malta, da Don Moroello Diaz della Vittoria Pallavicini dei Duchi della Vittoria in rappresentanza della Fondazione Sacchetti (Giovanna Sacchetti era presente in sala) e dalla soprintendente speciale di Roma Daniela Porro. Proprio quest’ultima ha sottolineato l’importanza (oltre che l’ottima realizzazione) dei restauri in un palazzo che così bene rappresenta il legame fra le tante anime storiche, culturali e religiose di Roma, posto com’è, a fianco della sinagoga, fra l’Isola Tiberina e il Ghetto. L’ambasciatore Zanardi Landi ha invece sottolineato che i restauri, se «da una parte contribuiscono al recupero di una porzione significativa del patrimonio artistico romano, dall’altra intendono ribadire la missione primaria dell’Ordine di Malta che è essenzialmente assistenziale». Gli stupendi spazi del palazzo riportati all’antico signorile splendore, potranno infatti essere affittati come sede di eventi e incontri di rappresentanza utilizzandone gli introiti per le tante iniziative dell’Ordine, a cominciare dal finanziamento dell’Ospedale Sacra Famiglia di Betlemme. Nello specifico gli interventi di restauro realizzati in collaborazione con la Soprintendenza, hanno riguardato i 210 metri quadrati di soffitti a cassettoni della Sala Verde e della Sala Gialla (ambienti che fra l’altro contengono opere di grande pregio come il famoso 'Tavolo Borghese', realizzato da Algardi nel 1634-35 e modificato da Valadier), dipinti con coloratissimi motivi floreali e geometrici, a tempera e foglia d’oro. Sono stati poi pu-liti, risanati, rifissati e in parte ridipinti gli affreschi decorativi che si rincorrono lungo il perimetro superiore delle pareti della Sala Verde, con scene giocose di putti policromi. Riportati ad antico splendore anche 8 grandi arazzi seicenteschi fra i quali due firmati da Jan Raes II, il più importante tessitore di Bruxelles del XVII secolo: si tratta di due degli undici esemplari esistenti della serie 'Paesaggi con animali', tessuti fra il 1611 e il 1614, raffiguranti un leopardo nei pressi di uno stagno e una scena con struzzi, commissionati da uno dei più grandi mecenati e collezionisti dell’epoca, il cardinale Alessandro Peretti Montalto. Una nota a parte merita il rifacimento dei parati serici che impreziosiscono la Sala Verde, interamente realizzati su motivi settecenteschi dalla storica Tessitura Alois di San Leucio, il villaggio tessile voluto da Ferdinando IV di Borbone negli anni Settanta del ’700.