giovedì 12 maggio 2016
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Ritrovati in un campo in Ucraina. Sembravano perduti: se non per sempre, almeno sommersi nel nerissimo e fiorente mercato clandestino dell’arte. E invece sono riaffiorati su un’isola del fiume Dnestr, nella regione di Odessa: lo splendore della Madonna della Quaglia di Pisanello, il commovente Ritratto di giovane con disegno infantile di Giovanni Francesco Caroto, il San Girolamo penitente di Jacopo Bellini, la Sacra Famiglia con una santa di Andrea Mantegna e le altre opere di Tintoretto, Rubens... Diciassette in tutto. Avvolte in teli di plastica, sepolte nella terra. Erano state rubate il 19 novembre 2015 dal Museo di Castelvecchio a Verona. Il “furto del secolo” – così avevano titolato molti giornali – per una volta non era uno slogan abusato. Le hanno ritrovate il 6 maggio scorso gli uomini del comando Tutela patrimonio culturale dei carabinieri, della polizia di Stato e della squadra mobile di Verona, che hanno lavorato assieme alle forze dell’ordine ucraine e moldave, ma la notizia è stata diffusa soltanto ieri. Secondo gli inquirenti le opere erano state portate nella regione per sottrarle alle ricerche in corso in Moldavia e per essere poi vendute in Ucraina e in Russia. Le tele sarebbero state spedite usando i trasporti postali internazionali. Il 7 maggio una perizia ha confermato l’autenticità dei dipinti, che sarebbero in buono stato. Nel marzo scorso un’operazione congiunta in Italia e in Moldavia aveva porta all’arresto di tredici persone, tra cui Francesco Silvestri, la guardia giurata che era stata immobilizzata durante il furto e che si è poi rivelata complice dei banditi. Della refurtiva, però, neppure l’ombra. «È un grande giorno, presto le opere torneranno al Museo di Castelvecchio a Verona» ha dichiarato il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. «Si chiude così la vicenda di questo furto, prima con gli arresti dei colpevoli e ora con il recupero delle opere. Ancora un ringraziamento ai carabinieri e alla polizia di Stato, che con tenacia e professionalità hanno operato costantemente senza mai lasciare il territorio ucraino dall’inizio delle indagini, e alle autorità ucraine per la preziosa azione prestata per questo importante recupero». Felicitazioni anche da parte di Flavio Tosi, sindaco di Verona: «Tiriamo un grande sospiro di sollievo e siamo felici, perché è un pezzo importantissimo di Verona che torna ai cittadini veronesi e a tutto il mondo». Resta il problema – che molte polemiche aveva suscitato nel novembre scorso – della facilità con cui fosse stato possibile realizzare il furto, e che tante polemiche. La sera del 19 novembre i quadri erano stati staccati con facilità dalle pareti del Museo civico di Castelvecchio da tre persone, incappucciate e armate, che erano entrate senza incontrare ostacoli. Dopo aver imbavagliato e legato cassiera e guardia giurata, avevano portato via, indisturbati per un’ora e dieci minuti, diciassette opere per un valore stimato tra i 15 e i 20 milioni. Silvestri, prima di entrare in servizio, aveva lasciato l’auto nel cortile del museo con le chiavi sul cruscotto, poi usata dai banditi per la fuga. Le telecamere avevano filmato l’irruzione; l’allarme non era scattato, come prevede il protocollo, perché alla centrale operativa dell’agenzia di vigilanza non è arrivato il segnale di mancato innesco del sistema. La polizia ucraina il mese scorso aveva già recuperato quattro capolavori fiamminghi del XVII secolo, oltre dieci anni dopo che erano stati sottratti a un museo olandese. © RIPRODUZIONE RISERVATA I capolavori di Mantegna, Pisanello, Bellini, Tintoretto e Rubens erano stati rubati il 19 novembre scorso I diciassette quadri sono stati recuperati dai carabinieri in un campo nei pressi di Odessa, destinati al mercato clandestino russo e ucraino MANTEGNA. “Sacra Famiglia”
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