Il cantautore Rino Gaetano
«Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni. E che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera. Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale!». Mai previsione fu più azzeccata di quella lanciata da Rino Gaetano durante un concerto nel 1979. Perché oggi, a 40 anni esatti dalla morte del cantautore crotonese, scomparso in un tragico incidente stradale a Roma a soli 31 anni all’alba del 2 giugno 1981, il graffio della sua denuncia è sempre più attuale.
Il successo di pubblico, le fiction, gli omaggi, le compilation, le tribute band: l’eredità musicale e di pensiero di Rino Gaetano è «un fiume carsico« che è entrato in profondità nella cultura italiana, come scrive il giornalista Michelangelo Iossa nel bel libro Rino Gaetano. Sotto un cielo sempre più blu, Hoepli editore. Uno snello volume che in 152 pagine, con la prefazione di Sergio Cammariere, cugino di Gaetano, e la preziosa testimonianza di Renzo Arbore, svela curiosità e aneddoti dei brani e della vita dell’artista che con la sua roca ironia rappresentava una anomalia nel panorama cantautorale dell’epoca.
Oggi Salvatore Antonio Gaetano avrebbe avuto 71 anni e forse avrebbe potuto godere la popolarità e la totale rivalutazione della sua arte. Tanti gli omaggi da Rai 1 che ripropone stasera la fiction Rino Gaetano. Ma il cielo è sempre più blu con Claudio Santamaria. Mentre Sony Music celebra l’artista con la collezione Istantanee e tabù, realizzata in collaborazione con Anna ed Alessandro Gaetano, che verrà pubblicata il 25 giugno, una quarantina di brani fra cui materiale inedito. Anche quest’anno, inoltre, il Rino Gaetano Day giunto all’XI edizione celebra il geniale cantautore (diretta streaming sulla pagina Facebook 'Rino Gaetano Band', sul loro canale YouTube e su Radio Italia Anni 60 alle ore 18.30 circa). Rino Gaetano è stato un artista «fuori ordinanza», come lo definisce Renzo Arbore nel libro di Iossa, che racconta con le sue filastrocche beffarde l’eterna crisi dell’Italia, quella delle auto blu e degli evasori legalizzati di Nuntereggae più mentre, canta, «vedo tanta gente che nun c’ha l’acqua corrente, e non c’ha niente, ma chi me sente». E poi la forza femminile di Giannache «difendeva il suo salario dall’inflazione» e che nel 1978 fece esplodere il menestrello col cilindro sul palco dell’Ariston, sino a Il cielo è sempre più blu gridato a squarciagola dai balconi italiani durante il primo lockdown l’anno scorso.
Non tutti sanno che Salvatorino (di qui Rino), il figlio dei portinai emigrati da Crotone a Roma e a Narni, tra il 1961 e il 1964 venne iscritto dai genitori al seminario della Piccola Opera del Sacro Cuore di Narni per permettergli di frequentare le scuole medie. «Rino sentiva l’importanza dello studio, ma mostrava anche momenti di grande assenza, che non era vuoto - ricorda nel volume di Iossa padre Renato Simeoni che ebbe Gaetano fra i suoi allievi . Era molto difficile trovare Rino in situazioni di "vuoto", era sempre mentalmente occupato. Dei gusti, delle ricerche personali lo tenevano occupato. Lui è stato abbastanza un ragazzo sognante, molto sognante». Un sognatore innamorato del teatro di Samuel Beckett e Carmelo Bene, di Bob Dylan e di Enzo Jannacci, in cerca di fortuna a Roma con gli amici del Folkstudio Antonello Venditti e Francesco De Gregori, oltre a Lucio Dalla, che lo presentò al produttore giusto.
Accusato dall’intellighentia dell’epoca di non essere abbastanza impegnato, Gaetano si è rivelato invece col tempo il cantautore più politico di tutti. In 6 album ha dipinto un’Italia che ci assomiglia ancora e chissà cosa avrebbe continuato a raccontare se il suo talento non si fosse spezzato nello scontro frontale con un camion. Ma la sua voce ci parla, oggi Festa della Repubblica, più forte che mai.