«Un film bello è sempre morale. Un film immorale può essere interessante, ma non bello». Con queste parole del critico cinematografico di
Avvenire Francesco Bolzoni, scomparso giovedì sera, l’
Osservatore Romano apre l’articolo che lo ricorda con affetto. I funerali di Bolzoni si terranno oggi alle 11 nella chiesa di San Pietro in Montorio a Roma. «Sincero e aperto, diretto e generoso. Un caratteraccio dalla fede sobria e profonda, ma aliena dalle mezze misure e dai cerchiobottismi di comodo, oggi tanto in voga» scrive il quotidiano della Santa sede cui fa eco anche
Radio Vaticana.Ricordano con affetto Bolzoni anche i grandi registi come Ermanno Olmi: «Era un vero galantuomo mai venuto meno al suo impegno e rigore. Era un critico equilibrato che non si faceva influenzare dalle collocazioni di parte. Con i lavori deboli non ha mai lasciato filtrare malanimo. Come direbbe Papa Giovanni era un uomo che univa anziché separare». E mentre Alessandro D’Alatri parla di «una brutta notizia per il mondo del cinema», Pupi Avati rimpiange «un grandissimo amico, uno dei pochi critici che, proprio perché cattolico, vedeva nei miei film qualcosa che andava oltre, il tentativo di raccontare il senso della vita, la famiglia. Le sue recensioni avevano una marcia in più». Avati è triste davanti «all’ecatombe dei migliori critici italiani. Ora spesso si giudicano le opere con leggerezza e incompetenza. Francesco non solo era sensibile, colto e sincero, ma anche responsabile». «Di lui mi hanno sempre colpito il rigore, la serietà, la lucidità di giudizio senza mai dismettere il suo orizzonte culturale cattolico, ma anche la libertà senza pregiudizi» dice monsignor Dario E. Vigano, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, e direttore della
Rivista del Cinematografo di cui Bolzoni «era una firma importante, un esempio per i giovani». Per Alberto Barbera, direttore del Museo del Cinema di Torino «Bolzoni è una figura di critico importante e di riferimento per quell’area cattolica che ha espresso nel dopoguerra personalità significative che hanno lavorato nell’interesse del valore sia spirituale che sociale dell’arte cinematografica. I suoi testi sono importanti per l’approccio scrupoloso, meticoloso e attendibile». Il decano dei critici italiani, Gian Luigi Rondi, presidente dell’Ente David di Donatello e del Festival del cinema di Roma, si commuove. «Era un carissimo amico che ho sempre molto stimato come critico: era preciso nelle sue informazioni, attento e sempre molto equilibrato. Nei suoi giudizi non si faceva mai fare velo da pregiudizi di qualsiasi tipo, pur esprimendosi con totale libertà: ha sempre osservato quei principi cattolici che a lui e a me sono stati sempre particolarmente cari». Sarà ai suoi funerali Enzo Natta, critico cinematografico di
Famiglia Cristiana: «Conosco Francesco da 50 anni. Anche se non sempre eravamo d’accordo, abbiamo sempre combattuto insieme per l’impegno dei cattolici nel cinema. La nostra idea comune erano il cinema del dialogo e la qualità».