Crema di porri, riso integrale e quinoa, pollo con curcuma e funghi champignon, frutti di bosco: cena saporita e profumata in casa di un salutista? No: è parte del
bonus food di Samantha Cristoforetti sulla Stazione spaziale internazionale. Anche nelle situazioni più estreme, gli uomini non dimenticano l'importanza dell'alimentazione: la filosofia è quella della «Razione K», il nome che a partire dalla Seconda guerra mondiale si dà al pasto del soldato in azione (dall'iniziale del cognome di
Ancel e Margaret Keys, la coppia di scienziati nutrizionisti a cui il dipartimeno militare degli Stati Uniti diede l'incarico di creare una razione di cibo d'emergenza per i paracadutisti, poi riveduta alla luce della "dieta mediterranea" - definizione inventata dagli stessi coniugi - ed estesa a tutto l'esercito, anche al di fuori delle azioni di guerra). La Razione K è ancora oggi una sfida ai nutrizionisti, e un
oggetto di studio per designer e progettisti (per i limiti di spazio e di peso, e l'immediatezza delle informazioni sul singolo alimento). Tutto questo lo racconta la mostra il Triennale Design Museum di Milano, sulle razioni alimentari oggi in uso negli eserciti di diversi paesi del mondo,
tra precarietà, nutrimento e progetto.
("Razione K", a cura di Giulio Iacchetti, 22 gennaio-22 febbraio, ingresso gratuito).
L'allestimento spartano lascia aperte al visitatore le tante chiavi di lettura: da quella, appunto, progettuale a quella culturale (culture diverse hanno dato
risposte simili ma mai identiche allo stesso problema).
Nell'anno dell'Expo, «Triennale Design Museum - spiega il direttore Silvana Annicchiarico - ha deciso di inaugurare così un percorso sull'alimentazione che si svilupperà, lungo diverse tappe, uno dei valori più nobili legati - anche - al cibo: la sobrietà». Quella di cui profumano i pomodori secchi dell'astronauta Cristoforetti nello Spazio.