martedì 5 aprile 2016
Ragazzi, la rivincita del libro
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C’è fila al bar, ma è normale. E c’è anche fila - buon segno - alla cassa della libreria nella quale si trovano piccole meraviglie cartacee provenienti da tutto il mondo. Ma le code più lunghe alle Fiera del Libro per ragazzi di Bologna (la dizione corretta sarebbe quella inglese di Bologna Children’s Book Fair) coinvolgono gli illustratori, italiani e stranieri, che come ogni anno approfittano dell’occasione per far conoscere i loro lavori ai possibili committenti. Ciascuno stand fissa un orario di ricevimento, ma può anche capitare di trovare una specie di buca delle lettere nella quale depositare il meglio del proprio portfolio. È la soluzione scelta dalla spagnola Edelvives, che produce volumi talmente spettacolari da lasciar intuire l’assedio degli aspiranti collaboratori. Inutile nasconderlo: l’immagine complessiva dell’appuntamento bolognese passa principalmente per le immagini. Non per niente, in questa edizione 2016, il visitatore è accolto da una mostra che riassume mezzo secolo della presenza dei grandi illustratori qui in Fiera. Solo quest’anno gli artisti partecipanti all’esposizione ufficiale sono 77, selezionati tra oltre tremila candidati. E anche la Germania, Paese ospite, dà il benvenuto con Look, carrellata di una trentina di illustratori dallo stile e dalla sensibilità molto differenti. Si va dal tratto fumettistico, quasi violento, di chi raffigura il dramma dei migranti nel Mediterraneo alla rivisitazione moderna della tradizione della silhouette settecentesca, non senza incursioni nell’animazione digitale. Belli sono belli, i libri per ragazzi. Da museo, anche nel senso che alcuni tra i maggiori musei del mondo (la 'Tate Gallery' di Londra e il 'Moma' di New York, per esempio) includono nella loro produzione editoriale volumi riservati a giovani a giovanissimi. Ma Bologna non è soltanto raffinatezza e sperimentazione. Se qualcuno ha mai desiderato, in ipotesi, di riprodurre all’uncinetto i protagonisti dei fumetti Marvel, non deve far altro che dirigersi allo stand dell’americana Becker&Mayer! e il sogno si realizza. Gli opposti si incontrano, nel settore del libro per ragazzi, e non soltanto perché in Fiera gli editori italiani si mescolano ai colleghi stranieri senza alcun complesso di inferiorità. Non mancano le eccellenze, segnalate da iniziative come quella dei White Ravens, i 'corvi bianchi' scovati in ogni ambito linguistico dalla 'Internationale Jugendbibliothek' di Monaco di Baviera, che con i suoi 600 mila volumi si impone come la più grande biblioteca specializzata a livello mondiale. Nello stand a fianco, l’International Board on Books for Young People - 'Ibby' per gli amici - promuove il premio multiculturale intitolato ad Hans Christian Andersen, da non confondere con l’Andersen nostrano, i cui finalisti sono stati annunciati ieri e i cui vincitori verranno proclamati a fine maggio. Ma in Fiera trovano abbondante spazio anche le iniziative più commerciali, disseminate nei vari padiglioni e poi concentrate in una della ma- nifestazione collaterali, il Bologna Licensing Trade Fair, che sarebbe poi la manifestazione riservata ai prodotti 'su licenza'. Pupazzi Pixar, gadget Star Wars e via collezionando. Settore in crescita, si rivendica non senza orgoglio. In generale, però, è tutta l’editoria per ragazzi a cavarsela abbastanza bene, come confermano i dati diffusi dall’Associazione italiana editori: nel 2015 l’incremento delle vendite è stato del 5,3% rispetto all’anno precedente, quota che sfiora addirittura l’8% se si escludono i canali 'collaterali' della grande distribuzione e dei negozi di giocattoli. Qualche elemento in più per interpretare l’andamento del mercato lo fornisce la ricerca presentata dal trimestrale Liber. Siamo, ancora una volta, davanti a un fenomeno di polarizzazione. «Da una parte ci sono i libri per i piccolissimi, dagli zero ai sei anni – spiega il direttore della rivista, Riccardo Pontegobbi – che da soli coprono circa il 40% del venduto. L’altro estremo è costituito dai cosiddetti Young Adult, ossia i lettori più grandicelli, compresi in una fascia molto eterogenea, che va dai dodici ai diciotto anni. Se ne fa un gran parlare, anche per ragioni di marketing, ma il fatto sorprendente è che, in termini numerici, i 'giovani adulti' pesano abbastanza poco sul mercato. La quota attuale è del 5%, ulteriormente ridimensionata all’apice del 7,5% toccato qualche anno fa. Nel mezzo, per i bambini dai sette agli undici anni, spopolano le narrazioni seriali, sul modello finora insuperato di Geronimo Stilton ». Atlantyca, la società italiana che esporta globalmente le mirabolanti avventure ambientate a Topazia e dintorni, è una delle attrazioni della Fiera, che oggi si prepara ad accogliere con gli onori del caso la statunitense Veronica Roth, la giovane scrittrice newyorkese impostasi con la distopia letterario-cinematografica di Divergent (in Italia la pubblica De Agostini).  Siamo in area Young Adults, appunto, la stessa dalla quale fa capolino una delle più curiose tra le novità italiane di Bologna 2016. Una serie, fin qui niente di strano. Con un titolo inglese, e anche questo potrebbe sembrare scontato, non fosse che The Golden Legend è la traduzione letterale della Legenda Aureadi Jacopo da Varazze, il grandioso repertorio medievale delle vite dei santi. Ed è proprio in loro, nei santi, che Pier Domenico Baccalario, autore amatissimo dai ragazzi, suggerisce di riconoscere il modello degli attuali supereroi. Pubblica San Paolo, uno degli editori religiosi più visibili in Fiera al di fuori dello stand che riunisce le iniziative della Fondazione Comunicazione e cultura della Cei, dell’Unione editorie e librai cattolici italiani (Uelci) e delle Dehoniane di Bologna. Per il resto, le storie tratte dalla Bibbia sono una costante di numerosi espositori, dall’India alla Scandinavia. Molto attivo è un editore britannico, Lion di Oxfrod, che collabora con diverse sigle italiane, dal Pozzo di Giacobbe alle Paoline. Eppure uno dei suoi maggiori successi Lion non è ancora arrivato nel nostro Paese: è la Sacra Scrittura raccontata attraverso gli schemi del videogioco Minecraft, da noi meno popolare che altrove. Ma per il digitale, si sa, in Italia bisogna sempre attendere un po’.
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