Dopo sette anni di successi in quattordici Paesi e otto milioni di spettatori il musical dei Queen, We will rock you, sbarca in Italia. Voci insistenti assicurano che è già pronto un secondo capitolo ma finché gli incassi del primo saranno così copiosi, ben difficilmente i Queen e la Tribeca Theatrical Production di Robert De Niro si decideranno a vararlo. Prova ne sia che tanto Brian May quanto Roger Taylor, di passaggio a Milano per verificare personalmente la produzione italiana attesa al debutto il 4 dicembre all’Allianz Teatro di Assago, si tengono a debita distanza dall’argomento, preferendo spendersi in elogi per i loro partner italiani, vale a dire il regista Maurizio Colombi, e il produttore Claudio Trotta. « Pochi paesi al mondo amano i Queen come l’Italia e questo ci rende fiduciosi sul buon esito dello spettacolo, come indica la reazione esplosiva alle sedute di casting » spiega Brian May, parlando degli oltre mille candidati che si sono presentati alle selezioni di Milano e di Roma. « Alla scrematura finale abbiamo voluto assistere personalmente e ci siamo resi conto che questo paese è pieno di talenti » . Un discorso che va oltre la cornice milanese dell’evento che nei piani della produzione dovrebbe poi proseguire il suo cammino al Gran Teatro di Roma e poi nei palasport. Il teatro musicale ha pescato a piene mani nei grandi repertori del rock, a cominciare da quelli di Billy Joel o Rod Stewart, ma nessuno ha incontrato il successo della produzione di May, Taylor e De Niro. «È dall’ormai lontanissimo ’ 86 che pensavamo di riunire i nostri successi in uno spettacolo teatrale, ma all’inizio la storia avrebbe dovuto riguardare la vita di Freddie e non funzionava » racconta May. « Quando Ben Elton invece ci ha proposto di sposare la nostra musica ad un suo soggetto originale consentendo così nelle canzoni di non guardare al passato ma al futuro tutto ci è sembrato quadrare » . E Taylor precisa: « La difficoltà più grossa è stato creare un musical che avesse i tempi e l’urgenza del rock. Con tutto il rispetto, non volevamo fosse una cosa stile My fair lady». Entrambi dicono di non aver mai pensato ad un ruolo d’interpreti. « Il mondo è già abbastanza pieno di rockstar che pretendono di recitare » sibila tagliente Taylor, mentre May assicura di carezzare altri progetti: intanto un libro sulla fotografia e poi un altro album dei Queen. Nato a Londra nel pieno dell’era Blair, il musical arriverà sulle scene ( recitato in italiano ma cantato in inglese) con alcuni aggiornamenti e qualche riferimento ad icone del rock’n’roll nostrano, prima fra tutte Adriano Celentano. Pure l’abbattimento dello stadio di Wembley che fa da sfondo alla vicenda potrebbe essere sostituito con quello del Rolling Stone, il locale milanese che ieri ha chiuso i battenti ospitando proprio la conferenza stampa dei Queen e strappando a May un amaro commento: « se ne va un locale storico, ma sono convinto che il rock sopravviverà anche qui » .