Il suo primo esperimento di chimica lo compie a sei anni, in seconda elementare. La maestra dà il tema da fare a casa: 'Il mio piatto preferito'. E lui lo svolge presentando la ricetta completa dell’uovo al burro. «Quella era chimica autentica – spiega oggi - – perché la gastronomia è una forma complessa della chimica organica». Nel suo compito scolastico il ragazzo indica gli ingredienti, i gradi di calore necessari per la cottura, i tempi di esecuzione. E registra anche «l’apprezzamento analitico» del piatto finito. Che ha materialmente rifatto più volte, ma per portarlo alla perfezione. La maestra stenta a credergli; poi scopre che questo suo alunno cucina e mette in tavola cibi che vengono mangiati con grande gusto. Oggi il professor Attilio Del Re, già ordinario di Biochimica all’Università Cattolica di Piacenza, è lo scienziato conosciuto in Italia e all’estero per aver posto la chimica al servizio di una gastronomia 'democratica': cibi sani, appetitosi, di alto livello, nutrienti, leggeri nella digestione, ma facili da preparare e alla portata di tutte le famiglie. Nei Paesi poveri, anche se il cibo non manca più come un tempo, spesso l’alimentazione, sbilanciata, è ancora causa di malnutrizione. Alla cena di gala della 'Società Italiana di Chimica Agraria' e del '14° International Symposium Pesticide Chemi-stry', il professor Del Re e i suoi collaboratori approntano un menù di cibi «ottimati», e l’indice di gradimento è alto. Fra i numerosi ospiti i docenti e i ricercatori di molte università italiane e straniere.
Professor Del Re, lei è l’inventore dei cibi «ottimati ». Di che cosa si tratta?«Chiamiamo ottimata (il neologismo è registrato) una ricetta vagliata con un nostro strumento informatico che la adatta a un ideale nutrizionale. Scegliamo di solito ricette della cucina tradizionale, in particolare quella storica italiana. Ma il modello è lo stile alimentare mediterraneo, che, come dimostrano venti anni di ricerche in tutto il mondo, è il più salutare. A Nairobi, il 16 novembre scorso, la cucina mediterranea è stata proclamata dall’Unesco Patrimonio Immateriale dell’Umanità».
Considerato che la chimica porta con sé un’idea di sofisticato, di non naturale, lei ha messo in conto una certa istintiva resistenza da parte dei consumatori?«All’inizio abbiamo sbattuto la testa contro la diffidenza del pubblico. Perciò la parola «ottimato» la usiamo soltanto nelle relazioni tecniche, mentre nei discorsi di tutti i giorni parliamo di optimo cybo. Le nostre ricette sono del tutto naturali, frutto della migliore gastronomia popolare italiana, e inoltre non hanno nulla della cucina Attilio Del Re dietetica oppure ospedaliera. E poi è bene chiarire un concetto: la chimica è la trasformazione di molecole in altre molecole. Durante la cottura, il calore modifica le molecole degli ingredienti e rende commestibili molti alimenti: chi vorrebbe mangiare una patata cruda? La scienza-arte del cucinare è una branca della chimica organica, che gli uomini praticano da quando cuociono le carni, forse da un milione di anni. Da più di due secoli la chimica è diventata la Chimica (cioè una scienza) e oggi sappiamo cucinare come prima, ma in più sappiamo quali molecole si formano (e da quali) quando cuociamo il risotto alla milanese».
Insomma l’alta qualità gastronomica deriva anche dal rigore scientifico di ogni ricetta?«Quando realizziamo le nostre ricette, sempre provate una a una, le confrontiamo con le ricette tradizionali da cui derivano. Gli assaggiatori non sanno in anticipo a quale tipologia appartiene ciò che mangiano ma, di regola, alla fine premiano le ricette ottimate più delle altre. Alla peggio, pronunziano un giudizio di parità».
Le ragioni del successo?«Una, soprattutto: l’organismo umano è sensibile all’equilibrio tra proteine, grassi e carboidrati e preferisce gli alimenti che li contengono nelle esatte proporzioni di cui ha bisogno».
La conseguenza delle vostre intuizioni è che i benefici di una cucina genuina, economica e non complicata diventano accessibili a tutti.«La nostra proposta ha un valore etico: grazie all’ottimazione, possiamo migliorare la qualità della vita di tutti, nei Paesi poveri (dove l’alimentazione è scarsa, ma soprattutto squilibrata) e nei Paesi ricchi (dove le malattie del benessere possono derivare dall’eccesso di cibo). In questo momento è in missione in Congo una nostra ricercatrice, Giovanna Bosto: sta raccogliendo informazioni su che cosa e su quanto mangiano le popolazioni locali. La malnutrizione sembra dovuta soprattutto a scelte alimentari errate. Una questione di cultura, insomma. Speriamo di riuscire a proporre, nei prossimi mesi, piatti equilibrati da realizzare con derrate locali, riconoscibili come alimenti congolesi, facili da cucinare ed economici».