La copertina di "Gutenberg" n. 6, 15 novembre 2024 - -
Siamo ancora il popolo dell'automitobiografia, come ci definiva Enrico Baj? Per lungo tempo gli italiani hanno lasciato che a narrare di loro fossero i viaggiatori stranieri, più o meno velati dai luoghi comuni da Grand Tour. Ma intanto scrittori e fotografi hanno coniato un linguaggio nuovo per descriverci. Il nuovo "Gutenberg", l'inserto culturale di "Avvenire" in edicola venerdì 15 novembre, indaga come gli italiani hanno raccontato se stessi.
Alessandro Zaccuri va in cerca del vero racconto popolare del nostro Paese, rilevando come I promessi sposi e il neorealismo abbiano parlato del popolo in una lingua nel quale il popolo si riconosce d'istinto; Giuseppe Cantarano, con approccio filosofico, ricostruisce come le storie "minime" si inscrivano nella Storia con i propri sogni e la propria rabbia, Roberto Carnero ripercorre come da Pasolini a Calvino le penne più attente della nostra letteratura abbiano registrato in presa diretta l'epocale trasformazione del Boom - e Ottieri ne abbia colto gli immediati antefatti.
La copertina di "Gutenberg" n. 6, 15 novembre 2024 - -
Chiude la sezione monografica, illustrata con scatti di Henri Cartier-Bresson, Luigi Ghirri e Massimo Vitali, un'ampia riflessione del linguista e filosofo del linguaggio Raffaele Simone sul Discorso sopra i costumi degli'Italiani di Leopardi, che riletto a duecento anni dalla sua stesura ancora punta il dito su quei mali atavici - dalla troppa autocritica al troppo poco sentimento nazionale - che segnano le differenze con gli altri popoli d'Europa.
La sezione "Percorsi" si apre con l'anticipazione in anteprima di un racconto del francese J.M.G. Le Clézio, premio Nobel per la Letteratura nel 2008, che nella sua nuova raccolta propone otto storie in cui i protagonisti sono gli umili o gli indesiderati della società contemporanea. Un itinerario si muove poi sulle tracce di Kafka a bilancio dell'anno del centenario, tra l'analisi filosofica di Walter Benjamin e biografie, analisi critiche e mostre; il secondo percorre invece gli spazi naturali e urbani degli Stati Uniti, interpretati in musica da Daniil Trifonov e in fotografia da Mitch Epstein.