Harry Potter e il principe mezzosangue diretto dal regista David Yates può definirsi il prefinale, riuscito particolarmente nell’ultimo capitolo, della saga sul maghetto che sarà al centro anche degli ultimi due film della serie raccolti sotto il titolo di I doni della morte attualmente realizzati dallo stesso Yates. L’opera, sicuro blockbuster dell’estate (questo sesto capitolo è in arrivo il 15 luglio dopo l’anteprima di domani a Giffoni), non dice molto su quel «principe mezzosangue» autore delle annotazioni di un vecchio libro che Potter utilizza nelle lezioni del divertente professor Horace Lumacorno tornato controvoglia alla scuola di magia (ben caratterizzato da Jim Broadbent) durante la creazione di filtri e descrive, con scansioni per certi versi epiche, l’eroico destino del direttore della scuola di magia di Hogwarts, Albus Silente ( Michael Gumbon). Bisognerà a questo punto, per fare un po’ di chiarezza sulla vicenda, tornare al film che diede origine alla saga del maghetto: Harry Potter e la pietra filosofale che uscì nel 2001. L’abile Chris Columbus, specializzato in racconti su bambini terribili (suo l’ormai storico Mamma ho perso l’aereo), lo aveva ricavato dal primo romanzo di J. K. Rowling che, grazie al passa parola (poca la pubblicità per i primi volumi della saga), era diventato popolarissimo tra i ragazzi che si scambiavano il libro. Il protagonista della storia era un orfanello di undici anni raccolto e maltrattato dagli zii (due «babbani», cioè umani comuni) alla morte (misteriosa) dei genitori, entrambi maghi. Harry Potter veniva invitato a seguire i corsi di magia nella scuola di Hogwarts. Qui diventava amico per la pelle con la saggia e un po’ petulante Hermione (Emma Watson) e il rosso di capelli Ron (il simpaticissimo Rupert Grint). Harry (Daniel Radcliffe), gli occhiali rotondi, una cicatrice a forma di saetta sulla fronte coperta dai capelli, a suo tempo provocata dal nemico dei genitori, il terribile Voldemort, cominciava a vivere portentose vicende bene organizzate da Columbus (seguito negli altri film da Alfonso Cuarón e Mike Newell) con i compagni del cuore e con gli antagonisti guidati dal biondino Draco Malfoy (Ton Felton) che, in questo episodio, è stato arruolato nella squadra di Voldemort (la figura del biondino assume uno spessore di ambiguità assente nei precedenti episodi che ne fa un personaggio di ottimo spicco). In Harry Potter e il principe mezzosangue l’aspirante maghetto e i suoi amici e nemici sono, adesso, sui diciassette anni. Poniamo che chi cominciò a familiarizzare con loro avesse nel 2001 dieci anni: sarebbe adesso un giovanotto alle prese con i primi innamoramenti, i timidi baci, il sogno di un eterna felicità. Come appunto Harry e la ragazza Ginny ( Bonnie Wright), Hermione e Ron, che vediamo coinvolti in una spirale di gelosie, sentimenti repressi o manifestati che, grazie alle sottolineature delle immagini, il regista rappresenta con una vivezza di annotazioni che sembra mancare nel libro della Rowling. Il risvolto sentimentale fa di Harry Potter e il principe mezzosangue una sorta di romanzo di formazione, di film adolescenziale assai conveniente all’età dei primi lettori dei romanzi della Rowling che attualmente sono letti con piacere anche dagli adulti. Harry Potter e il principe mezzosangue, oltre che di primi amori, racconta le nuove insidie di Voldemort di cui il professore Albus Silente rievoca la crudeltà derivata dallo scarso affetto ricevuto alla nascita (il padre scompare e muore la madre) e nell’adolescenza come allievo di Hogwarts. Il male, che va affermandosi alla scuola dei maghi, domina anche nella città dei babbani (all’inizio del film vediamo saltare in aria il Millenium Bridge di Londra). E Albus Silente è costretto ad affrontarlo con l’aiuto di Harry, trasformatosi da aspirante maghetto nel Prescelto, sfidandolo nella sequenza emozionante della pericolosa discesa nella grotta dei misteri dove il professore e Harry sono assaliti da turbe dei «risurgenti» di Voldemort, tipo vecchio film sui vampiri che Yates colorisce con bravura. Albus Silente verrà riportato alla scuola di magia dove avverrà un evento catastrofico (che non sveliamo), con un finale però aperto. Questa scena importante e significativa trae calore e sapore dalle precedenti che fanno del film di Yates un racconto di fantasy, di azione e insieme una commedia.