Abbiamo sempre meno tempo. E anche chi ne ha sta imparando, piano piano e con la complicità del web, a guardare la tv in maniera più attiva. Cioè, scegliendo con più attenzione cosa guardare e non sintonizzandosi su un canale senza magari neppure sapere bene cosa trasmette in quel momento. Gli editori televisivi, poi, hanno sempre meno soldi da investire. Mentre i costi di produzione per un prodotto televisivo restano alti. Vanno quindi sfruttati al massimo e il più a lungo possibile. Quello che sta accadendo dietro e davanti la televisione sta profondamente cambiandone il futuro. Che sarà – a parte qualche canale di informazione pubblica e di
all news – sempre meno appannaggio della cosiddetta televisione «di flusso», con un susseguirsi di programmi nelle varie ore del giorno, e sempre più simile a una videoteca dalla quale attingere il programma che vogliamo.Non solo. La sfida televisiva si sposterà dai singoli canali alle varie piattaforme “on demand”. Da Canale 5 e Raiuno a – per fare i nomi attuali – Sky on demand, Apple Tv, Infinity di Mediaset, Chili, TimVision eccetera. Nella mischia italiana si butta dal 22 ottobre anche l’americana Netflix. Negli Stati Uniti è un autentico colosso, che ha prodotto anche serie esclusive di successo come
House of cards. Ma l’Italia non è l’America. Da noi l’offerta tv è spropositata – basta contare i soli programmi del digitale terrestre – e la crisi non aiuta certo nuovi business. Su un punto, però, Netflix e i suoi concorrenti cercano di fare leva: il fatto che una larga fetta di italiani non è soddisfatto dell’offerta tv attuale. La verità è che nessun canale e nessuna piattaforma potranno mai soddisfare ognuno di noi al 100%. Così, ognuno cerca di conquistarci promettendoci novità (tecnologiche e non) e generiche “meraviglie”.
Lo fa anche Netflix, che promette tante novità e si fa forte del prezzo mensile degli abbonamenti. Nessuno vi dice che per vederla al meglio bisogna essere dotati di connessioni a internet ultra veloci. Nessuno dice esattamente quanti programmi (film, serie tv, per bambini...) saranno disponibili dal 22 ottobre. E se gli chiedete quanti saranno in italiano, la risposta è pronta: «tutti i contenuti saranno doppiati». Sicura di poter contare sull’appoggio incondizionato di molti media, Netflix si propone come il novello salvatore degli scontenti tv. Ma la prossima vera battaglia televisiva non sarà né tra canali né tra piattaforme tv, ma sui contenuti. Chi avrà i migliori programmi , film, cartoni e documentari, e col miglior prezzo, vincerà
. Il “brand”, cioè il nome dell’azienda che ce li offrirà, sarà sempre meno importante. È quello che, per certi versi sta accadendo alle notizie sul web, social in testa: per la massa non è più tanto importante quale sia la testata che veicola una notizia, ma chi arriva prima e magari la strilla più forte. In futuro pare che aumenterà sul web la domanda di qualità e a vincere sarà chi avrà i contenuti migliori, più curati e approfonditi.
La regola però non cambia: chi ha – e avrà – il contenuto “più forte” vincerà. Per questo Netflix ma anche Amazon e Google stanno sempre più lavorando alla produzione di prodotti televisivi propri. Solo che i pezzi più pregiati di Netflix sono già stati venduti a Sky e Mediaset. Mai come questa volta vale quindi la regola d’oro: prima di comprarlo, controllate bene cosa contiene il pacchetto (tv). A volte la confezione brilla più del contenuto.