Con quattro Oscar «pesanti»
Il discorso del re conferma le previsioni ed esce da vincitore da questa ottantatreesima edizione degli Academy Awards. Non è stato un trionfo (le nomination erano ben 12) ma un bel successo sì: miglior film, miglior regia, miglior attore (lo straordinario Colin Firth) e miglior sceneggiatura originale. Gli altri concorrenti si sono dovuti in qualche modo accontentare, dividendosi gli altri premi: miglior attrice al
Cigno nero (Natalie Portman), i due non protagonisti a
The Fighter (Melissa Leo e Christian Bale), sceneggiatura non originale, montaggio e colonna sonora a
The Social Network, i premi tecnici a
Inception.
A uscire male è
Il grinta dei fratelli Coen: dieci nomination, nemmeno una statuetta. Ma ad uscire non proprio bene è stata anche la serata al Kodak Theatre: il ritmo e il montaggio della premiazione sono sempre molto professionali, ma c’è voluta la comparsata di Billy Crystal per trovare un po' di quella verve che né l’assolo «anti» Hugh Jackson della presentatrice Anne Hathaway né l’apparizione
en travesti dell’altro presentatore James Franco sono riusciti a offrire. Per non parlare dei saluti di ringraziamento, tutti molto «accademici» e scontati, se si esclude l’accenno politico del regista di
Inside Job Charles Ferguson, premiato per il miglior documentario e scandalizzato dal fatto che dopo tre anni dal crollo di Wall Street nessuno dei responsabili finanziari di quel disastro sia stato condannato (e nel suo documentario Ferguson dimostra che c’era molta materia per l’intervento della legge).
OMAGGIO A MONICELLICosì alla fine il momento più emozionante della serata è stato quello in cui, mentre Céline Dion cantava
Smiley, sullo schermo si ricordavano le personalità scomparse l’anno scorso, da Blake Edwards a Tony Curtis, da Arthur Penn a Chabrol e a Monicelli, ma non -curiosamente - Maria Schneider.