Il direttore di Rai Documentari, Fabrizio Zappi
Pprepariamoci a una vera “rivoluzione d’ottobre”: dal prossimo autunno i documentari tornano in prima serata sulle reti generaliste. Su Rai 1 il racconto di musicisti, personalità dello spettacolo e personalità eccellenti del nostro Paese; su Rai 2 una serie dedicata ai casi criminali che hanno lasciato un segno nella comunità per indagare le ragioni del male; su Rai 3 biografie e documentari sul costume e sulla società. È questa la nuova offerta di Rai Documentari che il neo direttore Fabrizio Zappi illustra ad Avvenire. «Alla base delle nostre proposte c’è la convinzione che il pubblico scelga le storie che lo aiutino a comprendere la realtà in cui vive, ma anche la consapevolezza che capire la contemporaneità significa spesso raccontare il recente passato da cui il presente è emerso, talvolta con un profilo inedito, non necessariamente rassicurante – spiega –. Per questo motivo una parte importante dell’offerta sarà dedicata alle storie nelle quali si è condensata la segreta identità degli italiani e dove si è sedimentato il loro sentire comune». Questa suddivisione di documentari per canale, è stata resa possibile dalla ristrutturazioni delle direzioni Rai non più per canali ma per per generi «che ci permette di lavorare sul palinsesto in maniera più centralizzata, coordinati dalla Direzione Distribuzione. La Rai così può meglio coordinare la linea editoriale per ogni canale» aggiunge il direttore di Rai Documentari. E se il genere documentario in Rai è sempre stato vissuto con una certa frammentazione, tre anni fa si era ricominciato a serrare le fila con la costituzione di Rai Documentari: ora è il momento di arricchire le produzioni. «In questi primi sette mesi di mandato ho scoperto che siamo un Paese di santi, poeti e documentaristi – aggiunge Zappi –. Ci sono un fermento ed un entusiasmo che non hanno pari in altri mondi produttivi, anche se si scontrano con il capitolo risorse. Le formule narrative son molto varie e artisti e autori oggi si interrogano su come raccontare la realtà, il passato e il presente con un linguaggio sempre più realistico».
Dunque vediamo le novità, a partire da Rai 1. «La sfida è quella di dimostrare che il documentario non si rivolge a una nicchia – aggiunge Zappi –. Ma l’esperienza internazionale ci dimostra che occorre raccontare grandi episodi reali con una modalità espressiva per una potenziale platea più vasta ed eterogenea. Rai 1 è la rete generalista per eccellenza, quindi avrà tematiche più larghe, storie emblematiche con al centro figure note». Si inizia il 20 settembre con Sofia!: in occasione del compleanno di Sofia Loren (nata nel 1934), un racconto che attraversa tutti gli aspetti della diva italiana per eccellenza, dall’infanzia durante la guerra a Napoli a Hollywood. Cinquant’anni di Pooh racconta il mezzo secolo della mitica band attraverso i social, mentre c’è grande attesa per I magnifici quattro della risata, previsto intorno a Natale, un documentario dedicato a Roberto Benigni, Carlo Verdone, Massimo Troisi e Francesco Nuti, realizzato con i materiali inediti dei backstage dei loro film. A gennaio arriva poi Gianni Agnelli, in arte l’avvocato. Rai 2 scalda i motori il 9 settembre con un documentario sull’Autodromo di Monza nel suo centenario, in vista del Gran Premio di Formula 1 dell’11 settembre. Poi, per 7 venerdì dal 10 settembre al 28 ottobre, si dedicherà al “true crime”. Una collana su episodi criminali che hanno suscitato grande clamore nell’opinione pubblica, dalla rivolta armata del 1987 a Porto Azzurro, sull’Isola d’Elba, a Le ultime parole del boss, documentario dedicato alla morte di Giuseppe Salvia, vicedirettore del carcere di Poggioreale, ucciso nel 1981 firmato da Antonio Mattone, scrittore e portavoce della Comunità di Sant’Egidio di Napoli. Preghiera per Willy è dedicato alla morte di Willy Monteiro Duarte, ragazzo di origini capoverdiane vittima di un violento pestaggio a Colleferro per il quale sono appena stati condannati all’ergastolo i due fratelli autori dell’omicidio; Unabomber, documentario sul terrorista che collocava ordigni esplosivi in prodotti in vendita in negozi e supermercati; Il mistero Moby Prince, dedicato al traghetto di linea Moby Prince che nel 1991 si schiantò contro la petroliera di Agip Abruzzo, causando 140 vittime.
«Il Parlamento ha appena chiuso i lavori della commissione d’inchiesta e noi il prezioso materiale lo attingiamo da lì – spiega Zappi –. L’ottica del genere crime è la sincerità dello sguardo, non la vivisezione del delitto, che spesso nasconde una qualche morbosità. Il crimine è il prologo per dare vita al racconto di un contesto sociale, è il motivo per scandagliare un’umanità ed un ambiente particolari» Su Rai 3 al via da dicembre a marzo una collana per tre mesi: «Il venerdì sera, in prima serata, proporremo temi eterogenei, riflessioni attraverso personaggi del nostro tempo a cavallo tra il secondo 900 e l’inizio del 2000. Andranno in onda Ora tocca a noi: storia di Pio La Torre di Walter Veltroni, sull’omicidio di Pio La Torre, segretario regionale del Pci in Sicilia, Le donne di Pasolini, dedicato alla madre Susanna Colussi, Laura Betti, Maria Callas e Oriana Fallaci, Dario Fo: 25 anni dal Nobel e Lotta Continua, documentario tratto dal libro I ragazzi che volevano fare la rivoluzione. Progetto particolare L’arte della felicità, la prima docuserie che racconta come gli italiani hanno vissuto la pandemia e le emozioni di questo ultimo periodo: l’amore per gli altri, l’angoscia per il futuro, la paura della malattia. «Sono stati intervistati scienziati, psicologi, filosofi e figure spirituali fra cui sacerdoti come don Gennaro Matino e monaci buddisti – anticipa il direttore –. Credo che gli aspetti spirituali non vadano dimenticati, anche la tv deve occuparsi di elementi che possono contribuire a sostenere l’individuo».
Zappi poi anticipa ad Avvenire due progetti speciali per il 2023: «Il primo, L’arte della guerra è il racconto della salvaguardia delle opere d’arte in Ucraina dopo l’invasione russa del 24 febbraio. Un gruppo di artisti ucraini si sta dedicando a salvare le opere d’arte ucraine in collaborazione con alcun musei italiani, col sostegno del Ministero della Cultura italiano. Seguiremo il viaggio delle opere d’arte dall’Ucraina all’Italia dove verranno restaurate e poi reinviate nel loro Paese». Il secondo progetto è Broken dream «dedicato all’impegno dell’ambasciatore Luca Attanasio ucciso in Congo, in aiuto ai più deboli, spinto anche da un forte sentimento religioso. Ripercorreremo la storia del suo grande aiuto all’Africa in Africa accompagnando il viaggio della moglie di Attanasio in Congo per raccontare gli obiettivi umanitari del marito». «Il documentario si sposa per sua natura col servizio pubblico. Serve ad aiutare il cittadino a rispecchiarsi e capire il proprio tempo. Le caratteristiche sono una narrativa di qualità, il rispetto della storia e degli eventi, senza uno sguardo morboso o compiaciuto, che rispetti anche i personaggi. E l’attenzione a non manipolare i fatti. Scelte tematiche appropriate e linguaggio appropriato: questo è servizio pubblico».