«Questo testo è l’espressione tipica della profonda confusione esistente tra la maggior parte degli omosessuali». Non fa sconti Michele Gastaldo, rappresentante dell’associazione Agapo (genitori e amici di persone omosessuali). «Il libro di Savarese - sostiene - pone tanti problemi, abbozza molte considerazioni, ma poi lascia tutto a metà, come se l’autore non avesse il coraggio o la capacità di andare fino in fondo».
Perché questo giudizio così impietoso?«L’autore comincia a interrogarsi ad alta voce sul rapporto con Dio e sulla natura dell’omosessualità, dice molte cose interessanti sulla peculiarità dell’omosessualità rispetto all’eterosessualità. Qualifica lui stesso come "incompleta" la sua condizione, parla anche di amore allo specchio. Finisce il paragrafo e conclude con una frase sola: "Certo, detto così è terribile"…».
Non è le pare un’autocritica fin troppo esplicita?«Ma no, con questa frase ha sepolto tutto il discorso sulla peculiarità ontologica sull’omosessualità. Ma la cosa più grave è che poi prosegue il suo ragionamento, come se questa riflessione autocritica non ci fosse stata, mette da parte il dubbio e si adegua alla vulgata Lgbt, dove l’emozione prende il posto dell’obiettività».
Non le piace neppure il suo dirsi credente?«Ma sì, il tono è sempre molto conciliante. Parla di tanti temi, dal gender ai diritti, dai preti alla tradizione cristiana, appunto. E spesso fa riaffiorare l’aspetto decisivo della differenza. Ma poi, come detto, questi ragionamenti restano senza conseguenza. Anche verso il magistero della Chiesa mi pare che, tutto sommato, esprima grande considerazione, ma alla fine si appiattisce sugli stereotipi della cultura dominante. Ragiona sulla criticità dell’utero in affitto ma alla fine racconta la sua esperienza, riferisce l’incontro con una coppia di omosessuali che hanno adottato tre figli, appunto grazie all’utero affitto. Così si commuove e ribalta tutta l’argomentazione precedente, cede al sentimento e non riesce più a vedere ciò che è buono e ciò che è cattivo».
Eppure quanto parla della famiglia con la presenza di un padre e di una padre, la descrive come "modello fortissimo e meraviglioso".«Descrive molto sì, ma non arriva mai a una conclusione, a una valutazione etica. Nel capitolo sulla singolarità degli omosessuali, sulle loro specificità, vede gli aspetti negativi, ma questo non lo induce a un ragionamento sulle difficili condizioni di vita della maggior parte degli omosessuali. Non so perché, manca sempre l’ultimo passo».