Un movimento verde per l’Amazzonia' è il titolo di Città Nuova del mese di aprile. E subito mi viene alla mente quando scesi da un piccolo aereo lungo l’immenso Rio delle Amazzoni. Di questo enorme passaggio d’acqua non si vede l’altra sponda e ciò incute il rispetto che si deve a chi non cede a nessuno la propria strada. Una macchina mi porta nella foresta che non ha pari nelle altre parti del mondo. Oscura, ricca non solo di enormi piante, ma con un sottobosco impossibile da attraversare tante sono le varietà di vegetazione che si intrecciano in un abbraccio fatale per la loro vita e la loro morte. Don Josè abitava lì, in mezzo a una breve spianata in una casa di mattoni scuri, talmente umida che gli abiti sacerdotali dovevano avere, nell’armadio dove erano appesi, una lampada sempre accesa per non essere aggrediti da una muffa verde. Sono un povero vescovo diceva, ridendo di se stesso. E povero lo era davvero e soprattutto solo in mezzo a una popolazione locale che viveva di farina di manioca e di qualche pesce. Un solo negozio in mezzo alla radura vendeva baccalà, filo da cucire, candele, qualche metro di stoffa e sandali di plastica. Niente altro serviva a chi aveva come casa una capanna di rami e di foglie, come via di comunicazione una strada sterrata che nelle ore notturne era anche passaggio di animali selvaggi. Don Josè con l’aiuto dei suoi amici italiani, aveva costruito una piccola chiesa e si preparava a portarvi la statua della Madonna in processione. La notte arriva presto nella foresta e quella sera la gente si era messa in fila, ma una pioggia sottile bagnava gli abiti e i capelli ricci dei bambini che non vedevano più dove camminare. Andammo di corsa al negozio a comperare tutte le candele che aveva. La foresta s’illuminò e la pioggia si fece d’argento. I bambini cantavano qualcosa che immaginavo un grido di aiuto per la loro povertà, ma era invece un canto di gloria al Signore. Ora don Josè ha trovato la via del paradiso e i suoi poveri sono rimasti soli. La casa e la chiesa, fasciate di umidità e di abbandono sono dei ricordi. Le 560 tribù dell’Amazzonia vedono la deforestazione abbattersi sulle loro terre per il calcolo commerciale di mercati occidentali, anche della nostra Europa, che acquistano legname tropicale pregiato. Ma noi, anche con una piccola voce facciamo in modo che la distruzione di un’altra delle ricchezze del nostro mondo trovi un moto di protesta che non si perda nel silenzio di tutti.
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