mercoledì 25 settembre 2024
Il Festival Francescano mette al centro i drammi delle guerre e quelli individuali che non trovano riconciliazione
Filippo da Verona, "San Francesco riceve le stigmate"

Filippo da Verona, "San Francesco riceve le stigmate" - Bologna, Collezioni Comunali d’Arte

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La schiena è una pennellata scura, un nero, quasi di atra notte, la schiena di Francesco mentre riceve le stimmate, le ferite. Filippo da Verona dipinge il santo. È in un bosco, che pur volendo apparire selvoso e pericoloso non cessa nel pennello del pittore abitato da strenue dolcezze venete, d’esser per così dire morbido. Come se in quella scena a cui assistono alcune figure e vede il santo al centro e dall’alto scendere raggi che lo feriscono, aleggiasse una certa tenerezza, una dolcezza d’amore. Perché le stimmate, va ricordato, non sono una punizione o una sventura, ma sono la partecipazione all’amato, prima ancora che una ferita. Una ferita d’amore, dunque. Ed ecco che a pochi passi da quel dipinto consegrato nel cuore di Bologna, le ferite divengono, per traslata lettura culturale più che mistica, protagoniste nell’anno delle stimmate della nuova edizione del festival francescano. E diventano tutte le ferite che accompagnano in vario modo la vita personale e sociale. E allora oltre alle visite guidate a quel quadro conservato e restaurato e Bologna, ecco sociologi, testimonianze, libri, vip della cultura mainstream omnipresenti, cantanti, cardinali, intrattenitori e genietti, una ricca e interessante trafila di appuntamenti dove le ferite diventano tema e occasione di riflessione e di racconto. Perché di certo siamo in un tempo ferito e di ferite, orride di guerra e di soprusi, e anche di ferite interiori che spesso non sanno dove come con chi rimarginarsi, dove come con chi trovare la dolcezza di una consolazione. E allora quelle stimmate che nelle mani di Francesco furono segno estremo del perfezionarsi d’amore divengono o meglio accolgono in se stesse milioni, miliardi di ferite evidenti e segrete, come se quelle ferite medesime cercassero rifugio o com-prensione, quasi volessero insomma consegnarsi e precipitare nelle ferite di Francesco, ferite d’amore, e non esser più solo essere ferite violente, ingiuste, depresse, solitarie, e infine disperate. E come se almeno queste nostre ferite che sono come occhi, i nostri occhi profondi, volessero guardare alle sue, a quelle del santo che provengono dall’Angelo, un Angelo dunque un annuncio. E l’annuncio dell’Angelo è: le ferite guardino all’amore per Gesù e dall’amore di Gesù siano guardate. Nello sguardo alla croce, sintesi d’amore e ponte per la resurrezione, quasi potente cavatappi dalla chiusa bottiglia del morire, nella croce dunque, prima mossa e ultima dell’animo ardente di Francesco, nel fissarla sta l’unica possibilità di vivere senza disperazione le inevitabili ferite della esistenza.

Così a Bologna, intorno al dipinto che risale a un’epoca a cavallo tra le prime due decadi del ‘500, intorno al dipinto aspro e dolce di Filippo da Verona, si troverà un popolo che non nega le ferite del vivere, e ne consegna la lettura a diverse voci e temi. Alla ex ministra Cartabia, ai temi della immigrazione, e ai cardinali Zuppi e Pizzaballa, o all’indagine del rapporto tra don Giussani e san Francesco, o ai nuovi responsabili di fraternità (come erano e sono i frati, “bro” direbbero i ragazzi oggi, gli amici del santo) come Davide Prosperi. E poi spettacoli e anche Cathy la Torre e la coppia Simone Cristicchi e don Gigi Verdi e l’altra coppia Magatti e Giaccardi o grandi filologi come Giuseppina Brunetti. E anch’io nel novero, a dare un piccolo contributo. Una piazza, dunque. Una cosa a metà tra i festival “soliti” e il ritrovarsi di una larga comunità di simili e diversi. Un esempio di come la vita di un santo remoto - in vista degli 800 anni dalla morte nel 2026- continua a movimentare dialoghi e discussioni, momenti di festa e di meditazione, sguardi e storie. E fan bene i promotori a unire un tesoro mistico come le stimmate, un mistero, alla vita corrente e ai suoi problemi, alle sue ferite. Come se in quel bosco, tra aspro delle stimmate, presenza dell’Angelo, dolcezze estreme, tra quelle figurine curiose potessimo entrarci tutti, non importa da dove e come ci arriviamo.

Quattro giorni “Attraverso ferite”

Si apre questa sera alle ore 20.30, con un dialogo online tra Paolo Benanti e il cardinale Matteo Maria Zuppi intitolato “Umanesimo digitale”, la 16ª edizione del Festival Francescano, in programma da domani a domenica a Bologna. “Attraverso ferite” è il titolo di quest’anno, ispirato agli 800 anni delle stimmate di Francesco. Oltre 100 gli eventi in programma; tra gli ospiti, il cardinale Pierbattista Pizzaballa che dialogherà con l’inviato di “Avvenire” Nello Scavo, Cathy La Torre, Davide Prosperi, Marta Cartabia, Marco Impagliazzo, il cardinale Jean-Marc Aveline, Chiara Giaccardi, Alberto Melloni, Alessandro Zaccuri, Stefania Andreoli, Francesco Patton. Davide Rondoni dialogherà con Antonio Ramina, rettore della Basilica di Sant’Antonio, sul suo libro Vivere il Cantico delle creature (Emp) venerdì alle 9.30 nella Cappella Farnese a Palazzo d’Accursio. Informazioni e programma su www.festivalfrancescano.it.

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