Nell’anno giubilare della Misericordia, ci siamo chiesti in che modo i nostri musei avrebbero potuto lanciare un segnale forte e chiaro di adesione all’iniziativa di papa Francesco. Ne abbiamo discusso a Palermo un anno fa, in una calda serata novembrina, tra coordinatori e membri del Consiglio direttivo di Amei riuniti in margine al nostro X convegno. In una sorta di improvvisato brainstorming, è venuta fuori l’idea dello scambio e lo slogan «Se scambio, cambio» che connota la quarta edizione delle Giornate dei Musei Ecclesiastici italiani, oggi e domani. Scambiare per cambiare non è solo un gioco di parole, può essere qualcosa di più. Scambiare significa stabilire una relazione: offro qualcosa che mi appartiene dichiarando la mia disponibilità a barattarlo con ciò che qualcun altro possiede.
È necessario trovare un punto di incontro perché lo scambio sia di reciproca soddisfazione, soprattutto quando a praticarlo sono soggetti che non si conoscono ma che, comunque, sono disponibili a mettersi in gioco, con fiducia. Il fatto stesso di accettare lo scambio costringe a porsi in relazione, in ascolto, in dialogo. E non è poco, perché si tratta di innescare un processo che produce cambiamento. I nostri musei hanno estremo bisogno di aprire le proprie porte per far entrare chi non li conosce o chi, in base ad un assurdo pregiudizio, li evita; allo stesso tempo, hanno bisogno di uscire dalle proprie porte per dialogare con altre realtà, ecclesiastiche ma non solo, sperimentando nuove forme di interazione.
Ma è soprattutto la nostra società, sempre più chiusa nelle proprie paure e indisponibile a confrontarsi con l’altro, che ha estremo bisogno di aprirsi, di accettare il cambiamento, ricalibrando il proprio sguardo, il proprio modo di porsi di fronte a un mondo che cambia velocemente. Così è stato lanciato un input ai musei che aderiscono ad Amei perché formulassero la loro ipotesi di scambio, diversa a seconda del contesto e delle singole disponibilità. Si è trattato di utilizzare la fantasia che, come scrive Bruno Munari, «è libera di pensare qualunque cosa, anche la più assurda, incredibile, impossibile», l’immaginazione, che «rende visibile ciò che la fantasia, l’invenzione e la creatività pensano » e il coraggio di sperimentare.
Gli scambi sono stati effettuati con altri musei ecclesiastici, ma anche con il Muse - Museo delle Scienze di Trento, con il Museo delle Culture nel Mondo di Genova, con il Museo di Cultura Ebraica di Pitigliano, con il Museo del Precinema di Padova, con il Museo Tattile di Catania, con l’Orto botanico delle Alpi Apuane, con il Museo del Costume e del Tessuto di Spoleto, per citarne solo alcuni. Si scambiano opere, direttori, laboratori, pubblici, letture, musiche, mostre, cibi, racconti, ricordi, tradizioni, giochi. Persino un mazzo di fiori.
A Palermo si scambiano reliquie: la Casa Museo Puglisi offre all’ordine dei Domenicani la cotta e la stola del Beato Giuseppe Puglisi in cambio delle reliquie di San Domenico di Guzman, custodite in un ostensorio del Settecento. Il Diocesano di Trento propone al Muse il dipinto di Tullio Garbari raffigurante che il Museo delle Scienze ha esposto nella sezione dedicata all’evoluzione; in cambio riceve un airone cinerino, uccello denso di simbologie cristologiche, utilizzato da Annamaria Gelmi per creare Leukos, un’installazione artistica che dialoga con un Flügelaltar (altare con le ali) del XVI secolo.
Il Museo Diocesano di Genova scambia una pianeta seicentesca, realizzata con un tessuto che evoca la produzione turca, con un flauto obliquo proveniente da Ney ( Turchia) del Museo delle Culture nel Mondo. Il Museo e Galleria San Fedele di Milano, nell’ambito della mostra Maria Lai. Sul filo del mistero, propone uno “scambio” tra passato e presente: le opere di una delle interpreti più intense della ricerca estetica contemporanea vengono messe in dialogo con gli antifonari settecenteschi dove, come su fili sottili, si inseguono le note dei tetragrammi. Kronos, il museo della cattedrale di Piacenza, propone uno scambio nel nome di Francesco con il Museo della Collegiata di Castell’Arquato e la Pinacoteca del Seminario di Bedonia. Altri musei propongono scambi di sguardi: quelli di chi vive in Italia ma proviene da altri paesi, altre culture, altre fedi. Sguardi inediti sulle opere esposte che contribuiscono a cambiare prospettiva sul patrimonio che custodiamo.
Il Museo diocesano “Mons. Aurelio Sorrentino” di Reggio Calabria, oltre allo scambio tra la cittadinanza e gli ospiti di alcune Case accoglienza migranti della città, propone la mostra fotografica Anime salve, di Marco Costantino, un reportage sullo sbarco di profughi sulle coste calabre. Una forma di scambio che tutti i musei condivideranno consiste in un’offerta alimentare: l’invito rivolto ai visitatori è quello di portare un pacco di pasta, una scatola di biscotti, un kg di zucchero o altro in cambio dell’ingresso gratuito o di un piccolo dono. I prodotti alimentari raccolti verranno destinati a un’organizzazione certificata (Caritas o altro) che si occuperà di destinarli.
*Presidente dell’Associazione Musei ecclesiastici Italiani La creazione di Eva,