sebastiano bongi toma
Un album diretto e potente e un tour nei club da tutto esaurito. Bentornato Motta, compositore, polistrumentista e cantautore indipendente tra punk e scrittura raffinata. Per lui, già leader dei Criminal Jokers, diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia e autore di colonne sonore per il cinema, la carriera da solista è iniziata col botto: tre album all'attivo, due dei quali premiati con la Targa Tenco come miglior Opera Prima nel 2016 per La fine dei vent'anni e come Miglior Album in assoluto nel 2018 con Vivere o morire.
Ma Francesco Motta, 37 anni, nato a Pisa da famiglia livornese e romano d’adozione, ha deciso di ripartire da zero al quarto lavoro discografico, La musica è finita (Sugar), che già dal titolo indica la nuova via. Un disco, prodotto da Tommaso Colliva, in cui con penna e voce graffiante racconta le inquietudini personali e quelle del nostro tempo, aggiungendo elettronica raffinata al sound punk e alle ballate. Travolgente anche il concerto con una band rinnovata nel tour che lo ha visto ieri sera a Bologna, per proseguire il 23 novembre a Pozzuoli e il 24 a Ciampino mentre la settimana prossima sarà ospite al Milano Music Week. Le due anime del disco, son rappresentate dalla protesta a voce alta di La musica è finita e dall’intima comprensione per le Anime perse, passando per la prima volta a collaborazioni eccellenti come Willie Peyote (Titoli di coda), Jeremiah Fraites, Ginevra e Giovanni Truppi nella delicata Alice (»Alice è mia sorella, la persona migliore che conosca» spiega Motta dal palco dedicandola alla sorella che è musicoterapista). Inoltre, in tutti i concerti sono presenti i volontari di Emergency,
Premi, riconoscimenti, eppure la necessità di azzerare tutto. Come mai?
Non rinnego niente di quello che ho fatto, anzi. Ma ad un certo punto ho avuto la sensazione di ripetermi. E allora metto un punto e riparto da ciò che per me è ragione di vita: la musica, che finisce e riparte, si trasforma ed evolve. Ho sempre fatto quello che mi piaceva, quindi non ho rimpianti.
Non è un caso che in tutti i concerti siano presenti i volontari di Emergency…
Li ho conosciuti e mi fa piacere aiutarli perché sarò sempre dalla parte di chi sostiene la diffusione di una cultura di pace. Come ha detto Gino Strada “Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra”.
Del resto, la sua posizione l'aveva già espressa nel 2019 con la sua partecipazione al Festival di Sanremo con il brano Dov'è l'Italia, grido verso un Paese poco umano specie verso i migranti.
E di certo da allora le cose non sono migliorate, ma avevo sbagliato target. Volevo farmi sentire, ma chi avrebbe dovuto ascoltare non l'ha fatto. A Sanremo tornerei, non potrebbe essere diverso per uno che come me scrive canzoni. Ma non so quando, o meglio quando sarà il momento.
Il brano La musica è finita sembra una specie di manifesto apocalittico dove “Regina peste / si è seduta a cena con il diavolo” mentre “Nell’era/ desacralizzata / Non serve più pregare / Gesù è senza via d’uscita / Cammina solo sopra il mare”. E’ così?
Sì, c'è bisogno di una filosofia, c'è bisogno di qualche cosa, anche di ritornare a credere in un certo tipo di valori. Bisogna cercare di non scappare da un periodo storico in cui va di moda non credere a niente, né a un certo tipo di pensiero né di socialità. E questa cosa mi spaventa tantissimo. L'importante è avere sempre voglia di cercare e di affrontare la vita. Il mio mestiere è anche fatto per cercare di porsi delle domande, pure senza trovare una via d'uscita, ma già il fatto di guardarsi intorno e dirsi cosa sta succedendo è importante. Quello che sta succedendo non mi piace e lo urlo.
Deriva anche dal fatto di venire da un tipo di famiglia dove la politica era importante?
E lo è tuttora. Come il fatto di credere in alcuni valori sociali che non vengono rispettati da nessun politico. Non è la prima volta che dico che ho sempre creduto nei valori di sinistra, anche se oggi è poco di moda dirlo. Il disincanto politico non deve rimanere là fermo, ma occorre una costante ricerca e continuare a credere in alcune idee.
Lei canta anche le Anime perse: in questo periodo post pandemia se ne vedono tante, soprattutto fra i giovani che non stanno più bene mentalmente.
Purtroppo se ne parla sempre troppo poco. Diciamo che mi fanno più paura le persone che sono esattamente uguali a prima, che non sono state scalfite in nessun modo in un momento in cui non potevi andare il cinema, non potevi andare ai concerti, non poteva abbracciare altre persone. È chiaro che la mia generazione e quelli più grandi di me hanno più armi per affrontare un certo tipo di problemi, rispetto ai ragazzi. Purtroppo lo vedo anche io e sono molto preoccupato
Ci sono anche delle canzoni più intime in cui si parla si sentimenti, di voglia di felicità, di amore come Scusa o Se non avessi avuto te.
Cambiano le paure, cambia il modo di identificarsi in certi problemi, però in questo disco c'è anche un grande amore verso se stessi, cosa a cui non avevo dato tanta importanza fino adesso. Non mi sono mai nascosto dall'intimità nei dischi, ma ora c'è un altro tipo di approccio magari meno autoreferenziale, tento di andare un po' più in là.
Merito anche di sua moglie, l’attrice Carolina Crescentini con cui è sposato dal 2019 e che canta anche nell’album, che lei spesso ringrazia per averle dato un nuovo equilibrio?
E’ come avere una band in casa, siamo un duo fortissimo.
A proposito, come mai per la prima volta ha inserito delle collaborazioni nel disco?
Non sono tipo da featuting. Oggi le collaborazioni vanno molto di moda e finora me ne ero tenuto lontano, perché quando tutti vanno in una direzione, io vado nell'altra. Stavolta l'ho fatto perché si tratta di colleghi che stimo e con i quali c'è comunione d'intenti. Ma non mi vedrete mai fare un brano trap. Io penso, per come ho fatto questo mestiere, che debba essere preso seriamente a livello di studio e di disciplina.
Come compositore per il cinema a cosa sta lavorando?
Quest’anno ho scritto le colonne sonore per due film, The cage – Nella gabbia di Massimiliano Zanin e Non riattaccare di Manfredi Lucibello. Comporre per il cinema mi piace moltissimo e cmi permette di fare una ricerca che a volte nei miei dischi non posso fare perché sono legato ai testi che scrivo io. Mentre nella musica da film è come comporre per un testo che ha scritto un'altra persona ed è una cosa divertente.