È morto Vincenzo Cerami. Lo scrittore, sceneggiatore e drammaturgo italiano, candidato all'Oscar nel 1999 per “La vita è bella” con Roberto Benigni. Cerami, 72 anni, era malato da tempo. Nato nella capitale da genitori siciliani; allievo, alla scuola media, di Pier Paolo Pasolini ha sempre considerato questo incontro determinante per le sue scelte successive. Nel 1976 pubblica il suo primo romanzo "Un borghese piccolo piccolo" che avrà una fortunata trasposizione cinematografica con la regia di Mario Monicelli e la presenza nel cast di Alberto Sordi. Pasoliniano per vocazione ed erede del poeta di Casarsa quasi per forza, morto oggi dopo una lunga malattia, era nato a Roma il 2 novembre del 1940. Scherzava spesso sul suo compleanno ("più sfigato di così!") e su una romanità che gli aveva intriso la parlata e il pensiero, anche se i genitori erano siciliani immigrati. Ma la scuola dell'obbligo in periferia, la scuola della vita sui campetti da rugby alle porte di Roma lo avevano segnato per sempre, così come l'incontro con un maestro come Pier Paolo Pasolini. Cerami lo ritrova poco dopo i vent'anni quando bussa alla porta del cinema e il regista di “Accattone” lo prende come assistente ad appena 25 anni, per “Comizi d'amore”. Il futuro scrittore e sceneggiatore aveva scommesso su una carriera da sportivo, ma un incidente durante una partita di rugby lo aveva spedito dritto ai libri e allo studio. Entra nel gruppo degli sceneggiatori novizi provandosi coi generi (specie il western), pedinando Pasolini sui set di “Uccellacci e uccellini” e “La terra vista dalla luna”. La carriera però fatica a ingranare e dieci anni dopo, nel '76, Cerami affida a un romanzo le sue ambizioni: è “Un borghese piccolo piccolo” che quasi subito Mario Monicelli trasforma in film convincendo Alberto Sordi a interpretare l'ambiguo e fragile protagonista. Il successo sia in libreria che sullo schermo è inatteso quanto spettacolare. Da un giorno all'altro Vincenzo si vede aprire le porte del salotto buono di Cinecittà. Si impone prepotente il talento affabulatorio di Cerami, la sua pignola capacità di pedinare la realtà e la sua vena inventiva, ai confini del surreale. A lui si rivolgono adesso l'amico di sempre Sergio Citti (per cui inventerà "Casotto" e "Il minestrone"), Gianni Amelio, Valentino Orsini, Giuseppe Bertolucci. Sono i primi anni '80, in cui il cinema italiano riscopre la cronaca. La svolta è datata però 1988 quando Cerami incontra Roberto Benigni per “Piccolo diavolo”. Lo sceneggiatore si è già fatto le ossa con la commedia a fianco di Francesco Nuti per cui ha scritto “Tutta colpa del paradiso” e “Stregati”. Il comico toscano è già stato regista di se stesso con successo. Ma in coppia i due fanno faville: lo sceneggiatore offre storie di ampio respiro e di spessore inventivo; l'attore-regista ci mette l'estro dell'improvvisazione visionaria e la contagiosa simpatia. Il sodalizio con Benigni non si interromperà più fino all'apoteosi de “La vita è bella” (1997) e oltre. In tutto firmeranno insieme sette film e fino all'ultimo giorno hanno immaginato una nuova favola da scrivere a quattro mani. Anche il sodalizio con Nicola Piovani (che porterà Cerami in scena con “Il signor Novecento” e “Romanzo musicale” è idealmente legato a Benigni che trascinò entrambi al trionfo internazionale con “La vita è bella”. Nell'ultima decade ha scritto anche tre film per Antonio Albanese, mentre con Giovanni Veronesi detta nel 2005 le regole del “Manuale d'amore”. Nel 2010 regala al figlio Matteo il piacere della prima regia con “Tutti al mare”, mentre all'inizio del 2013 è andato in onda sulla Rai il suo “Solo me ne vo”, pensato per Mariangela Melato.Nell'ultimo periodo Cerami ha raccontato la sua passione per il cinema anche dalle pagine del giornale: dopo tanti elzeviri per Il Messaggero ha accettato la 'cattedra ' di critica cinematografica del Domenicale del Sole 24 Ore. Impegnato nella politica culturale della sinistra, polemista nel segno di Pasolini, finalista all'Oscar con la sceneggiatura de “La vita è bella”, David di Donatello alla carriera nel 2013, commendatore della Repubblica e Benemerito della Cultura e dell'Arte per volontà di Ciampi, nella vita privata era un uomo schivo e timido che si celava sotto la maschera del gaudente e dell'estroverso. «A Pasolini devo tutto - disse una volta - e senza di lui non avrei mai saputo guardare il mondo con pietà e severità insieme. Ma di Pier Paolo mi mancherà sempre il dono inestimabile di vedere la vita come una grande poesia collettiva».
Vincenzo Cerami "mi ha insegnato
come si fa a far battere il cuore alla gente. Che bellezza
essergli stato amico. Che regalo!". È il ricordo, commosso, di
Roberto Benigni, legato da un lungo sodalizio allo sceneggiatore
scomparso oggi, con il quale tra l'altro ha firmato La vita è
bella."Aver conosciuto Vincenzo Cerami -
dice Benigni - è stato un regalo che qualcuno mi ha fatto e non
so chi sia. A volte ringraziavo a caso, un regalo grande. Come
mi piaceva stare insieme a lui! Gli ho voluto un bene che non
c'è verso dirlo. Scrittore, rugbista, sceneggiatore, ballerino
di twist imbattibile, poeta. Mi ha insegnato come si fa a far
battere il cuore alla gente. Che bellezza essergli stato amico.
Che regalo! Grazie Vincenzo, per te il mio più bel sorriso".