PARIGI Nel 1973, acquisì grande notorietà curando l’uscita a Parigi, in prima mondiale, di Arcipelago Gulag, che il suo grande amico Aleksandr Solženicyn gli aveva affidato a distanza nel più gran segreto. Ma Nikita Struve, appena scomparso all’età di 85 anni a Parigi, è rimasto sempre un intellettuale riservato, nonostante un impressionante percorso cominciato negli anni ’50, all’insegna di un impegno eclettico speso fra saggi memorabili, editoria, direzione di riviste, una brillante carriera universitaria da slavista e una costante testimonianza spirituale come figura di punta dell’Ortodossia in Occidente. Discendente di una dinastia di scienziati tedeschi entrati al servizio della Russia, la famiglia di Struve aveva scelto dopo la Rivoluzione di riparare a Parigi, divenuta poi l’osservatorio costante del saggista-editore verso la grande nazione delle proprie origine, di cui avrebbe calcato il suolo solo a 60 anni. Da giovane editore, Struve curò gli scritti del celebre filosofo cristiano esistenzialista Nikolaj Berdjaev (giunto a Parigi da dissidente negli anni Venti). Come saggista, pubblicò invece già nel 1963 I cristiani nell’Urss, opera penetrante tradotta in molte lingue e uscita in Italia due anni dopo per Borla. Fervente difensore della cultura russa, ma senza mai farsi illusioni sull’universo sovietico, Struve accetterà con entusiasmo interiore e coraggio negli anni Settanta la delicata missione affidatagli da Solženicyn (già premio Nobel nel 1970), che sarà espulso dall’Urss poche settimane dopo l’uscita a Parigi, la vigilia del Natale 1973, di Arcipelago Gulag. Come credente dalle profonde convinzioni ecumeniche, Struve è stato pure un membro di spicco del Movimento cristiano degli universitari russi e del Consiglio dell’Arcivescovado delle Chiese russe in Europa occidentale, poste sotto la giurisdizione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. © RIPRODUZIONE RISERVATA Editore coraggioso, scrittore, intellettuale, è stato anche una figura importante dell’Ortodossia in Occidente Nikita Struve