martedì 24 settembre 2013
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Se ne è andato, all’età di novant’anni, uno degli scrittori più significativi della letteratura sudamericana del Novecento, Álvaro Mutis, colombiano come Gabriel García Márquez del quale è sempre stato molto amico. Mutis era nato a Bogotà il 25 agosto 1923, ma aveva trascorso la sua infanzia a Bruxelles, dove suo padre era inviato come diplomatico. La sua infanzia era trascorsa quindi in Europa, tra il Belgio e la Francia, e, in Colombia, per le vacanze. I lunghi viaggi in nave, la traversata dell’Atlantico e poi del canale di Panama, e il percorso lungo il Pacifico fino al porto colombiano di Buenaventura si trasformeranno in memorie mai dimenticate e in materiale letterario per i suoi romanzi. Nel 1948 pubblica le prime poesie e nel 1953 il primo romanzo, in cui è già presente Maqroll il Gabbiere.Nel 1956, accusato di peculato e per sfuggire alla minaccia del carcere, Mutis si trasferisce a Città del Messico, dove da allora risiederà fino alla morte. Qui incontra amici colombiani di vecchia data, in particolare il pittore Fernando Botero, conosce e stabilisce una duratura amicizia con Octavio Paz, Carlos Fuentes e Luis Buñuel. La sua opera ha ricevuto ampi riconoscimenti sia in Sudamerica, sia in Europa che in Italia (il Premio Nonino e il Grinzane Cavour). Nel nostro Paese Mutis è stato scoperto con un certo ritardo, negli anni Novanta, quando prima Adelphi e poi Einaudi iniziano a tradurre le sue opere più importanti, soprattutto il ciclo che ha per protagonista Maqroll il Gabbiere, marinaio sempre alla fine di un viaggio, perdente sedotto dal gioco cui non sa rinunciare, avventuriero dalla dubbia moralità, uomo dai pochi amici, sempre diretto verso «regioni dell’anima per lui ancora sconosciute e la cui scoperta lo ha segnato per il resto della vita». Tra i libri che lo vedono protagonista segnaliamo La neve dell’Ammiraglio, Un bel morir, i racconti delle Storie della disperanza e il Trittico di mare e di terra.

Va segnalato anche Abdul Bashur, sognatore di navi, che ha per protagonista l’alter ego e inseparabile amico di Maqroll, eroe e antieroe di quasi tutta l’opera di Mutis. In questo romanzo lo scrittore lo fa diventare il personaggio principale, raccontando le sue passioni e i suoi estri: la fantasia, l’intraprendenza, il coraggio, il gusto per la provocazione, l’astuzia. Eroe di una coerenza inalterabile, giocherà l’ultima sfida inseguendo il miraggio della nave perfetta, il cargo ideale, il sogno di tutta una vita, perché lui è innanzitutto un «sognatore di navi», e il tema centrale è questa ricerca inesausta del suo oggetto del desiderio, che appare all’orizzonte, ma sempre un po’ oltre il punto in cui ci si trova, al di là dell’appuntamento inevitabile e necessario. In questi ultimi anni così Álvaro Mutis è diventato un "autore di culto" nel nostro Paese, grazie anche all’incontro con un "mito" della nostra musica, Fabrizio De André, in occasione del film tratto da Sergio Cabrera, da un romanzo di Mutis, Ilona arriva con la pioggia, il cui protagonista è sempre Maqroll ormai alla fine del viaggio. La nave che lo porta a Panama viene sequestrata dalle banche creditrici e lui, obbligato ad abbandonare i riti del mare, diviene una sorta di relitto sulla terraferma, incapace di orientarsi fra le insidie di una libertà che non riesce a gestire. Fino a quando, con le piogge del Tropico, arriva Ilona Grabowska, triestina, amica e amante sempre perduta e sempre ritrovata lungo le vie e i labirinti del mondo. Nella colonna sonora del film De André canta la traduzione in spagnolo di una canzone, Smisurata preghiera, che inserirà, nella versione in italiano, nel suo ultimo album, Anime salve, scritta dal cantautore genovese utilizzando alcuni versi di Mutis, un’operazione unica nel suo genere, perché non si è trattato solo di musicare una poesia, ma di entrare nel mondo vivo dello scrittore-poeta, per reinterpretarlo in un’ottica personalissima. Il cantautore e lo scrittore si incontrano alla prima del film e ne nasce un’amicizia e una profonda stima reciproca. Al punto che, nel 1999, Mutis disse: «Soltanto un uomo con una grande anima avrebbe potuto scrivere una cosa così, una preghiera davvero smisurata. L’eleganza, la forza, la grazia di quei versi, vestiti di una musica come di sogno, non potevano che provenire dalla mente e dal cuore di un artista immenso. Dubitai che forse dovevo essere io, tra i due, quello lusingato di aver incontrato l’altro». Nell’opera di Mutis è centrale il tema della morte e della “disperanza”, carattere fondamentale che rende Maqroll quell’eroe moderno e contemporaneo che in effetti è. Il traduttore della raccolta di poesie, Summa di Maqroll il gabbiere, edita da Einaudi, Fabio Rodríguez Amaya, nella postfazione sottolinea: «Comprendere o assumere la morte come elemento di coesistenza con la vita getta le basi per la poetica della disperanza, in cui l’uomo in agonia di fronte alla propria finitudine, alla catastrofe di eventi inaspettati, al dolore cosmico e al lento sgretolarsi delle forme di vita, non reagisce solo con il titanismo letterario della dignità ma prosegue al timone della propria nave, vaticinando un imminente naufragio», consolato solo da quella “smisurata preghiera” che vi ha trovato De André.

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