La camera ardente per il maestro Claudio Abbado è stata allestita a Bologna presso la basilica di Santo Stefano a partire dalle ore 14 di martedì fino alle ore 24 di mercoledì. È quanto comunica la segreteria del senatore a vita scomparso lunedì mattina nella sua abitazione del capoluogo emiliano. La famiglia chiede, nel rispetto del pensiero di Abbado, di non inviare fiori e necrologi, ma di esprimere il proprio ricordo con donazioni al Centro di ematologia oncologia pediatrica di Bologna.Da settembre la
malattia con la quale combatteva da anni lo aveva costretto ad annullare tutti
i concerti in programma con la sua Orchestra Mozart tanto che la formazione
bolognese pochi giorni fa aveva annunciato la cessazione delle attività: senza
la bacchetta carismatica del suo fondatore non aveva più senso fare musica.
Proprio a Bologna, dove aveva scelto di abitare, stamattina è morto Claudio
Abbado. Il direttore d’orchestra si è spento per le conseguenze del tumore che
lo aveva colpito e che il musicista, nato a Milano il 26 giugno del 1933, non
aveva mai nascosto. Non aveva mai rinunciato al podio in questi anni: impegni
diradati per riposarsi – e Abbado trascorreva l’inverno nel Venezuela di
Chavez, dove si dedicava ai ragazzi salvati da un futuro di incertezze con la
musica dal Sistema Abreu – ma energie sempre dedicate alla musica. E al suo
impegno civile. Nato negli anni di formazione giovanile al Conservatorio di
Milano e messo in atto negli anni della sua direzione musicale al Teatro alla
Scala (guidato dal 1968 al 1986) quando con gli amici Maurizio Pollini, Luciano
Berio e Luigi Nono portava la musica nelle fabbriche tra gli operai. Impegno
che lo scorso 30 agosto aveva visto il Capo dello Stato Napolitano nominarlo
Senatore a vita, carica per la quale Abbado aveva rinunciato allo stipendio
devolvendolo alla Scuola di musica di Fiesole. Attenzione ai giovani che è
sempre stata tra le priorità di Abbado che diede l’addio polemicamente a Milano
nel 1986: un esilio lungo 26 anni terminato il 30 ottobre 2012 quando Abbado è
tornato sul podio del suo teatro per un concerto che lo ha visto chiedere come
cachet 90 mila alberi da piantare in città. La storica rivalità con Riccardo
Muti, che il direttore liquidava con un sorriso e con «siamo amici sono solo
invenzioni della stampa», il sodalizio con i Berliner philharmoniker guidati
dal 1989 al 2002 che lo ha visto primo direttore non tedesco guidare la
formazione, le molte orchestre fondate dalla Mahler chamber orchestra alla
Lucerne festival orchestra sino alla Mozart, l’attenzione alla musica del
Novecento. Tutte caretteristiche che hanno fatto di Abbado uno dei più grandi
direttori di sempre. Il più grande per i molti fan che lo hanno sempre seguito
in tutto il mondo nelle sue avventure musicali. Oggi il loro sito è listato a
lutto. In molti piangono Abbado. I melomani e gli amici di sempre, primo fra
tutti Roberto Benigni, più volte al fianco dl direttore
come voce del
Pierino e il lupo di
Prokof’ev. Amico al punto che Abbado si mascherò da beduino e recitò, nascosto
tra le comparse, ne
La tigre e la neve
del regista toscano.