Nostra Signora di Montserrat
“Questa statuetta lignea – spiega padre Josep Maria
Fossas, abate del monastero benedettino che custodisce l’effigie – è stata
intagliata attorno al 1170. Ma, nella montagna di Montserrat, la presenza di
una cappella dedicata alla Madonna è documentata fin dall’888 dopo Cristo”. Lì,
la fede s’intreccia con oltre mille anni di storia. E impregna migliaia di
voci, volti, cuori spezzati, anime in cerca di pace. “Ancor oggi i pellegrini
partecipano alle celebrazioni liturgiche della nostra comunità, e omaggiano la
Vergine con un bacio o una soave carezza sulla mano”. Ma “un’altra espressione
forte della fede popolare – aggiunge il "padre" dei monaci catalani –
è il canto del "Virolai", l’inno della Madonna di Montserrat”. Pure
quelle note risuonano da un millennio, e non solo
loro.
L’abbazia benedettina sublacense di Montserrat
Già. Perché davanti alla "Moreneta", nel Medio
Evo la preghiera diventava esperienza totalizzante. La sola mente non bastava
più, e nemmeno la parola: l’incontro con la Madre si abbandonava al canto, alla
musica suonata, perfino alla danza. Nasceva ai piedi della Vergine uno
straordinario repertorio: divenuto manoscritto nel XIV secolo, rilegato in copertina
rossa cinque secoli più tardi.
Il “Llibre Vermell de Montserrat”
Oggi il “Llibre Vermell de Montserrat” sopravvive in 137
delle sue originali 172 pagine, e accanto a preziose “istruzioni per l’uso”
(tra le tante, parafrasando dal latino: è permesso cantare e danzare in chiesa,
anche di notte, ma senza disturbare chi si attarda in preghiera o in devote
contemplazioni) tramanda tre canoni, due composizioni polifoniche e cinque
danze in latino, catalano e occitano. Quegli stessi brani che rivivranno sabato
21 maggio a Cremona (ore 21, chiesa di San Marcellino), incastonati nel Monteverdi
Festival dalla Capella Reial de Catalunya. Sì, l’intuizione di Giordi Savall:
uno tra i maggiori violisti viventi, il "padre" dell’ensemble.
La Capella Reial de Catalunya
“Quando ho scoperto il Llibre Vermell? Attorno al 1975”,
racconta ad Avvenire. Un incontro casuale ma non più di tanto. “Ogni estate,
trascorrevo con la mia famiglia quindici giorni andavo al monastero: ricordo la
frescura del luogo e delle bellissime passeggiate”. Immaginiamoci il talentuoso
musicista in formazione, allora poco più che trentenne: poteva forse rimanere
insensibile a quelle melodie, interpretate da circa un millennio? E’ vero:
allora ne aveva sentite poche, perchè la maggior parte “non viene più eseguita
in santuario”. Ma, ora che l’intero "Llibre" rivive nel mondo grazie
a lui, il fondatore della "Capella Reial" non ha dubbi: “Per quel
tempo, si tratta di una raccolta straordinaria. I brani manifestano
un’emozionante purezza e una calorosissima spiritualità, quasi sembrano una
ninna nanna...”. E poi, il loro significato: “Insegnavano a coltivare la gioia
spirituale, la gioia dei pellegrini, la gioia provata da chi sapeva di
camminare verso Dio”.
Giordi Savall
Così, anche a Cremona, i cantori entreranno e usciranno
di scena in processione, al respiro di una monodia gregoriana che poi diventerà
canone. Una particolarità pressochè unica. Non solo. “Tutto il concerto -
avverte il direttore - sarà come una celebrazione liturgica”: la preghiera in
musica fluirà senza interruzioni, spesso cadenzata pure dal suono di piccole
campane.
Video. La “Capella Reial de Catalunya” interpreta il
“Llibre Vermell di Montserrat”
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Nella città del Torrazzo illuminerà una sola sera, questa
fascinosa lode alla "Moreneta". E un paio di settimane fa era
accaduto lo stesso a Milano, nella chiesa di Sant’Antonio Abate. Ora, non sono
previste altre repliche. Ma c’è un luogo, in Italia, che pur senza la ricchezza
del "Llibre Vermell" si affida a Nostra Signora di Montserrat da
almeno seicento anni: è la terra di Alghero, avamposto occidentale in provincia
di Sassari. Il campanile della cattedrale di Alghero (Gianni Saiu)
“Nel 1354 - spiega il referente del progetto culturale
della Chiesa italiana per la diocesi sarda, Tonino Baldino – la città passò
sotto la dominazione del regno di Aragona. E da quel momento rimase spagnola
fino al 1720, quando divenne un possesso sabaudo”. Naturale: furono gli
aragonesi a importar lì il culto della “loro” Vergine. E come “ancor oggi
Alghero è un’isola linguistica catalano–parlante - ricorda il docente di scuola
superiore in pensione, ora a capo del locale Centro studi & politica "Giuseppe
Toniolo" -, così i suoi abitanti continuano ad affidarsi alla Madonna di
Montserrat”. Che poi è anche la "loro" Madonna, intronizzata in una
cappella della Cattedrale e nel principale santuario mariano della diocesi,
Nostra Signora di Valverde.
La “Moreneta” nella cattedrale di Alghero (Gianni Saiu)
Due statue, due storie (recenti). Ed é ancora Baldino a
raccontarle. “Terminata la dominazione spagnola - questa la premessa - i
rapporti tra le due terre si erano pressochè dissolti”. Ma negli anni Cinquanta
accadde qualcosa d’inaspettato. “Durante la dittatura franchista -
ricostruisce il docente in pensione - in Spagna era vietato parlare in
catalano”. Fu allora che qualcuno, in quella regione, si ricordó dei
"germans de l’Alguer", i fratelli di Alghero, i compagni di lingua.
Presto fu organizzata una crociera, e lo sbarco in terra sarda segnò l’inizio
di una grande festa. Era il "retrobament", il reincontro. Era
l’agosto del 1960.
Il “retrobament”: l’accoglienza ai catalani
nell’imminenza dello sbarco (cortesia Tonino Baldino)
La statuetta della “Moreneta” arrivó in
quell’occasione: i catalani la donarono agli algheresi, e subito fu collocata
in Cattedrale. Dinanzi a quella Vergine, i due popoli s’inginocchiarono
insieme. E davvero si riconobbero fratelli innanzi all’unica madre. Quarantadue
anni dopo, la visita fu ufficialmente restituita.“Durante un nostro
pellegrinaggio a Montserrat - ricorda il presidente del "Toniolo"-,
portammo in abbazia l’effige di Nostra Signora di Valverde. Allora i
monaci ricambiarono con una seconda copia della Madonna Nera, che al ritorno
venne intronizzata nel nostro santuario campestre”.
Nostra Signora di
Montserrat in processione verso la cattedrale di Alghero (cortesia Tonino Baldino)
Altro evento solenne, quello del 2012 ad Alghero: per la
traslazione della "Moreneta" - che in cattedrale fu collocata
nell’attuale cappella gotica a lei dedicata - a concelebrare con il vescovo
Mauro Morfino arrivò l’abate di Montserrat, Josep María Soler. Momenti forti e
unici, questi. Eppure, momenti che rivivono ogni giorno nella fraterna
preghiera dei due popoli. Dinanzi all’antichissima statua catalana, una delle
lampade votive esprime la devozione di Alghero. E la sua comunità, ogni anno,
vi offre l’olio per la fiamma quotidiana. Risuonerà anche ad Alghero, prima o
poi, il “Llibre Vermell” della Moreneta? Per Baldino, sarebbe “una prospettiva
molto interessante”.