«Credo che la Chiesa debba rendere grazie a Dio per questo libro storico, per quest’opera cerniera tra due epoche, che inaugura una nuova era dell’esegesi teologica». Non usa mezzi termini il cardinale Marc Ouellet per valorizzare il secondo volume del
Gesù di Nazaret scritto da Benedetto XVI. Lo fa di fronte a una sala stampa vaticana strapiena come avviene nelle grandi occasioni, con in prima fila un paio di cardinali e monsignor Georg Gänswein, segretario particolare del Papa. «Questo libro – sottolinea il prefetto della Congregazione per i vescovi – avrà un effetto liberatorio per stimolare l’amore della Sacra Scrittura, per incoraggiare la lectio divina e per aiutare i preti a predicare la Parola di Dio». Alla presentazione dell’atteso libro del pontefice, moderata da padre Federico Lombardi, partecipano anche il professore e scrittore Claudio Magris e il direttore della Libreria editrice vaticana, che pubblica il volume, don Giuseppe Costa. Magris parla di testo «importante e interessante» per tutti, anche i non credenti, scritto da uno «studioso che si mette sullo stesso piano degli altri studiosi, come un fratello maggiore e simpatico». Il germanista triestino commenta che «se il Papa ci avesse rivelato cose lontane da noi, non ci potrebbe interessare, se il Cristo del giardino degli ulivi fosse stato un eroe, un superuomo, avrei poco da chiedergli, lo sentirei lontano, potrei tutt’al più ammirarlo». Invece, Gesù che vince l’angoscia non per «miracolo» ma per sua propria forza e volontà, «può aiutare ciascuno di noi, anche chi affronta difficoltà non epocali». Magris cita Rahner, distingue un «un relativismo buono, correttivo del fondamentalismo», da quello «infame per cui anche l’opinione di chi ammette la violenza è sullo stesso piano», e più volte si rivolge al cardinale Achille Silvestrini, anche lui in prima fila, ricordando la telefonata in cui l’ha spronato a partecipare alla presentazione. Per il cardinale Ouellet il proposito del Papa «è quello di "trovare il Gesù reale", non il "Gesù storico" proprio del filone dominante dell’esegesi critica, ma il "Gesù dei Vangeli" ascoltato in comunione con i discepoli di Gesù d’ogni tempo, e così "giungere anche alla certezza della figura veramente storica di Gesù"». In particolare il porporato approfondisce cinque questioni affrontate dal libro. Innanzitutto il «fondamento storico del cristianesimo», manifestato anche dal fatto che «il legame del cristianesimo con l’ebraismo appare rafforzato da questa esegesi che si radica nella storia di Israele ripresa nel suo orientamento verso il Cristo». Poi la «natura esclusivamente religiosa» del «messianismo di Gesù». Quindi «il senso della redenzione e il posto che vi deve o meno occupare l’espiazione dei peccati», con la dimostrazione di come «la misericordia e la giustizia vadano di pari passo nel quadro dell’Alleanza voluta da Dio». Poi la questione del «Sacerdozio di Cristo» con Benedetto XVI che «corregge» l’interpretazione di chi considera «la figura di Gesù come del tutto estranea e senza alcun rapporto con il sacerdozio». E infine il nodo della «risurrezione», con il Papa che «insorge contro le elucubrazioni esegetiche che dichiarano compatibili l’annuncio della risurrezione di Cristo e la permanenza del suo cadavere nel sepolcro». Per Ouellet la seconda parte del Gesù di Nazaret è un’opera con «un grande invito al dialogo su ciò che è essenziale del cristianesimo». Al dialogo «all’interno della Chiesa». Al «dialogo con le altre confessioni cristiane». Al «dialogo con gli Ebrei il cui coinvolgimento storico in quanto popolo nella condanna a morte di Gesù viene una volta di più escluso». Al «dialogo infine con altre tradizioni religiose sul senso di Dio e dell’uomo che emana dalla figura di Gesù, così propizia alla pace e all’unità del genere umano». Don Costa, da parte sua, ha ringraziato, tra gli altri, monsignor Gänswein per il suo ruolo di «ponte incoraggiante» con l’autore. Ha ribadito che la tiratura complessiva per le sette edizioni da ieri nelle librerie di tutto il mondo è di un milione e duecentomila copie (trecentomila in Italia). E ha svelato i diritti d’autore spettanti al Papa sono destinati per la metà alla neonata "Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI" e per il resto a opere di carità.